La Nuova Sardegna

Il settore del caro estinto benedice la legge regionale

di Antonello Palmas
Il settore del caro estinto benedice la legge regionale

Due convegni degli operatori delle agenzie per illustrare la nuova legge «Ci sono voluti 4 anni ma ora abbiamo delle regole certe a cui ci si deve attenere»

26 settembre 2018
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SASSARI. Un settore destinato a non morire mai, non per particolari leggi di mercato ma per motivi più... terreni. È quello funerario e cimiteriale, per il quale la Sardegna era una delle due regioni italiane a non essersi ancora dotate di una legge apposita. Pecca cui dal 25 luglio scorso il Consiglio regionale ha rimediato approvando una legge di riordino auspicata da tempo. «Ci sono voluti quattro anni – dice il presidente regionale di Federcofit, Ernesto Leonori – Si tratta di oltre 50 articoli sui vari temi. La Regione ha optato per una legge più di dettaglio, senza dover ritornare in Consiglio per la discussione di regolamenti attuativi: gli atti conseguenti alla legge impegnano la Giunta ad emanare specifiche deliberazioni sui temi di competenza definiti dalla legge varata e senza ulteriori discussioni consiliari.

Di questo si parlerà domani a Sassari (ore 17, hotel Carlo Felice) e venerdì nella replica a Cagliari in due convegni organizzato dall’associazione di categoria per fare il punto sulle novità introdotte. Ci saranno il vicepresidente Federcofit Giovanni Cacciolli, il consigliere Pd Piero Comandini che ha proposto la legge 32 e i colleghi del Pds Gianfranco Congiu e Augusto Cherchi, tra i primi firmatari.

L’argomento morte è sempre un tabù, come avranno reagito gli albergatori all’idea di ospitare centinaia di operatori delle imprese funebri? «Ci hanno accolto a braccia aperte, come sempre – dice Leonori – d’altra parte non ci sarà un segno che rilevi la tipologia dei convenuti, dobbiamo solo parlare. Già tre anni fa ci riunimmo in un centinaio per opporci a un tentativo di legge nazionale che avrebbe fatto sparire la metà degli associati». Chiara la soddisfazione per l’avvento della normativa che vuole «reinquadrerà tutto il settore, indicando ad esempio la carta d’identità di chi fa l’operatore funebre, o che norma i servizi cimiteriali, ma anche le cremazioni». È brutto dirlo, ma la legge dovrebbe seppellire il caos del settore dovuto anche a un eccesso di offerta. Leonori fa i conti: «In Sardegna ci sono 12-13 mila morti l’anno e 400 agenzie, un numero spropositato rispetto alle esigenze».

E nel far west la concorrenza più o meno sleale rischia facilmente di mandare in crisi la piccola agenzia di un paese: «Prendiamo il caso di un centro dove ci sono 15-18 decessi l’anno e dove opera un’impresa di onoranze funebri – piega Leonori – . Sinora bastava una semplice marca da bollo e una Scia in Comune per aprire l’attività e mandare in crisi l’altra, e pazienza se non avevi il carro funebre e i dipendenti, che si potevano prendere in prestito. Ora la legge ti obbliga a essere attrezzato con mezzo, uomini, rimessa. E se occorre, puoi attingere a un centro servizio che non può comunque essere improvvisato, non può essere la coop che si occupa anche di verde pubblico, ma deve rispettare certi parametri».

E poi tra gli articoli si parla di formazione, un altro modo per scoraggiare i furbetti della pompa funebre: occorreranno attestati per fare il direttore tecnico, l’autista, il necroforo. «Prima c’era il vuoto e ognuno faceva un po’ come voleva – dice Leonori – e le amministrazioni non potevano opporsi. Ora invece c’è una regolamentazione di tutti gli aspetti, come le case funerarie (strutture per accogliere le salme per l’osservazione finale nelle prime 24 ore dal decesso) e le case di commiato (quelle alternative alle sale mortuarie ospedaliere), per evitare che ogni sgabuzzino possa essere trasformato impunemente a questo scopo. Serve anche a tutelare il dolore dei parenti e a rispettare le persone scomparse, che non sono dei pacchi postali. Le famiglie dei defunti potranno affidare con maggiore serenità questi incarichi così delicati. Quando si entra in una casa dove è venuto a mancare qualcuno occorre professionalità, non è un’attività qualsiasi. A questo servono la formazione e la regolamentazione».

Quattro anni per arrivare a una legge. «Eravamo visti come marziani, ci si chiedeva cosa volessimo. Si tratta di un settore – dice Leonori – che dà poca pubblicità al politico in chiave elettorale». Eppure sempre di urne si parla.

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