La Nuova Sardegna

Un capodoglio spiaggiato dalle onde sulle coste del Sinis

di Claudio Zoccheddu
Un capodoglio spiaggiato dalle onde sulle coste del Sinis

Il cetaceo è lungo dieci metri e pesa cinque tonnellate  L’area è isolata, complicata la rimozione della carcassa

23 marzo 2018
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CABRAS. Per arrivare in quel punto della spiaggia è stata necessaria una mareggiata con i fiocchi. Esattamente come quella che ha spazzato le coste del Sinis negli ultimi giorni e che ha depositato nella spiaggetta di Punta Maimoni, sulle coste di Cabras, la carcassa di un esemplare di Capodoglio di una decina di metri e del peso stimato di circa 5 tonnellate.

Il ritrovamento. Il cetaceo è stato avvisato da un pescatore sportivo che cercava il punto migliore per approfittare della “scaduta”, una condizione del moto ondoso che si verifica dopo una mareggiata e che promette prede in quantità. Nonostante gli ottimi presupposti, il pescatore non aveva certo immaginato di catturare, anche se in senso lato, un esemplare di queste dimensioni. Dopo una prima occhiata, da uno degli angoli più sperduti delle coste del Sinis è partita una segnalazione indirizzata agli agenti del Copro Forestale di Oristano e ai biologi dell’Area marina protetta del Sinis che hanno raggiunto la spiaggetta seminascosta dagli scogli.

Le prime rilevazioni. «Per il momento possiamo dire che dovrebbe trattarsi di un’esemplare di sesso femminile lungo circa dieci metri – spiega Roberto Brundu, biologo marino dell’Amp –. Per capire cosa possa essere successo e quali possano essere le cause della morte del cetaceo sarà necessario attendere gli esiti dell’autopsia. La carcassa non presenta segni particolari, a eccezione di quelli causati dal fondale. Ovviamente mi riferisco ai lati visibili». Punta Maimoni, infatti, è un piccolo promontorio protetto da un fondale roccioso molto basso in cui il capodoglio è stato scaraventato dalle onde per poi essere trascinato fino a riva. E i segni dell’impatto del cetaceo sugli scogli sono evidenti sia sulla carcassa sia sulle rocce letteralmente spianate dal rotolamento dell’animale. «L’esemplare era già morto quando è arrivato sulla spiaggia – conclude Brundu – e purtroppo non sarà facile rimuoverlo». Il ritrovamento è stato segnalato all’istituto zooprofilattico di Sassari che si occuperà di indagare le cause della morte del capodoglio e agli specialisti dell’università di Padova, che si sono occupati della rimozione della carcassa della balena spiaggiata a Platamona qualche mese fa.

L’esperto. Il biologo Antonio Di Natale, segretario generale della Fondazione Acquario di Genova e responsabile dell’Atlantic Wide Research Programme for the Bluefin Tuna dell’Iccat sembra piuttosto sicuro di un elemento: «Certamente non è un cucciolo, soprattutto nel caso si tratti un esemplare di sesso femminile. Sullo stato della carcassa, invece, direi che l’animale sembrerebbe morto da qualche tempo. Guardando le foto mi sembra che il colore della pelle possa indicare uno stadio di composizione abbastanza avanzato. Sulle cause della morte, invece, solo un esame autoptico potrà aggiungere qualcosa a quelle che sono semplici congetture. Per dirne una, potrebbe essere morto dopo aver ingerito una busta di plastica. Oppure potrebbe essere stato un virus o, ancora, un’infezione particolarmente grave». Il biologo, poi, esclude che il ritrovamento del capodoglio sulle coste di Cabras possa essere legato in qualche maniera agli ultimi spiaggiamenti di grandi animali marini avvenuti a Platamona e, negli ultimi giorni, ad Aglientu: «Nel Mediterraneo non c’è alcuna moria di cetacei in corso, questo è sicuro – spiega Di Natale –. Si tratta di episodi del tutto naturali».

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