Al via i controlli sulle liste Una esclusa, due a rischio
Bocciato al Senato il Popolo per la Costituzione. Valore umano e Pc sotto osservazione Alle politiche del 2013 i candidati furono 500: quest’anno sono meno della metà
31 gennaio 2018
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CAGLIARI. Le liste da diciassette sono scese a sedici. A essere esclusa subito dalle Politiche di marzo è stata quella del Popolo per la Costituzione: non ha raggiunto il numero minimo di firme imposte dal Rosatellum per ogni collegio. Altre due sono sotto osservazione: Partito comunista e Valore Umano.
Le verifiche. Dopo la presentazione di lunedì, la cancelleria della Corte d’appello ha cominciato a controllare la documentazione consegnata al momento del deposito. Sotto osservazione è finita dopo poche ore la Lista del popolo per la Costituzione, che ha presentato solo sette candidati nel listino proporzionale e nei tre collegi uninominali del Senato. Sin da quando erano in attesa nei corridoi del Palazzo di giustizia, i rappresentati di lista s’erano accorti che le firme raccolte, obbligatorie per chi è senza parlamentari, non superavano la soglia delle 375 previste. Prima di entrare nell’ufficio del cancelliere, la documentazione era stata messa a posto e la Lista ammessa con riserva ma dopo 24 ore è arrivata la bocciatura senza appello. Potrebbe essere a rischio anche la lista del Partito comunista, che aveva lo stesso obbligo di raccogliere le firme, però una prima verifica avrebbe escluso errori o dimenticanze negli allegati all’elenco dei candidati. La risposta definitiva, cioè l’ammissione, è attesa entro la fine della settimana. Sembra invece aver superato tutti gli scogli procedurali il Partito Valore Umano, che è legato al progetto etico «Mondo migliore». Al momento della presentazione, i delegati hanno rischiato di non essere accettati dai funzionari della Corte d’appello. Però, almeno nel caso delle liste della Camera, tutto sarebbe stato chiarito dopo un lungo confronto negli uffici. Le verifiche comunque non sono finite neanche per i partiti più grandi: i documenti da controllare sono ancora diversi e qualche irregolarità – ma è difficile – potrebbe essere sfuggita quando le candidature sono state depositate. Stando alle previsioni, entro la settimana si saprà quante liste saranno ufficialmente in campo nelle elezioni Politiche di marzo.
Prime ipotesi sulle schede. Di sicuro quelle per il Senato e la Camera non saranno uguali. Per Montecitorio i partiti in campo sono 16, al Senato uno in più ed è proprio la Lista del popolo, che è stata esclusa e quindi il pareggio è stato raggiunto dopo poche ore. Le schede comunque non saranno lenzuola: le coalizioni sono solo due, con quattro partiti a testa, e non dovrebbe essere difficile incastrarli – secondo l’ordine deciso dal sorteggio – fra i nove che corrono da soli. Mentre lo schema su come nella scheda saranno divisi i candidati del maggioritario da quelli del proporzionale è deciso da tempo. I nomi dei prima saranno stampati sul lato sinistro della scheda, con a destra i listini di riferimento. Va ricordato: nel Rosatellum non è previsto il voto disgiunto.
Meglio del 2013. Allora i candidati furono 500, stavolta sono meno della metà: 244. Sono diminuiti anche i partiti, da ventitré a diciassette, e le coalizioni: da due a tre. Ad aver resistito, com’era ovvio che fosse sono state centrosinistra e centrodestra, con il Centro del 2013 che s’è disgregato e trovato ospitalità nei due poli.
Rosatellum rosa. La nuova legge elettorale avrà mille difetti, ha messo in difficoltà soprattutto i piccoli partita, ma un pregio l’ha di sicuro: è aumentato il numero delle donne candidate. Nonostante i listini siano molto più corti di quelli del 2013, ventisette candidati cinque anni fa, quattro ora, è stato l’obbligo dell’alternanza uomo donna a bilanciare le quote. Nel proporzionale è stata raggiunta la parità perfetta, nel maggioritario invece sono ancora gli uomini a essere in vantaggio ma non di molto. C’è però ancora un controllo da fare ed è quello sulla divisione nazionale fra i due generi che dev’essere entro la forbice del 60 e 40 percento. Chi non raggiunto quelle due percentuali è fuori.
Seggi in oscillazione. La Sardegna dovrebbe eleggere, come si sa, venticinque parlamentari, mail numero potrebbe cambiare. È risputo che rispetto al 2013 ci sarà un deputato in meno: da diciotto a diciassette, perché il diciottesimo era arrivato grazie ai resti. Anche questa volta i resti potrebbero essere a favore della Sardegna, con qualche posto in più e dipenderà molto dall’affluenza alle urne. Anche se per alcuni il complicato calcolo previsto dal Rosatellum, la ripartizione dei seggi non assegnati con il quoziente pieno avverrà su base nazionale e dopo aver verificato chi avrà superato i vari sbarramenti, e potrebbe riservare persino qualche sorpresa negativa per la Sardegna. (ua)
Le verifiche. Dopo la presentazione di lunedì, la cancelleria della Corte d’appello ha cominciato a controllare la documentazione consegnata al momento del deposito. Sotto osservazione è finita dopo poche ore la Lista del popolo per la Costituzione, che ha presentato solo sette candidati nel listino proporzionale e nei tre collegi uninominali del Senato. Sin da quando erano in attesa nei corridoi del Palazzo di giustizia, i rappresentati di lista s’erano accorti che le firme raccolte, obbligatorie per chi è senza parlamentari, non superavano la soglia delle 375 previste. Prima di entrare nell’ufficio del cancelliere, la documentazione era stata messa a posto e la Lista ammessa con riserva ma dopo 24 ore è arrivata la bocciatura senza appello. Potrebbe essere a rischio anche la lista del Partito comunista, che aveva lo stesso obbligo di raccogliere le firme, però una prima verifica avrebbe escluso errori o dimenticanze negli allegati all’elenco dei candidati. La risposta definitiva, cioè l’ammissione, è attesa entro la fine della settimana. Sembra invece aver superato tutti gli scogli procedurali il Partito Valore Umano, che è legato al progetto etico «Mondo migliore». Al momento della presentazione, i delegati hanno rischiato di non essere accettati dai funzionari della Corte d’appello. Però, almeno nel caso delle liste della Camera, tutto sarebbe stato chiarito dopo un lungo confronto negli uffici. Le verifiche comunque non sono finite neanche per i partiti più grandi: i documenti da controllare sono ancora diversi e qualche irregolarità – ma è difficile – potrebbe essere sfuggita quando le candidature sono state depositate. Stando alle previsioni, entro la settimana si saprà quante liste saranno ufficialmente in campo nelle elezioni Politiche di marzo.
Prime ipotesi sulle schede. Di sicuro quelle per il Senato e la Camera non saranno uguali. Per Montecitorio i partiti in campo sono 16, al Senato uno in più ed è proprio la Lista del popolo, che è stata esclusa e quindi il pareggio è stato raggiunto dopo poche ore. Le schede comunque non saranno lenzuola: le coalizioni sono solo due, con quattro partiti a testa, e non dovrebbe essere difficile incastrarli – secondo l’ordine deciso dal sorteggio – fra i nove che corrono da soli. Mentre lo schema su come nella scheda saranno divisi i candidati del maggioritario da quelli del proporzionale è deciso da tempo. I nomi dei prima saranno stampati sul lato sinistro della scheda, con a destra i listini di riferimento. Va ricordato: nel Rosatellum non è previsto il voto disgiunto.
Meglio del 2013. Allora i candidati furono 500, stavolta sono meno della metà: 244. Sono diminuiti anche i partiti, da ventitré a diciassette, e le coalizioni: da due a tre. Ad aver resistito, com’era ovvio che fosse sono state centrosinistra e centrodestra, con il Centro del 2013 che s’è disgregato e trovato ospitalità nei due poli.
Rosatellum rosa. La nuova legge elettorale avrà mille difetti, ha messo in difficoltà soprattutto i piccoli partita, ma un pregio l’ha di sicuro: è aumentato il numero delle donne candidate. Nonostante i listini siano molto più corti di quelli del 2013, ventisette candidati cinque anni fa, quattro ora, è stato l’obbligo dell’alternanza uomo donna a bilanciare le quote. Nel proporzionale è stata raggiunta la parità perfetta, nel maggioritario invece sono ancora gli uomini a essere in vantaggio ma non di molto. C’è però ancora un controllo da fare ed è quello sulla divisione nazionale fra i due generi che dev’essere entro la forbice del 60 e 40 percento. Chi non raggiunto quelle due percentuali è fuori.
Seggi in oscillazione. La Sardegna dovrebbe eleggere, come si sa, venticinque parlamentari, mail numero potrebbe cambiare. È risputo che rispetto al 2013 ci sarà un deputato in meno: da diciotto a diciassette, perché il diciottesimo era arrivato grazie ai resti. Anche questa volta i resti potrebbero essere a favore della Sardegna, con qualche posto in più e dipenderà molto dall’affluenza alle urne. Anche se per alcuni il complicato calcolo previsto dal Rosatellum, la ripartizione dei seggi non assegnati con il quoziente pieno avverrà su base nazionale e dopo aver verificato chi avrà superato i vari sbarramenti, e potrebbe riservare persino qualche sorpresa negativa per la Sardegna. (ua)