La Nuova Sardegna

Dallo stramonio alla cicuta: quando la natura uccide

di Antonello Palmas
La Datura stramonium, detta anche erba del diavolo (foto di Patrick J. Alexander)
La Datura stramonium, detta anche erba del diavolo (foto di Patrick J. Alexander)

In Sardegna ci sono molte specie che se mangiate possono essere pericolose Gli esperti consigliano di non avere paura della campagna ma usare il buon senso

31 maggio 2017
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SASSARI. Avere peggiorato il rapporto che lega l’uomo alla campagna, oltre che una grave perdita dal punto di vista socio-culturale, può rappresentare anche un pericolo. Specie per chi non usa le regole della prudenza e del buon senso e pensa che una pianta possa portare solo dei benefici. Ma non è così. Sono infatti molto più numerose di quanto si possa pensare le specie potenzialmente pericolose, ma solamente se usate male o in maniera avventata. Questo non significa che una passeggiata in campagna possa trasformarsi in un film-horror, tutt’altro. Ma la natura sa difendersi ed è bene tenerlo presente.

L’esperienza persa. La Sardegna non fa eccezione e ci sono erbe come mandragora, colchico, aconito, cicuta, belladonna che possono essere scambiate per piante innocue, mentre invece sono velenose. I dati dei centri antiveleni degli ultimi anni dicono che le intossicazioni da piante, specialmente da erbe selvatiche, sono il cinque per cento del totale di casi di avvelenamento. Lo conferma Giuseppe Brundu, botanico della facoltà di Agraria dell’università di Sassari: «Sono molte le specie che se ingerite o toccate possono produrre danni, in alcuni casi anche gravi. Chi ha un rapporto giornaliero con la campagna ha un patrimonio di conoscenze che gli dà consapevolezza dei rischi, ma chi vive in città sta perdendo questa capacità, abituato a vedere le piante dal fioraio o al supermarket. I nostri “vecchi” dei paesi sapevano benissimo cosa si poteva mangiare, cosa dovevano evitare gli animali, cosa si poteva usare come medicinale. Le piante sono una fonte si sostanze che possono fare bene o male, e dipende anche dalle dosi. E poiché si devono difendere, se alcune lo fanno mostrando spine e con foglie taglienti, altre nascondono sostanze tossiche contro gli erbivori».

L’erba del diavolo. Un consiglio che sembra scontato ma (lo dicono le cronache) non lo è affatto: evitare dipreparare decotti o mangiare foglie senza sapere di che si tratta. «Non sono rari i casi di ragazzini a caccia di esperienze con gli stupefacenti – spiega Brundu – che vanno in campagna a caccia di piante come la Datura stramonium, la cosiddetta “erba del diavolo”. Il rischio è altissimo, perché contiene alcaloidi il cui contenuto varia tantissimo all’interno delle stesse quantità». Chi la assume – dice – non lo fa per caso, ma per cercare gli effetti allucinogeni che però possono essere letali. Può portare al coma e alla morte.

Decotti letali. «In molte piante ci sono sostanze neurotossiche – spiega Brundu – , come la Digitalis purpurea. Da poco negli Usa una famiglia ha confuso una pianta aliena, presente anche in Sardegna, la Nicoziana glauca, con la bietola, restando intossicata dopo averla mangiata». Tra le piante più comuni c’è l’oleandro: «È assolutamente tossico. Ma nelle nostre campagne nessuno si sogna mai di usarlo ad esempio come spiedo per l’arrosto. Non basta il contatto, come alcuni pensano, il pericolo è con l’ingestione, ad esempio se lo si scambia con l’alloro». Tachicardia, disturbi gastrici e del sistema nervoso centrale sono gli effetti nefasti, potenzialmente letali per un bimbo. «Diversi comuni in Italia, come Milano hanno prodotto un manuale per giardinieri, che elencano le piante tossiche da non utilizzare nei giardini, in particolare quelle che possono attirare i bambini perché hanno frutti e bacche colorate» dice il botanico.

I tromboni della morte. Tra le piante tossiche più temute c’è la mandragora, che essendo simile alla borragine può essere erroneamente usata a scopi alimentari. Qualche anno fa a a Carbonia un'intera famiglia (padre, madre e figlia) è finita all'ospedale per un'intossicazione acuta. Uno addirittura venne ricoverato in rianimazione. Perché gli effetti sono stato di confusione mentale, nausea, problemi gastrointestinali che possono portare alla morte. È una solanacea come la Brugmansia: «Fiori a campana bianchi, estremamente tossica, è usata come ornamentale e assomiglia alla Datura stramonium, ma in forma arborea» spiega Brundu. Detta anche “tromboni d’angelo”, o “della morte”, è fortemente allucinogena.

L’esempio di Socrate. «E poi ci sono piante come diversi tipi di euforbia che producono lattici velenosi, tanto che in passato veniva usato per pescare il pesce, avvelenandolo nelle pozze», racconta il botanico. Ma sono infinite le possibilità di errore. L'aglio selvatico può essere confuso con il colchico (provoca collasso, paralisi muscolare e respiratoria e morte, il radicchio con l'aconito (anch’esso molto tossico per la presenza di alcaloidi). Attenzione anche alla digitalis purpurea, caratterizzata anch’essa da campanelle viola piuttosto attraenti: è velenosissima a causa di digitalina e altri glicosidi. E si può trovare anche la cicuta, erba velenosissima (fu usata per dare la morte a Socrate) a causa degli effetti neuromuscolari. «Non bisogna avere paura della natura, ma usare il buonsenso – dice Brundu –. Se si hanno dubbi, occorre rivolgersi sempre a un esperto, che deve vedere il campione di persona. Spesso le foto ingannano. E soprattutto, non fidiamoci di internet, perché l’errore fatale è dietro l’angolo».
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