La Nuova Sardegna

Anonimo restituisce al museo di Stintino reperti di epoca romana "rubati" 40 anni fa

di Giovanni Bua
Uno dei reperti restituiti
Uno dei reperti restituiti

Pezzi provenienti dagli scavi del porto del 1976 sono stati fatti trovare fuori dalla struttura. Il museo di via Lepanto intanto apre la sezione archeologica con reperti consegnati dal ministero dei Beni e Attività culturali

11 ottobre 2016
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STINTINO. Un foglietto, a stampatello, con scritto sopra “1976: lavori di scavo del porto Mannu”. Laconico accompagnamento di una serie di reperti di epoca romana e medievale, fatti trovare fuori dal nuovo museo della Tonnara, a Stintino. Struttura che, a tre mesi scarsi dalla sua apertura, è stata visitata da ben 4500 persone. Tra cui probabilmente l’anonimo che ha deciso di svuotare la sua casa, e la sua coscienza, restituendo quanto razziato 40 anni fa.

La notizia di questa anomala “donazione” è stata data sabato scorso da Maura Picciau della Soprintendenza archeologica, Belle arti e Paesaggio, in occasione della presentazione della sezione archeologica del Mut con i reperti che il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo ha concesso al museo della Tonnara di Stintino.

Una donazione a cinque stelle, messa però in ombra dalla riemersione del piccolo tesoro, “catturato”, come purtroppo tanti altri, negli anni in cui il paese era interessato dai lavori di scavo del porto Mannu.

E così i protagonisti della serata sono stati un’ancora in piombo del periodo romano, alcuni resti di sculture, tanti pezzi di anfore con relativi tappi e ancora un pezzo, presumibilmente, di un sarcofago che porta in rilievo l’immagine di una Vittoria alata, quindi una coppetta di periodo medievale con inciso un simbolo cristologico. «Una bella notizia – ha commentato la soprintendente Maura Picciau – il museo ha colpito il cuore e ha suscitato il pentimento di un cittadino che ha riconsegnato questi reperti. Questo significa che il museo è già entrato nella vita di tutti». «Questo gesto non può che farci piacere - ha detto il sindaco Antonio Diana - e siamo contenti che, forse anche per la presenza del nuovo museo, siano stati restituiti alla collettività reperti che hanno una notevole importanza storica per il nostro paese». Di questa importanza è convinta anche la curatrice del Mut di Stintino Esmeralda Ughi secondo la quale «il loro ritrovamento - ha aggiunto - indica che dove sorge Stintino, con molta probabilità, era presente un insediamento già in età romana».

Piccoli gioiello che vanno ad aggiungersi ai pezzi da novanta che, concessi dal Ministero, hanno arricchito il patrimonio del museo: un vaso askoide a forma di tonno, un pezzo raro, di cui esistono, in Sardegna, solo poche copie, proviene dallo scavo della necropoli di San Simplicio a Olbia. Tre anfore di terracotta e il fondo di anfora contente residui di salsa di pesce che provengono dal sito subacqueo di Cala Reale, straordinari perché appartengono ai pochi resti intatti della nave romana naufragata, in età tardo imperiale, nelle acque del Golfo dell’Asinara. Infine alcune vertebre di tonno dalla Tonnara di Perdasdefogu, a Sorso, dove una mareggiata, negli anni ’90, ha portato alla luce alcune strutture della tonnara attiva nel 1600 e un “cimitero di ossa di tonno”.

A spiegare il valore dei reperti Marco Rendeli dell’università di Sassari e Salvatore Rubino direttore scientifico del Mut. Quindi Daniela Rovina e Gabriella Gasperetti della Soprintendenza, Barbara Wilkens dell’università di Sassari e Alba Canu del Centro di restauro e conservazione di Li Punti. Poi Luca Bondioli, del "Luigi Pigorini" di Roma, e l’archeologa e giornalista del Manifesto Valentina Porcheddu.

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