La Nuova Sardegna

La peste suina tiene in scacco gli allevatori

La peste suina tiene in scacco gli allevatori

L’Unità di crisi: «Debellato il virus, aumenterebbe molto il valore economico della produzione»

29 marzo 2018
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CAGLIARI. Se la Sardegna riuscisse a sconfiggere la pesta suina, avrebbe un potenziale enorme: «Da 150mila maiali potrebbe crescere fino a un milione di capi. Diventerebbe, a quel punto, un centro di riferimento internazionale non solo per la commercializzazione di prodotti d’alta qualità ma anche come serbatoio dei capi riproduttori da distribuire in Europa». Con questo risultato sicuro: il fatturato aumenterebbe di molto, fino a ipotizzare anche 2-3mila posti di lavoro in più nella filiera. Sono state queste le parole profetiche del direttore dell’assessorato all’agricoltura, Sebastiano Piredda, nell’aula della commissione agricoltura del Consiglio regionale. Al centro della riunione, convocata dal presidente Luigi Lotto del Pd, la proposta di legge per valorizzare l’allevamento dei suini. I problemi più pesanti sono appunto la peste suina e la parcellizzazione delle aziende. Sono 17mila in tutto, ma ormai con gli allevamenti ridotti al minimo fino al punto che se la Sardegna dovesse scendere al di sotto dei 150mila capi, la suinicoltura non potrebbe essere più considerata un settore produttivo. «È stata proprio la peste suina, presente da oltre quarant’anni, a mettere all’angolo gli allevamenti e renderli marginali nonostante le grandi tradizioni e l’alta qualità delle produzioni», ha sottolineato Alessandro De Martini, responsabili dell’Unità di crisi della Regione. «È quindi indispensabile vincere la guerra che abbiamo intrapreso – ha aggiunto l’assessore all’agricoltura Pier Luigi Caria –. Soprattutto dopo i risultati che abbiamo raggiunto in questi mesi e la disponibilità dimostrata dal ministero della salute di sostenerci in Europa nella richiesta che siano riaperte le esportazioni di carni suine e salumi, oggi invece oggi bloccate proprio a causa della peste suina». Anche i risultati delle ultime campagne di abbattimento sono stati presentati da De Martini. «La nostra azione determinata contro il pascolo brado ha ridotto di molto la zona rossa, quella dell’emergenza, con la percentuale dei suini positivi al virus che, a Talana e Villagrande, è scesa del 5 per cento, mentre la situazione rimane ancora critica a Orgosolo e Desulo dove la positività è sempre intorno all’80-90 per cento». Nella proposta di legge all’esame della commissione un capitolo importante è dedicato proprio agli allevamenti familiari molto diffusi in Sardegna: «Stabilisce finalmente regole chiare – ha sottolineato l’assessore – anche sulla tracciabilità e la certificazione delle carni e sarebbe un altro punto decisivo per il rilancio del settore». Tra l’altro la legge prevede anche un finanziamento importante per il rilancio economico e commerciale, ma «prima di tutto – ha ribadito De Martini – dobbiamo debellare la peste suina e grazie all’opera di informazione, la gente e i Comuni stanno iniziando a capire la portata del problema. Però sia chiaro: solo eliminando questa patologia la Sardegna potrà pensare a uno sviluppo economico della suinicoltura».

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