La Nuova Sardegna

Lavoro, avanti adagio Bene i giovani, giù le donne

di Silvia Sanna
Lavoro, avanti adagio Bene i giovani, giù le donne

Disoccupazione al 17%. Leggera ripresa grazie ai contratti a termine

22 marzo 2018
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SASSARI. La ripresa procede a piccoli passi, a volte appena impercettibili, segnati da pause, marcia indietro e nuovi balzi in avanti. Il mondo del lavoro nell’isola arranca e fatica a uscire dalla crisi devastante iniziata 10 anni fa. I dati elaborati dalla Regione e incrociati con le rilevazioni Istat però confermano che i segnali di vita ci sono. E che la Sardegna viaggia a velocità superiore rispetto alle regioni del Mezzogiorno ma con il freno a mano tirato rispetto alla media nazionale. Il dato più significativo è quello sulla disoccupazione: in Sardegna alla fine del 2017 la percentuale era del 17%, nel Mezzogiorno 19,4%, la media italiana 11,2%. Una situazione quasi fotocopia rispetto al 2016, con un calo percentuale in Sardegna dello 0,3%. Troppo poco per sorridere ma gli spunti per guardare con un pizzico di fiducia al futuro non mancano. Su tutti il calo della disoccupazione giovanile: per quanto riguarda la fascia 15-29 anni l’isola sembra infatti avere ingranato la marcia giusta con 36,6% totale e 6 punti e mezzo in meno rispetto al 2016, che diventano 10 nella fascia d’età compresa tra 15-24 anni.

I disoccupati. In quattro anni, dal 2014 al 2017, il tasso di disoccupazione globale è sceso in Sardegna dal 18,6 al 17%. Dunque 1,6% in meno a fronte dell’1,2% del Mezzogiorno e dell’1,5% di media nazionale. Ma l’analisi dei dati relativi ai singoli trimestri aiuta a capire un po’ meglio l’andamento del mercato del lavoro in Sardegna e anche a spiegare il perché di illusioni e delusioni. Nel 2017 il terzo trimestre è stato in assoluto il migliore degli ultimi quattro anni: disoccupazione scesa al 14,6%, minimo storico, tra luglio e settembre. Oltre un punto più su rispetto all’analogo periodo del 2016. Numeri che hanno fatto esultare e credere che la crisi fosse superata. Ma il dato del trimestre successivo ha riportato tutti alla realtà: disoccupazione al 18,5% tra ottobre e dicembre, peggio di 12 mesi prima. La spiegazione è una sola: l’estate scorsa è stata quella del boom degli impieghi stagionali legati al turismo e al segmento complessivo dell’accoglienza. Vuol dire che un numero molto più alto di persone ha trovato un lavoro ma il contratto è scaduto al termine della stagione.

Gli occupati. Rispetto al 2016 l’elettroencefalogramma è praticamente piatto: l’isola non va indietro ma il passo avanti è quasi inconsistente, pari allo 0,2%. Il tasso di occupazione complessivo è 50,5%, 6 punti e mezzo in più rispetto al Mezzogiorno ma 7 e mezzo in meno rispetto alla media nazionale che segna una crescita leggermente superiore (0,8%). E nel dato sardo emerge qualche altra curiosità non positiva. Per esempio il fatto che, a differenza di quanto accade nel resto d’Italia, rispetto al 2016 è diminuito il numero di donne occupate: sono il 42,1% del totale (42,3 nel 2016) pari a 230mila lavoratrici (232mila nel 2016). Ma anche in questo caso c’è una spiegazione per il calo (0,8%) di donne occupate: l’isola “paga” il boom del 2015, quando la percentuale di lavoro femminile era cresciuta del 4,6%, un dato quasi da record a livello nazionale.

Attivi e inattivi. Se gli occupati in Sardegna sono 562mila e spiccioli, la forza lavoro è formata da oltre 677mila persone, di cui quasi 400mila uomini e 278mila femmine, con un lieve aumento solo dei primi. La forza lavoro è diminuita dello 0,3% rispetto al 2016 che a sua volta aveva fatto registrare una flessione (0,6%) rispetto al 2015. Un dato in negativo che non si riscontra nelle regioni del Mezzogiorno né nella media nazionale: in entrambi i casi la forza lavoro è aumentata dal 2016, rispettivamente dello 0,8 e dello 0,6%. E gli attivi? Il dato vede la Sardegna avanti rispetto al Mezzogiorno con il 61,1 % della popolazione attiva e un divario notevole tra uomini e donne. Oltre il 71% dei primi è attivo, mentre la percentuale di donne si ferma al 50: anche in questo caso c’è stata una flessione rispetto al 2016, mentre nel resto d’Italia il tasso di attività delle donne è aumentato.

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