I sindacati: l’azienda faccia retromarcia
Langiu, Cisl: spostamenti senza una logica. Contini, Ugl: sono come licenziamenti
30 giugno 2018
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SASSARI. Pronti a tutto per far fare retromarcia alla azienda. I sindacati sono sul piede di guerra. La notizia dei 51 trasferimenti ha preso in contropiede anche loro, convinti che dopo il drammatico accordo del 2016 ai lavoratori di Meridiana, oggi Air Italy, sarebbero state risparmiati altri schiaffi. Si sbagliavano. L’azienda ha deciso di trasferire 51 dipendenti, una media di età tra i 45 e i 50 anni, da Olbia a Malpensa. «Air Italy sta ponendo in essere degli spostamenti che non hanno alcun tipo di ragione dal punto di vista industriale – attacca Gianluca Langiu, segretario provinciale della Fit Cisl –. In tutto il mondo sponsorizzano il telelavoro, da noi spostano la gente. La nostra è un’azienda che esiste da 55 anni e quelle attività vengono fatte a Olbia da 55 anni per servire le varie basi in Italia. Non ha un senso logico tutto quello che sta succedendo. L’azienda sta disattendendo accordi fatti a livello ministeriale. Un’enorme mancanza di rispetto per le istituzioni sarde, in particolare per la Regione, che ha accompagnato fin dall’inizio la vertenza Meridiana, facilitando i rapporti tra il vecchio management e la Qatar Airways».
Langiu cita il governatore Francesco Pigliaru e l’ex ministro Graziano Delrio. «Hanno fatto in modo che l’accordo andasse in porto e ora l’azienda, anziché mantenere i livelli occupazionali, dà al nostro territorio un ulteriore colpo che non può essere tollerato dalla politica». Il segretario della Fit Cisl racconta di un «clima molto teso, i lavoratori fanno molta fatica a comprendere il senso e ad accettare quello che sta accadendo. Abbiamo chiesto all’azienda un incontro per il 4. Loro lo hanno convocato a Roma, noi invece, essendo un’operazione che impatta su questo territorio, vogliamo che si faccia a Olbia. La politica locale si deve fare sentire tutta. Mi auguro che nelle prossime ore faccia sentire la sua voce anche il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, finora in silenzio».
Rabbia e delusione anche tra le fila della Ugl Ta. «Nell’incontro con l’azienda ribadieremo la nostra contrarierà a questa operazione – afferma il segretario regionale Nicola Contini –. Faremo di tutto perché questi posti di lavoro restino in Sardegna, a Olbia. Sono tutti asset. Un piano di volo può essere fatto a Olbia come a Katmandu. Non ha senso spostarle a Malpensa. Portarle in un altro territorio equivale a licenziarle». Contini rivendica la scelta di firmare l’accordo del 2016 «che ha permesso a questa azienda di avere nuova linfa e nuovi sviluppi, ma su questa decisione non siamo affatto d’accordo. La rigettiamo e chiediamo all’azienda di tornare sui suoi passi. Ed è quello che ci auguriamo, anche perché nessuno ha voglia di ritornare alla guerre, alle tensioni del passato. Pertanto, faremo tutto ciò che è nelle more del sindacato per contrastare questa scelta». (al.pi.)
Langiu cita il governatore Francesco Pigliaru e l’ex ministro Graziano Delrio. «Hanno fatto in modo che l’accordo andasse in porto e ora l’azienda, anziché mantenere i livelli occupazionali, dà al nostro territorio un ulteriore colpo che non può essere tollerato dalla politica». Il segretario della Fit Cisl racconta di un «clima molto teso, i lavoratori fanno molta fatica a comprendere il senso e ad accettare quello che sta accadendo. Abbiamo chiesto all’azienda un incontro per il 4. Loro lo hanno convocato a Roma, noi invece, essendo un’operazione che impatta su questo territorio, vogliamo che si faccia a Olbia. La politica locale si deve fare sentire tutta. Mi auguro che nelle prossime ore faccia sentire la sua voce anche il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, finora in silenzio».
Rabbia e delusione anche tra le fila della Ugl Ta. «Nell’incontro con l’azienda ribadieremo la nostra contrarierà a questa operazione – afferma il segretario regionale Nicola Contini –. Faremo di tutto perché questi posti di lavoro restino in Sardegna, a Olbia. Sono tutti asset. Un piano di volo può essere fatto a Olbia come a Katmandu. Non ha senso spostarle a Malpensa. Portarle in un altro territorio equivale a licenziarle». Contini rivendica la scelta di firmare l’accordo del 2016 «che ha permesso a questa azienda di avere nuova linfa e nuovi sviluppi, ma su questa decisione non siamo affatto d’accordo. La rigettiamo e chiediamo all’azienda di tornare sui suoi passi. Ed è quello che ci auguriamo, anche perché nessuno ha voglia di ritornare alla guerre, alle tensioni del passato. Pertanto, faremo tutto ciò che è nelle more del sindacato per contrastare questa scelta». (al.pi.)