La Nuova Sardegna

Desulo, la denuncia del sindaco un anno dopo l'attentato: «Abbandonato dallo Stato»

di Silvia Sanna
Desulo, la denuncia del sindaco un anno dopo l'attentato: «Abbandonato dallo Stato»

Littarru: «I colpevoli sono liberi, invece io vado a processo per la peste suina»

21 febbraio 2017
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SASSARI. Una grande croce sul muro, accanto il suo nome. Poi il disegno di un uomo impiccato, accanto ancora il suo nome. Sino alle fucilate, la notte del 19 febbraio 2016. Un anno fa. Gigi Littarru, sindaco di Desulo, fu svegliato dal boato. Era l’1.20 della notte, lui dormiva dall’altra parte della casa con la moglie e i due figli. Nessuno si fece male. Ma da quel giorno la vita è cambiata. Chi ha sparato è ancora libero. Dopo un anno i nemici stanno ancora in giro, «passano, sorridono, ti sfidano». E lo Stato? Non c’è, denuncia il sindaco. O meglio «si ricorda di me per la storia di due maiali. In sei mesi segnalazione, avviso di garanzia e rinvio a giudizio». Il caso era nato per una ordinanza di abbattimento maiali che il sindaco Littarru decise di non emettere, nonostante la Asl di Nuoro e la Regione gli intimassero di farlo. «Per quella storia hanno fatto molto in fretta: giovedì ci sarà il mio processo. Invece la vicenda dell’attentato e delle minacce finirà con una archiviazione con su scritto opera di ignoti, come sempre a Desulo. Ecco perché se dovesse capitare ancora non denuncerei. Starei zitto».

Un anno dopo. «Ricordo tutto». Inizia così lo sfogo che il sindaco di Desulo pubblica sul suo profilo Facebook. «La polvere, i vetri, i carabinieri. Ricordo una notte insonne, la rabbia, l'incazzatura. Ricordo certi politici e la falsa solidarietà di facciata, i colleghi sindaci che mi hanno abbracciato e sostenuto con affetto. Ricordo gli amici, i parenti serpenti, chi ha esultato e chi aspettava le dimissioni. Ricordo le minacce, le scritte e gli insulti... fucilate annunciate. Ricordo quei giorni e vedo che poco o niente è cambiato. Passano, sorridono, ti sfidano aspettando una reazione che non ci sarà mai. Col senno di poi, se dovesse accadere oggi, non presenterei nessuna denuncia, niente. Sistemerei tutto in silenzio. Tanto serve a poco la trafila dei rilievi e dei verbali, dopo un anno provo la stessa sensazione di vuoto e solitudine».

Sindacopoli. Era stato lo stesso Littarru, già nel 2015, a denunciare il clima di odio nei suoi confronti. «Un gruppo di persone mi vuole fuori dall’amministrazione perché non mi piego, non mi faccio controllare». Il sindaco si riferiva all’inchiesta della procura di Oristano, ribattezzata Sindacopoli, che aveva svelato un sistema di controllo degli appalti pubblici da parte di amministratori comunali e tecnici. Una squadra per la quale Littarru era un nemico. Perché a quel sistema, come si evince da alcune intercettazioni, il sindaco di Desulo si era opposto. E aveva pagato il suo gesto subendo pesanti intimidazioni. Che avevano colpito la sua famiglia ma anche chi lo aveva sostenuto durante una campagna elettorale durissima che si era conclusa con la sua riconferma, nella primavera 2015, alla guida del paese.

Stato sotto accusa. Due anni dopo l’inizio dell’incubo e un anno dopo l’attentato, Littarru “esplode”. Attacca lo Stato, che da una parte ti lascia solo e dall’altra «si ricorda di te e ti trasforma in un capro espiatorio», ti punisce perché cerchi di fare le scelte migliori per la comunità. «Se ci penso e mi fermo un attimo, il tutto provoca solo tristezza e rassegnazione. Non so quanti al mio posto avrebbero resistito e sarebbero andati avanti. Forse vi siete già scordati in che ambiente vivo, un paese di 2300 anime dove tutti si conoscono. Forse vi siete scordati che prima delle fucilate c'erano state le minacce le scritte ma tutto questo a quanto pare poco importa. Quindi se dovesse ricapitare a cosa serve fare denunce e tenere la testa alta? A niente, finché non ci scappa il morto resteremo in balia di attentatori prezzolati e di un ambiente dove tutto è permesso».

La Regione “nemica”. Sulla questione della peste suina Gigi Littarru si è sentito tradito, pugnalato. «Non potrebbe essere altrimenti con una Regione che ti mette in difficoltà con i tuoi cittadini e poi, siccome parli e dici la tua opinione, manda segnalazioni sul tuo comportamento alla procura della repubblica. Come possiamo definirla questa cosa? – domanda il sindaco di Desulo – Siamo in Italia oppure nel sud America? Ho subito le fucilate. Ma questa proprio non la digerisco».

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