La Nuova Sardegna

Indennizzi per la siccità partiti i primi pagamenti

Indennizzi per la siccità partiti i primi pagamenti

L’assessore Pier Luigi Caria: altro che ritardi, i 45 milioni all’incasso in 47 giorni Sono già 5mila le domande. Restano le detrazioni Inps: «È una regola nazionale»

10 novembre 2017
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CAGLIARI. Il caso è chiuso, i pastori possono stare tranquilli: gli indennizzi per la siccità, in tutto 45 milioni, sono in arrivo a domicilio. I primi ordini di pagamento sono partiti l’altro giorno ed è probabile che siano stati già incassati. «In soli 47 giorni – ha detto l’assessore all’agricoltura Pier Luigi Caria – gli uffici hanno concluso le pratiche e devo ribadire che l’impegno è stato massimo da parte di Laore, Agris e Argea, sono le nostre Agenzie, per rendere operativa una legge approvata a metà settembre dal Consiglio e pubblicata sette giorni dopo sul Bollettino ufficiale della Regione». È un record, i 47 giorni, di cui Caria va fiero. «Abbiamo dimostrato – dice – che nonostante le esagerate critiche preventive, la macchina funziona ed efficiente». Forse perché stavolta, lo s’intuisce fra le righe, ha fatto tutto da sola: dall’istruttoria al software fino ai pagamenti. Roma è intervenuta solo in un’occasione, a fine ottobre, ed è stato quando il ministro all’agricoltura, Maurizio Martina, ha firmato lo stato di calamità naturale per la Sardegna, tra l’altro è l’unica regione su 11 ad averlo ottenuto, e inviato il fascicolo a Bruxelles che poi è ritornato indietro col via libera definitivo.

Le domande. Su 12mila potenziali aziende ovicaprine che potrebbero richiedere l’indennizzo finora sono state 5mila le domande protocollate, istruite, controllate e ormai in gran parte a un passo dall’essere pagate. «La procedura che abbiamo costruito – ha aggiunto Caria – ha funzionato grazie all’online e agli sportelli dedicati. Non ci sono stati intoppi ed ecco perché quando da ogni parte arrivavano critiche su presunti ritardi, io ero ottimista e i fatti mi hanno dato ragione». In queste ultime settimane, le domande presentate sono 500 al giorno. La scadenza è il 18 dicembre, ma – secondo l’assessorato – «se la media continuerà a essere questa, chiuderemo la partita molto prima».

Gli indennizzi. Le aziende riceveranno 13 euro per ogni pecore o capra certificata entro il 30 giugno di quest’anno dalla Banca dati nazionale dell’anagrafe zootecnica. Il che vuol dire, con una media di 250 capi per gregge, un indennizzo di 3.250 euro per ogni allevatore. Sono soldi che potranno essere utilizzati per l’acquisto di mangimi e foraggio, ma non c’è una vera destinazione. Di fatto sono risarcimenti e ciascuna azienda potrà spenderli come vuole. Con la firma liberatoria del ministro, tra l’altro, fino al prossimo giugno sono ridotti del 50 per cento i contributi previdenziali e sospese le cambiali agricole sempre per 12 mesi. Siccome lo stato di calamità è regionale a chiedere i benefici (non gli indennizzi) potranno essere tutti gli allevatori non solo quelli dell’ovicaprino.

Caso Inps e censimento. Sulle possibile detrazioni per debiti pregressi con l’Inps, ma solo quelli prima del 2016, non c’è stato nulla da fare. «È una regola nazionale e non possono esserci deroghe», ha spiegato l’assessore. Invece, grazie alle domande per gli indennizzi, finalmente sarà possibile censire la reale produzione di latte. Questo perché fra i documenti che gli allevatori devono presentare ci sono anche le fatture, o in alcuni casi basta un’autocertificazione, dei quantitativi conferiti nelle ultime due stagioni. «Saranno dati utili – ha detto Caria– per anticipare l’andamento spesso fuori controllo del prezzo del latte». Copagri ha commentato: «Bene per la velocità delle procedure, ora la Regione tenga lo stesso passo per gli aiuti assegnati agli altri settori».

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