La Nuova Sardegna

Il guru di Google: i robot non rubano il lavoro agli uomini

Gianna Zazzara
Il guru di Google: i robot non rubano il lavoro agli uomini

Parla Hal Varial, economista, docente emerito di Berkeley, ad Alghero per un seminario del Crenos e dell'università di Sassari: «I ragazzi sardi devono studiare, il futuro è nelle loro mani»

23 giugno 2018
4 MINUTI DI LETTURA





ALGHERO. «Quando sarà venduta l’ultima copia della Nuova Sardegna? Guardi, la carta stampata avrà al massimo altri dieci anni vita e i giornali saranno sempre di meno. Ma mi hanno detto che in Sardegna c’è un’altissima concentrazione di centenari, quindi il vostro giornale continuerete a venderlo ancora per parecchio, dal momento che ormai a comprare i giornali sono rimasti solo gli anziani. I ventenni, le notizie, le leggono online». A vederlo seduto a un bar, ai bastioni, ad Alghero, mentre sorseggia un tè, non si direbbe che questo signore di 69 anni sia il guru di Google, uno dei colossi che sta investendo nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, la frontiera dell’innovazione tecnologica. Hal Varian, pantalone beige, camicia sbottonata e bretelle, è professore emerito di economia a Berkeley. Sul suo manuale “Microeconomia” si sono formati migliaia di studenti di tutto il mondo. Il professore, capo economista di Google, ieri era ad Alghero ospite del nono workshop di economia dell’informazione, politica economica e finanza organizzato dal Crenos e dal dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’università di Sassari in collaborazione con l’ateneo di Cagliari, l’università di Chicago e il Banco de Espana.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.16995405:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.16995405:1653493389/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Nel suo discorso Varian ha parlato di robot, di futuro, di come cambierà il mondo del lavoro, in termini entusiastici. «I robot non ruberanno il lavoro agli uomini – assicura – Anzi, li libereranno dalle mansioni più noiose. Spariranno i lavori meno qualificanti, questo sì ed è un bene, ma ci sono molte professioni nelle quali il robot non potrà sostituire l’uomo. Penso, ad esempio, a chi deve prendersi cura delle persone. Alle professioni che richiedono un contatto con i clienti. Anche in agricoltura non tutto può essere automatizzato: solo l’uomo può raccogliere le fragole o le mele. I lavoratori a basso costo saranno sostituiti, questo sì, ma non bisogna aver paura del futuro. La tecnologia migliorerà la nostra vita, com’è accaduto finora. Il lusso di oggi è la normalità di domani».

Secondo le previsioni dell’economista, il futuro potrebbe essere roseo per i lavoratori di domani. «In tutto il mondo occidentale, Italia in testa, ma anche in Giappone e in Corea del sud, c’è un grande problema demografico per cui in futuro non ci saranno tutti i lavoratori che servono». E come bisogna prepararsi per essere sicuri di conquistare un posto di lavoro? «I giovani devono studiare, studiare e studiare. Soprattutto tecnologia e medicina. Poi devono buttarsi nel mercato del lavoro, fare più esperienze possibili per capire cosa li appassiona». Professore, la Sardegna è la regione italiana dove nascono meno bambini, la disoccupazione giovanile è alle stelle. «Guardi, non conosco la vostra situazione ma vi assicuro che è una condizione che stanno vivendo tutti i paesi occidentali. Come convincere i giovani a fare figli? La colpa è della crisi economica. Anche negli Usa nei periodi di depressione i saldi demografici erano negativi, poi sono risaliti con la crescita. Ovviamente per uscire dalla crisi ci vuole la volontà politica». E le prospettive per l’isola? Potrebbe diventare la nuova Silicon Valley europea? «La Silicon Valley è un ecosistema unico al mondo, ci sono università e centri di ricerca d’eccellenza in grado di attirare talenti da ogni parte del mondo, ci sono un’industria e un’amministrazione che funziona e una cultura imprenditoriale che tutti ci invidiano. In Sardegna avete tutto questo?».

Infine, il giornalismo, la grande passione di Hal Varian. Scrive spesso sul Financial Times, è stato per anni editorialista del New York Times. Nel 2013 ha vinto il premio “È giornalismo”, fondato da Indro Montanelli e Giorgio Bocca. «L’informazione di qualità non sparirà, anzi, diventerà decisiva per decifrare il mondo che ci circonda. Certo, il tempo delle news generiche è finito, le trovi dappertutto ormai, su internet, sui social, non interessano più nessuno. Quello che il lettore vuole è un contenuto di qualità, qualcosa di unico che può trovare solo su quel giornale. Anche Google sta sostenendo il giornalismo di qualità con un fondo dedicato ai progetti editoriali innovativi. Sono convinto che ci sia un futuro per i giornali, soprattutto per quelli locali, come il vostro. Sono le storie locali ad appassionare il lettore». Tutto bene, quindi? «Il problema degli editori è che i giornali sono molto costosi. La metà dei costi se ne va in stampa e in distribuzione, solo il 15% serve a pagare i giornalisti». La soluzione? «Basta eliminare la carta – suggerisce Varian – Già oggi negli Stati Uniti e nel Regno Unito i giornali di successo, dal New York Times al Wall Street Journal, dal Washington Post al Time, hanno installato un paywall, un abbonamento per leggere le notizie online che sta funzionando molto bene. Certo, il merito è anche di Trump. Da quando è stato eletto le vendite dei giornali, anche quelli cartacei, sono esplose. Sicuramente succederà la stessa cosa anche in Italia ora che c’è Salvini».
 

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative