La Nuova Sardegna

Vesuvius, lavoratori pronti a lottare

di Luciano Onnis
Vesuvius, lavoratori pronti a lottare

Assemblea dopo l’annuncio della chiusura e del trasferimento in Polonia. Interrogazione al Mise del deputato Cani (Pd)

20 settembre 2016
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ASSEMINI. Anche la “Vesuvius”, multinazionale inglese dell'acciaio con stabilimento (anche) ad Assemini, area industriale di Macchiareddu, saluta e se ne va, mettendo sulla strada i 105 dipendenti, ai quali andrebbero però ad aggiungersi altri ottanta lavoratori dell'indotto. In tutto sarebbero circa duecento posti di lavoro persi, l'ennesimo salasso per il tessuto socio-economico dell'hinterland cagliaritano. Al momento c'è solo il preavviso si chiusura, ma i britannici sembrano fare sul serio ed entro il 31 dicembre prossimo smobiliteranno. Assieme allo stabilimento sardo chiuderebbero anche quello di Avezzano, dove i dipendenti sono poco meno di un centinaio. Crisi del settore e conti in rosso? No, c'è il disegno da parte della Vesuvius di traslocare il Polonia, dove tasse e manodopera costerebbero la metà rispetto all’ Italia. Con l'aggiunta del solito specchietto per allodole dei ponti d'oro fatti dal governo polacco in barba a tutte le leggi comunitarie. La notizia della fuga in Polonia è stata data i giorni scorsi dai dirigenti dell'azienda ai sindacati e alle istituzioni nel corso di un incontro tenutosi al ministero dello Sviluppo economico. La reazione è stata di incredulità e indignazione, anche perché la Vesuvius ha goduto ultimamente (e non solo) di ammortizzatori sociali pagati dallo Stato ed erano state avviate iniziative di ripresa. La reazione delle maestranze dello stabilimento di Macchiareddu e dei sindacati sono state immediate e di netto rifiuto della chiusura dello stabilimento, con conseguente licenziamento in massa dei lavoratori. Estrema contrarietà anche da parte del sindaco di Assemini, Mario Puddu (Movimento Cinquestelle), dell'assessore regionale all'Industria, Maria Grazia Piras, mentre il deputato del Pd Emanuele Cani ha preannunciato una interrogazione urgente al ministro dello Sviluppo economico. Ieri mattina in fabbrica a Macchiareddu c'è stata l'assemblea dei lavoratori, con l'azienda che ha impedito inizialmente al sindaco di Assemini e ai rappresentanti degli organi di informazione di accedere all'interno dello stabilimento. «Questa è la dimostrazione – ha commentato Giampiero Manca della Filctem Cgil – di come opera questa multinazionale inglese, chiusura totale verso tutti. Noi faremo di tutto perché si arrivi a una soluzione». Tanto per cominciare, la mobilitazione. «Abbiamo proclamato lo stato di agitazione – ha aggiunto Tore Sini, della Uiltec –, i lavoratori sono spaventati e in mancanza di risposte siamo pronti a far sentire ovunque la nostra protesta». Molto determinata anche l'assessore regionale Piras: «Non possiamo accettare una decisione simile – ha detto –, vogliamo capire meglio quali sono i motivi alla base di questa scelta e, soprattutto, se esistano le condizioni per mantenere in piedi una realtà produttiva che dà lavoro a centinaia di persone tra dipendenti e indotto». Durissimo il sindaco pentastellato Puddu: «Viviamo in una società in cui i lavoratori non sono uomini con i loro diritti, ma numeri che servono a fare profitto.Quando queste multinazionali si rendono conto di poter guadagnare di più altrove, fanno i bagagli e se ne vanno».

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