La Nuova Sardegna

Nuove leve del vino: manager e laureati guidano le cantine

di Andrea Sini
Nuove leve del vino: manager e laureati guidano le cantine

Alla rassegna i produttori si presentano con piani ambiziosi I padri spingono i figli a studiare per apprendere il mestiere

11 aprile 2017
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INVIATO A VERONA. La tradizione di famiglia come un valore, l’aggiornamento come un obbligo, la voglia di rinnovarsi e di accettare nuove sfide come forza propulsiva per cercare di mettersi al passo con competitor di livello mondiale. Le aziende vitivinicole sarde che in questi giorni sono in vetrina a Verona alla 51ª edizione di Vinitaly hanno l’isola nel marchio e nell’essenza stessa del prodotto, ma la loro visione è ormai apertamente globale. «Il coraggio e la competenza sono valori che pagano» è il mantra ripetuto dai responsabili delle oltre 70 cantine che nei primi due giorni della manifestazione hanno fatto il pieno di visitatori. In migliaia hanno già attraversato il padiglione numero 8, quartier generale della Regione Sardegna.

Esperti fatti in casa. Studi specifici, viaggi, conoscenza delle lingue straniere, aggiornamenti constanti. La conduzione familiare e resta un “must” per la maggior parte delle cantine, a patto che le nuove generazioni siano in grado di far fare un passo in più all’azienda. Un esempio per tutti: Ferruccio Deiana, dell’omonima cantina con sede a Settimo San Pietro, ha le idee chiarissime in proposito: «Mio figlio Dario è laureato, ha fatto un master in inglese e ora sta studiando Marketing vitivinicolo a Trieste. Il nostro mercato ormai da anni è per la maggior parte quello estero: i nostri bianchi vanno forte in Germania, i rossi in Svizzera, siamo presenti in 9 stati degli Usa e ci stiamo aprendo al Cile. Secondo voi a chi affideremo questo tipo di gestione?».

Il coraggio di cambiare. Produrre un buon cannonau nel regno del vermentino? Perché no. La Cantina Tani ci ha scommesso ed è stata premiata. Puntare su un prodotto “complicato” per la scarsità delle materie prime? Si può fare, e Mora Bianca della Cantina di Mogoro lo dimostra. Far incontrare il vermentino di Alghero con uno chardonnay veneto? Chelos, cuvée brut griffato Tenute Delogu dimostra che è possibile, proprio nel momento in cui la cantina supera le 100mila bottiglie e viene premiata nel Grenaches du Monde, con il Cannonau Ego (medaglia d’oro), e il bianco Ide 2015 fa il suo ingresso nella guida “5 Star Wines”. Scommettere con coraggio significa valorizzare il design (splendido il packaging delle distillerie Silvio Carta), o proporre un aperitivo frizzante al mirto (Eya, Distillerie Lussurgesi), che magari in Sardegna farà storcere il naso a molti ma a Vinitaly aveva la fila per gli assaggi. E infatti, la brochure interamente in inglese, dimostra chiaramente che è un prodotto destinato al mercato estero.

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