La Nuova Sardegna

Sos cavallini della Giara «Stremati dalla siccità»

di Antonello Palmas
Sos cavallini della Giara «Stremati dalla siccità»

Il deputato Mauro Pili: «Ci sono decine di carcasse e parecchi animali magrissimi» Agris: «Condizioni critiche, gli esemplari non sono mai stati così tanti: circa 900»

12 novembre 2017
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GESTURI. Decine di cavallini della Giara di Gesturi morti, altrettanti magrissimi. Aree di approvvigionamento vuote. È la situazione che può constatare chi visita in questi giorni l’altopiano reso famoso dalla presenza di un patrimonio unico come quello della popolazione autoctona di equini che vivono allo stato selvatico. A lanciare l’allarme il deputato di Unidos, Mauro Pili, che ieri ha compiuto un blitz: «È uno spettacolo agghiacciante – racconta – solo nel giro di 200 metri ho trovato 4-5 animali morti, ma ho ricevuto decine di segnalazioni. Ho visto una decina di stazioni di approvvigionamento di mangime vuote e con le reti di contenimento distrutte».

Le carcasse non erano nell’azienda Impera-Lavra, di pertinenza dell’agenzia regionale Agris, nella quale si trovano circa un quinto dei cavallini dell’altopiano, ma nella parte in cui gli animali vivono completamente liberi. Pili sospetta che non siano solo sete e fame ad aver ucciso gli animali: «Ho parlato con dei veterinari, mi dicono che la debilitazione può essere legata al cambio di regime alimentare, dal naturale al foraggio artificiale in periodo di siccità. Non si possono lasciare senza controlli questi animali. Occorre un monitoraggio e la microchippatura potrebbe essere utile per questo e anche per una fruizione a fini turistici: spesso i visitatori arrivano e restano delusi perché non trovano gli animali».

Per Raffaele Cherchi, dirigente dei servizi ippici di Agris, la situazione è sotto controllo: «È un tormentone che seguo da 25 anni – dice –, si riaccende ogni volta che qualcuno passa nella Giara e vede una carcassa, la fotografa e la posta sui social. Anni fa dovetti rispondere anche al Brigitte Bardot che era scesa in campo a difesa dei cavallini a suo dire a rischio». E allora come stanno le cose? «La realtà è che questi animali vivendo allo stato selvatico in un’area inospitale vanno incontro ai rischi naturali e a pagare sono i soggetti più deboli del branco. Quest’anno con la siccità che ha colpito l’isola hanno avuto maggiori difficoltà di approvvigionamento di pascolo e risorsa idrica, qualche morte in più era da mettere in conto». Per Agris l’allarme è ingiustificato? «Posso dire che negli ultimi 20 anni non era mai stato toccato un numero così alto di esemplari – risponde Cherchi – ovvero 900 in tutto, di cui circa 200 sono nei 700 ettari dell’azienda. Un numero che va molto oltre la sostenibilità dell’altopiano, nel quale non c’è più il controllo dei caprai o di allevatori che periodicamente li marchiavano. Così nel territorio si è ridotta la zona di pascolo a favore della macchia mediterranea, e in più c’è il problema della presenza di bovini, spesso abusivi, che scacciano i cavallini dalle zone di approvvigionamento e sono anche piuttosto aggressivi». Agris afferma di aiutare da molti anni gli animali in difficoltà anche fuori della sua area, rifornendo ininterrottamente di acqua e foraggio. E che le morti fanno parte del ciclo naturale della vita. «Ma ricordiamoci che sono animali selvatici – dice Cherchi – se vogliamo tutelarli come animali da allevamento occorre prendere contromisure, avere strutture, ricoveri, prelevare i bovini abusivi e avviarli al macello. Operazioni complesse. Ma la natura si autoregolamenta. D’altra parte, se questa popolazione è sopravvissuta millenni qualcosa vorrà pur dire».

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