Paci agli emigrati sardi: portate l’isola nel mondo
Il vicepresidente è intervenuto a Quartu al congresso Fasi davanti ai 350 delegati «Vivere con altre realtà è un valore. Ma se uno vuole tornare deve poterlo fare»
QUARTU. Gli emigrati isolani ritornano nella loro terra. Da ieri, e per tre giorni, 350 delegati della Fasi sono a Quartu per il sesto congresso della federazione delle associazioni che non si riuniva in Sardegna dal 1998, a Olbia. Saranno loro a rappresentare le istanze dei 70 circoli a cui aderiscono 28mila sardi insieme ai presidenti delle federazioni di Svizzera, Francia, Belgio, Germania, Olanda e Argentina e il rappresentante dei circoli sardi dell'Australia. A portare il saluto della Regione il vicepresidente Raffaele Paci. «Nella società delle connessioni virtuali i circoli degli emigrati sardi rappresentano la rete neuronale dell'identità della Sardegna nel mondo, terminale importante della nostra cultura e delle nostre tradizioni, testimoni dell'isola in tutti i suoi aspetti – ha dichiarato Paci –. Viviamo in un'epoca fatta di mobilità, quindi uscire e avere contatti con altre realtà è un grande valore, se poi però si riesce anche a tornare. Questo è il punto più importante, essere in grado di poter far tornare chi vuole».
«A me piace vedere sardi in tutto il mondo, sardi orgogliosi di esserlo, figli di sardi che crescono guidati dai valori della loro terra – ha continuato nel suo discorso il numero due di Pigliaru –. La bandiera dei quattro mori è conosciuta ovunque, in tutti gli angoli del mondo, non c'è manifestazione in cui non sia presente e questo non accade con le altre regioni, perché solo noi sardi ci portiamo dietro così fortemente la nostra identità. Allora noi dobbiamo creare e garantire occasioni di sviluppo e occupazione, uscire da questa terribile crisi che ha piegato tutta l'Italia, far ripartire la nostra isola per dare la possibilità a chi vuole tornare di poterlo fare e a chi vuole restare fuori di poter comunque tornare nella sua terra ogni volta che vuole. La Sardegna – ha concluso Paci – è stata la prima regione a fare una legge in cui si riconosce la rete degli emigrati, perché riteniamo fondamentale il loro ruolo di promozione della nostra cultura, dell'identità e dei nostri prodotti. Una presenza estremamente importante che la Regione sostiene e continuerà a sostenere».