L’addio di Alcoa spiazza la Regione
Il governatore: «Un annuncio che crea confusione». In campo anche il governo, sindacati pronti a scendere in piazza
PORTOVESME. I lavoratori e i sindacati hanno risposto con un no pieno di rabbia alla decisione di Alcoa di smantellare gli impianti di Portovesme per lasciare spazio ad altre opportunità di sviluppo. Ma le reazioni contrarie alla decisione della multinazionale americana arrivano anche dalla Regione. «L'annuncio di Alcoa in questo momento è ritenuto inopportuno e rischia di creare confusione e turbamento». La trattativa tra il Governo nazionale e la multinazionale svizzera Glencore dura da due anni. È stata difficile, ha richiesto del tempo per creare le condizioni appetibili della fabbrica, e proprio nel momento in cui l'accordo oramai pare quasi giunto al termine, dai vertici Alcoa arriva l'annuncio per dismettere gli impianti. «La presidenza della Regione lo coglie come un invito a chiudere in fretta e positivamente la vertenza. Per questo si è lavorato e si continua a lavorare anche in queste ore», si legge nel comunicato della Regione. E anche il ministero dello Sviluppo economico ha definito «inopportuno» l'annuncio della multinazionale.
Incontro il 5 settembre. Insomma mentre Alcoa ha scritto di aver constatato l'impossibilità di trovare un acquirente, il governo e la Regione parlano di Glencore ancora interessata a rilevare lo stabilimento di alluminio di Portovesme e ancora al tavolo delle trattative. Il 5 settembre il ministero dello Sviluppo economico incontrerà Cgil, Cisl, Uil , Cub , Rsu Alcoa e i delegati delle ditte d'appalto per comunicare l'esito della trattativa tra governo e Glencore. La multinazionale svizzera viene considerata dai rappresentanti dei lavoratori come solida, una delle più grandi aziende mondiali specializzata nel commercio delle materie prime, già titolare, nel nucleo industriale, della Portovesme srl, che produce piombo e zinco. Un motivo per il quale il governo inisieme alla Regione ha cercato di trovare un accordo con Glencore.
Le reazioni della politica. Tra le polemiche suscitate dall'annuncio della Alcoa c'è quella del senatore di Sel Luciano Uras: «Il Sulcis-Iglesiente è da troppo tempo piegato in una crisi sociale, occupazionale ed economica insostenibile. Non appare in questo senso neppure appena sufficiente a intaccare la profondità della crisi il cosiddetto Piano Sulcis. Abbiamo bisogno di un'azione forte e coerente della Regione e più rispetto da Roma». «Fingere che le vertenze industriali non esistano non è una soluzione – ha agigunto Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale –. Tutto ciò avviene dopo due anni e mezzo di assenza del governo regionale su tutti i fronti dell'industria, dall'alluminio, alla chimica, al progetto per la chimica verde. Un'inconsistenza dimostrata anche nelle altre partite fondamentali per il futuro dell'Isola: dalla vertenza entrate alle servitù militari, da Ryanair a Tirrenia, dalla scuola ai poli culturali». «Lo smantellamento dello stabilimento Alcoa a Portovesme è un nuovo colpo terribile – dice Antonio Satta, leader dell’Upc –, sul rilancio del futuro industriale della Sardegna finora di fatti ne sono stati realizzati pochi».
La rabbia degli operai. L'annuncio di Alcoa è stato accolto con molta rabbia dagli operai e dai sindacati. L'idea di smantellare gli impianti, cancellare definitivamente le speranze di chi vuole continuare a lavorare dentro lo stabilimento, ha acceso gli animi. Il motivo che suscita più preoccupazione nel mondo sindacale e operaio è questo: come trovare nel territorio un altro settore, o un'altra azienda che possa impegnare nel lavoro oltre settecento persone? Le possibilità di ripresa della produzione di alluminio, l'efficacia di manifestare per la riapertura dello stabilimento, la convinzione che dentro la fabbrica c'era ancora futuro, sono sempre state sostenute, in questi ultimi anni, anche da gran parte del mondo politico.
Le mosse dei sindacati. Non tradire adesso le speranze dei lavoratori è difficile. Non si escludono nei prossimi giorni forti iniziative di protesta che saranno organizzate nella riunione in programma il 26 agosto a Carbonia nella sede della Fiom Cgil che insieme alla Uilm, Fim Cisl, Cub, Rsu Alcoa e i delegati degli appalti, decideranno la lotta per contrastare una decisione giunta come una doccia fredda, dopo anni di promesse, manifestazioni rischiose, incontri ministeriali carichi di aspettative.