La Nuova Sardegna

caso Insar

I consulenti ci sono, i progetti no

di Alessandra Sallemi
I consulenti ci sono, i progetti no

Il piano Ico-edili è al palo nonostante siano stati affidati gli incarichi

16 novembre 2016
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CAGLIARI. Sul progetto Ico-edili l’Insar ha puntato sei milioni di euro ma, ancora una volta, nella promozione di una politica attiva a favore dell’occupazione, i consulenti sono una certezza mentre le azioni positive per il lavoro no. Si ripete lo schema delle consulenze già messo in discussione nelle interrogazioni in consiglio regionale e in Parlamento della primavera scorsa: tre diversi professionisti sono stati nominati per avviare tre progetti, a distanza di mesi le nomine resistono mentre dei progetti, nel caso di Ico edili, non ci sarebbe traccia.

La denuncia è arrivata nei giorni scorsi dalla Cgil regionale che, attraverso il segretario Michele Carrus, non ha nascosto di avere avuto molte aspettative attorno al progetto Ico-edili, anzi, di avere addirittura spinto perché Insar sostenesse l’edilizia e invece, a distanza di mesi, tutto è fermo. Il punto è che la scelta generale di preferire i professionisti esterni per progettare e avviare le attività a favore dell’occupazione da parte di Insar è stata avallata dalla Regione proprietaria al 55 per cento di Insar e da Italia Lavoro (45 per cento) allo scopo di favorire la snellezza dei procedimenti e quindi, tra l’altro, il più rapido raggiungimento degli obbiettivi.

Nel caso di Ico-edili, costola del programma Ico che ha prodotto le ormai famose 129 consulenze nel solo 2015, il progetto è stato annunciato e poi ha subìto uno stop dopo l’interrogazione in consiglio regionale firmata da undici consiglieri senza che successivamente ripartisse, magari su binari diversi. Il 28 settembre scorso l’Organismo di vigilanza sull’attività di Insar ha segnalato la scarsa trasparenza di alcune procedure dell’intero monte di incarichi esterni di Insar e ha raccomandato una revisione dell’affidamento delle consulenze. Voci interne all’Insar fanno sapere che l’amministratore delegato avrebbe «puntualmente risposto», ma trapela anche la notizia di un ulteriore accertamento da parte dell’Organismo di vigilanza che sarebbe arrivato a conclusioni severe. La consigliera regionale Anna Maria Busia fu una dei firmatari dell’interrogazione dell’aprile 2016: mette l’accento sul tema del controllo analogo, quello che spetta ai proprietari delle società pubbliche. «Ci sono gli strumenti giuridici per fare controlli veri. L’operato delle società in house deve essere controllato nella sostanza. E’ successo in diverse strutture: se è sfuggito qualcosa è stato perché il controllo analogo non è stato condotto nei modi dovuti. In Regione le risorse umane per farlo ci sono, vanno utilizzate»

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