La Nuova Sardegna

Il paese resta in silenzio Oggi Deledda in procura

di Luciano Piras
Il paese resta in silenzio Oggi Deledda in procura

Il primo cittadino ha già annunciato che si avvarrà della facoltà di non rispondere Davanti ai magistrati si presenterà anche la segretaria comunale Gloria Fiore

28 dicembre 2016
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INVIATO A ORGOSOLO. Le persiane che danno sulla via Sas Codinas sono abbassate: l’ufficio del sindaco è chiuso. Per il resto, il palazzo municipale riprende vita dopo il breve ponte di Natale e Santo Stefano. La macchina amministrativa è di nuovo in moto, anche se nessuno commenta né tanto meno si lascia andare alle facili vendette politiche. «Aspettiamo, troppo presto per parlare» sussurra una signora appena varca il cancelletto d’ingresso del Comune barbaricino. «Lasciamo che siano i magistrati a parlare quando sarà il momento» aggiunge dieci minuti dopo un uomo che esce con un certificato in mano. «No, no» taglia corto un anziano con gli occhi rivolti al vicino commissariato di polizia. Ci vanno cauti, insomma, gli orgolesi, dopo l’ordinanza del gip che alla vigilia della festa ha allontanato dal paese dei murales il primo cittadino Dionigi Deledda. Accusato di falso ideologico, lui come pure la segretaria comunale Gloria Fiore: anche per lei, nuorese di origini siciliane, vale il divieto di dimora firmato dal giudice per le indagini preliminari Claudio Cozzella.

Stavolta, sotto la lente dei magistrati di Nuoro, ci sono le firme false raccolte per presentare due liste elettorali “amiche”, Murales e Orgolesi, alle amministrative del 5 giugno scorso. Un escamotage per abbassare il quorum necessario per validare il voto. L’ennesimo nuvolone giudiziario sulla testa del sindaco Deledda rieletto per il terzo mandato con appena 778 preferenze raccolte tra i 3.542 orgolesi aventi diritto di voto (i residenti sono circa 4.600). Con una affluenza del 26,88%, mentre alle precedenti amministrative Orgosolo aveva sfiorato il 70%. Una anomalia che ha fatto subito pensare a una prova di forza del sindaco uscente, determinato a rientrare e a restare in sella nonostante i suoi guai per l’appalto dei lavori al campo sportivo e il conseguente susseguirsi di provvedimenti giudiziari che lo avevano anche portato alle dimissioni (sue e dell’intera giunta) e dunque alla chiusura anticipata del mandato amministrativo (le redini del Comune, poi, erano state prese dal commissario straordinario Felice Corda, nominato dal presidente della Regione).

«Finché Dionigi non viene condannato – alza la voce un suo fan, davanti al bancone di un bar del centro –, lui resta innocente, anzi: è innocente, è bene che qualcuno lo ricordi». Ma è evidente che la rielezione di Dionigi Deledda sei mesi fa non è bastata a disintossicare Orgosolo dai suoi veleni interni. Tutt’altro. Basta dare uno sguardo alla bacheca del municipio: un documento della Cisl Fp del 23 settembre scorso proclama lo stato di agitazione del personale, «verificata l’esistenza di una situazione insostenibile e opprimente che non consente il sereno espletamento dei compiti assegnati a causa di una continua e persistente “pressione psicologica” evidenziata da “richiami” continui, avvii di provvedimenti sanzionatori (...); a questo si aggiungono segnalazioni alla procura (...)». La stessa procura che ha aperto un fascicolo intestato al sindaco Dionigi Deledda e alla segretaria comunale Gloria Fiore. Entrambi compariranno questa mattina in tribunale a Nuoro per gli interrogatori di garanzia. Fiore è difesa dall’avvocato Pasqualina Ortu, Deledda dagli avvocati Marco Basolu e Ivano Iai. «Non siamo riusciti a venire in possesso degli atti che hanno portato all’esecuzione del provvedimento da parte del giudice – spiega Basolu, annunciando che il suo assistito si avvarrà della facoltà di non rispondere –. Appena avremo le carte, se ci saranno le condizioni presenteremo ricorso al tribunale del Riesame per la revoca del divieto di dimora. Il sindaco di Orgosolo, comunque – sottolinea l’avvocato – è sereno perché sa di aver operato sempre per il bene della comunità». «In coscienza non mi sento di aver fatto qualcosa di cui dovermi vergognare – aveva dichiarato ieri alla Nuova Sardegna il primo cittadino Dionigi Deledda –. Ho sempre lavorato per il bene del mio paese». E con una punta di amarezza aveva aggiunto: «Il giudice ha disposto un provvedimento di allontanamento immediato nei miei confronti, manco fossi Totò Riina».

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