La Nuova Sardegna

La Nuova perquisita annullato il sequestro

di Marco Bittau
La Nuova perquisita annullato il sequestro

Il Tribunale del Riesame di Sassari ha accolto il ricorso dei legali Chironi e Desini Disposta la restituzione di documenti, pc e telefono alla cronista di giudiziaria 

11 aprile 2018
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OLBIA. Il tribunale del riesame di Sassari ha ordinato il dissequestro di documenti, computer, telefono e tablet prelevati dalla polizia giudiziaria nella redazione della Nuova Sardegna di Olbia il 27 marzo scorso. Tutto il materiale sequestrato (dopo minuziosa perquisizione), su ordine del procuratore facente funzioni Andrea Garau, dovrà ora essere restituito alla cronista Tiziana Simula che da mesi si occupa (e continuerà a occuparsi) delle inchieste che riguardano il tribunale di Tempio, sempre più palazzo dei veleni. Soddisfatti i difensori della Nuova Sardegna e di Tiziana Simula – gli avvocati Sebastiano Chironi e Antonello Desini – che hanno visto accolte dal tribunale le loro istanze di riesame.

Nel dettaglio, il provvedimento “annulla il decreto di sequestro probatorio emesso dal procuratore di Tempio con decreto del 27 marzo 2018 nella parte in cui lo stesso è stato disposto ed eseguito sul tablet e sulle chiavette usb nella disponibilità della ricorrente; revoca il decreto impugnato con riferimento agli altri oggetti in sequestro. Per l’effetto ordina il dissequestro e dispone la restituzione di tutti i documenti, supporti e dispositivi informatici a Tiziana Simula”.

Impegnata nelle cronache giudiziarie riguardanti il tribunale di Tempio (aste giudiziarie pilotate, magistrati indagati e sospesi dal servizio), Tiziana Simula a sorpresa si era ritrovata a sua volta indagata per rivelazione di segreto d’ufficio (articolo 326 del codice penale), una norma che considera i pubblici ufficiali, non i giornalisti. Il “segreto” contestato sarebbe la pubblicazione di un esposto presentato da Francesco Mazzaroppi, ex presidente del tribunale di Tempio e della corte d’appello di Sassari, indagato per la vicenda delle presunte aste pilotate in tribunale. L’esposto – giornalisticamente parlando, uno scoop – chiamava in causa altri due magistrati, l’ex procuratore di Tempio Domenico Fiordalisi e il pm di Roma Stefano Rocco Fava, accusati di aver insabbiato un’inchiesta per bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della società Cavallino bianco srl appartenuta al defunto imprenditore di Arzachena Sebastiano Ragnedda. L’esposto era indirizzato al procuratore di Tempio che, a sua volta, per competenza lo aveva trasmesso alla Procura di Perugia per le eventuali indagini. Per conoscere la fonte dell’articolo riguardante l’esposto il procuratore di Tempio aveva disposto perquisizione e sequestro nella redazione di Olbia.

@marcobittau. ©RIPRODUZIONE RISERVATA



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