La Nuova Sardegna

Caso Catalogna visto da Sassari, Parejo: «Io, catalana e spagnola: no alla separazione»

di Antonello Palmas
Angel Parejo con la mamma
Angel Parejo con la mamma

La ex calciatrice barcellonese: "Violenze da censurare, ma riflettiamo sulle conseguenze del distacco". Dopo aver vinto quattro scudetti italiani con la Torres, si è stabilita in Sardegna

13 ottobre 2017
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SASSARI. È catalana ma si sente spagnola. È nata vicino a Barcellona ma tifa Real Madrid. Angel Parejo, una delle più grandi calciatrici ad aver calcato i palcoscenici italiani, ritiratasi nel 2011 dopo aver segnato la bellezza di 565 gol e aver vinto quattro scudetti a Sassari, dove vive tutt’ora con la gemella Isabel, è un po’ l’emblema di tutte le contraddizioni della crisi in Catalunya. A Sassari ha trovato la sua dimensione lavorativa (fa la barista) dopo aver goduto di quella sportiva che l’ha resa un vero idolo.

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E da lontano ha vissuto momenti poco belli: «Sono molto preoccupata per i miei. E ora che Puigdemont ha annunciato una dichiarazione di indipendenza “sospesa” ho tirato un sospiro di sollievo, c’era il rischio che si andasse verso uno scontro. Cosa ne penso? Che da una parte è stato bello vedere il mio popolo in piazza, lottare per qualcosa che i politici non riescono a ottenere. È stato uno schiaffo a Rajoy, Ma io avrei votato no». Angel si sente «catalana, ma anche spagnola. Forse per le origini andaluse della mia famiglia. Ma in Catalunya sono nata e cresciuta, e anche se non parlo il catalano e la mia lingua madre è il castillano, sono molto attaccata alla mia terra».

Per la delantera che randellava qualunque difesa, assistere alle manganellate è stato un vero choc: «È stato un referendum violento, soprattutto contro gli anziani e le donne, e la colpa è della polizia nazionale, che dovrebbe proteggere tutto il popolo, catalano, andaluso, gallego, basco…» E racconta un episodio: «Mio fratello Pedro si stava recando a votare per il no, poi arrivato al seggio ha assistito alle violenze contro gente inerme e ha cambiato idea».

Perché c’è tanta voglia di indipendenza? «Perché la Catalogna dà tantissimi soldi alla Spagna e le famiglie sono stanche di essere oberate dalle tasse, di dover mantenere la famiglia reale – spiega la calciatrice –. Contrariamente a quanto fecero i baschi dell’Eta con i loro attentati terroristici (una mia compagna di squadra morì per una bomba). lì è stata scelta la via del referendum, che sarà incostituzionale, ma non merita una reazione come quella». Per giorni Angel ha servito cocktail e caffè con l’occhio al cellulare, alle news, ai video dei social: «La scelta della sospensione è stata saggia – dice – , occorre riflettere sulle conseguenze, dato che banche e grosse aziende si apprestano a lasciarci, le crociere sono state bloccate: sarebbe un disastro. Io sono del parere che dobbiamo restare attaccati alla Spagna».

Catalana ma tifosa dei blancos: «Chi mi conosce sa che voglio sempre vincere. E i miei ricordi giovanili sono quelli dei gol di Santillana, Butragueño… Il Real vinceva tutto e l’ho scelto. Ma quando c’è la Champions e il Barcellona gioca contro altre squadre, io tifo Barça». Indipendentismo catalano e sardo, punti di contatto? «Sono due popoli dal carattere forte – risponde la Parejo – e la Sardegna è sempre stata tenuta in poca considerazione dall’Italia. Ma c’è una grossa differenza: questa è una terra povera, mentre la Catalunya è tra le regioni più ricche d’Europa. Due mondi molto distanti».

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