La Nuova Sardegna

Grano di qualità c’è molto di nuovo sotto il “Sardo Sole”

di Roberto Sanna
Grano di qualità c’è molto di nuovo sotto il “Sardo Sole”

Una filiera tutta isolana si fa largo nella fascia medio-alta Marmilla, Sinis e Mejlogu contro l’avanzata canadese

28 maggio 2017
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Uno degli ultimi fortini di quello che un tempo era il granaio di Roma si chiama Sardo Sole, un progetto di filiera che unisce tre territori (Marmilla, Sinis e Mejlogu) contro l’avanzata inarrestabile del grano canadese che rischia di strangolare la produzione sarda. Una filiera nata nel luglio del 2015 che collega la produzione dei consorzi di Villamar e Cabras (in tutto centoventi aziende) e confluisce a Thiesi per diventare un prodotto di alta qualità. Il tutto con un percorso tracciabile, controllato e che protegge i produttori con la garanzia di un prezzo minimo garantito. La marcia è cominciata otto anni fa ed è ancora lunga, sulla strada che vede ancora una volta il coinvolgimento del territorio per realizzare prodotti d’eccellenza.
La qualità è anche l’unica risposta a numeri implacabili: «Nel Duemila in Sardegna si coltivavano 90mila ettari – dice Efisio Rosso della Cooperativa Madonna d’Itria di Villamar –, attualmente siamo sui 30mila e rischiamo di andare ancora più giù. Se la buttiamo sul prezzo non potremo mai essere competitivi, ci sarà sempre qualcuno in grado di fare un’offerta migliore. Dobbiamo puntare su prodotti di fascia medio-alta che siano sardi dall’inizio alla fine. Perché il nostro grano ha qualità che altri non hanno e sicuramente è migliore di quello canadese, che viene sottoposto a trattamenti particolari per via del clima nel quale cresce. È trattato con sostanze che servono ad accelerare e completare l’essicazione, la fase più difficile a quelle latitudini dove le temperature sono più basse delle nostre. E spesso sono proprio quelle sostanze la causa delle intolleranze».
Il primo passo è stato cancellare il percorso produttivo tradizionale: «La maggior parte del grano veniva affidato ai Consorzi agrari, che lo mettevano insieme e lo rivendevano – spiega Enrico Lepori, del Consorzio agricola Sinis –, ma questo comportava lo stesso prezzo per tutto. Noi, grazie alla collaborazione con Laore che ci permette di utilizzare l’Infratec, siamo in grado di analizzare le proprietà organolettiche del nostro grano: le proteine, il peso specifico, il glutine. Attualmente la nostra filiera lavora millecinquecento ettari e abbiamo le potenzialità per crescere tantissimo. Anche all’estero ci apprezzano, questa settimana per esempio abbiamo spedito un ordine importante in Australia. Per ora trasformiamo in semola e pasta il trenta-trentacinque per cento della produzione, mentre un dieci-quindici per cento, quello più scarso, viene destinato a uso zootecnico. Il resto è un buon grano mercantile, utilizzato per il pane».
E ancora: «Agiamo anche all’origine – dice Lepori –, selezionando i tipi di grano che vengono piantati, insieme all’agenzia regionale Agris abbiamo recuperato sette-otto qualità antiche di grano sardo e siamo in grado di coltivare anche il Korashan iraniano. Proprio per questo abbiamo anche creato la borsa etica: stiamo cercando di dar valore al nostro grano, che deve essere così pagato per quello che vale». Senza contare che «la nostra filiera offre un prezzo minimo garantito per chi fa parte dei consorzi. In cambio, bisogna garantire determinati standard nella produzione».
“Sardo sole” è un progetto unico in Sardegna, dove l’associazionismo non è mai stato troppo di casa, perché mette insieme agricoltori, cooperative e centri di ammasso, molini, pastifici e panifici artigianali. Produce una linea professionale di semole e farine, alla quale affianca la linea di macina a pietra. I prodotti finiti sono nel rispetto della tradizione sarda: pasta, pasta secca, bistoccu di Montresta, carasau e grazie alla borsa etica, numerosi panifici artigiani producono con queste semole i pani tradizionali. Inoltre c’è la linea dei cereali (cicerchie, lenticchie, fave i e orzo) destinati alle zuppe e alle insalate. Questi prodotti hanno anche i loro ambasciatori di prestigio nelle cucine, con tre dei più prestigiosi chef sardi che hanno accettato di legarsi al progetto: Luigi Pomata, Gianfranco Pulina e Marco Antonaglia. Altro ambasciatore è Massimo Bosco, titolare a Tempio di un panificio artigianale pluripremiato a livello nazionale per la qualità dei suoi prodotti.
Il legame col territorio non si ferma poi al marchio “Sardo sole”, che tra l’altro porta sugli scaffali dei negozi anche creme e sottoli. I due consorzi hanno infatti creato altri specifici marchi per caratterizzare le altre produzioni: bottarga, carciofi, meloni e angurie. Crescono tutti sotto i caldi raggi di un marchio che vuole rilanciare l’agricoltura in Sardegna.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative