La Nuova Sardegna

Pigliaru: riparte la sfida per riavere i nostri soldi

Pigliaru: riparte la sfida per riavere i nostri soldi

La battaglia sugli accantonamenti, il governatore: cerchiamo un’intesa «L’isola costretta a lasciare oltre 600 milioni e nessuno ci ha mai detto perché»

02 ottobre 2018
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CAGLIARI. L’ultima sfida per ottenere indietro dallo Stato almeno una parte dei 684 milioni, sono quelli con cui dal 2012 la Sardegna contribuisce a risanare il debito pubblico nazionale, non è una nuova battaglia. È la prosecuzione di quella «cominciata con i precedenti governi e sempre per gli esagerati accantonamenti di questi anni». È stato questo il primo commento del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, all’indomani della lettera inviata dall’assessore al bilancio Raffaele Paci al ministro dell’economia Giovanni Tria. Una lettera ovviamente concordata fra presidente e vicepresidente della Giunta soprattutto nella parte in cui è la Regione a sollecitare «un ricalcolo del prelievo visto che sembra essere venuta meno l’austerità nei conti nazionali».

Un’arma in più. Per Pigliaru la decisione del governo Conte di aumentare il debito pubblico è «un motivo in più che abbiamo voluto mettere sul tavolo, con l’obiettivo di chiarire una volta per tutte criteri e tempi dei sacrifici che sono stati chiesti finora ai sardi e soprattutto di quelli decisi in maniera unilaterale dagli ultimi due governi», quelli guidati dal centrosinistra. Per poi sottolineare: «In passato e in diversi vertici a Roma, abbiamo sollecitato le stesse spiegazioni al precedente ministro all’economia Pier Carlo Padoan, ma mai ci sono arrivate risposte soddisfacenti». A questo punto, entrato in carica il governo Lega-Cinque stelle, la Regione ha deciso di riprendere in mano il bandolo della storica vertenza: «Noi – ha detto Pigliaru – puntiamo a un'intesa che ristabilisca cifre ragionevoli e fissi finalmente regole certe». La Sardegna da troppo tempo è costretta a lasciare oltre seicento milioni nelle casse dello Stato e «ancora non c’è stato detto perché ed è un perché che ora abbiamo ancor di più diritto di sapere alla luce delle politiche economiche annunciate dal governo Conte».

Manovra da scoprire. Nella prossima Finanziaria nazionale – – ha sottolineato Francesco Pigliaru – «sembra essere infatti venuta meno l’enfasi che c’è stata finora sul problema del debito nazionale e quindi potrebbe aprirsi un nuovo scenario. Ed è quello in cui, ad esempio, potrebbero essere ricalcolati proprio gli accantonamenti a carico delle Regioni». Ma da economista qual è il governatore è andato oltre: «Da quanto è stato annunciato, in questi giorni da Palazzo Chigi, sembra di capire che lo Stato aumenterà il debito non per gli investimenti, ma far fronte alla spesa corrente, e questa scelta mi lascia perplesso». Però prima di esprimere un giudizio definitivo Pigliaru vuole leggere la prossima manovra sulla carta. «Mancano ancora troppi tasselli – ha detto – e oggi l’attuale etichetta (lanciata dai Cinque stelle) di “prima Finanziaria del popolo” mi sembra come minimo ambiziosa se non velleitaria. Quindi, prima di festeggiare dai balconi, qualcuno deve dimostrarci ancora che l’aumento del debito pubblico non si trasformerà invece solo in un maggior debito per le famiglie e non nell’annunciata crescita del Prodotto interno lordo . Lo dico da economista: se alla fine il risultato fosse questo, sarebbe un errore».

Effetti collaterali. Nelle prossime settimane anche la Regione metterà in cantiere la sua Finanziaria. Tra l’altro oggi è stato convocato un vertice di maggioranza per discutere nel centrosinistra «preliminari e obiettivi della manovra», sarà l’ultima di questa legislatura. Pigliaru non s’è lasciato andare a nessuna indiscrezione e neanche ha detto se nei conti potrà esserci persino qualche strappo con il governo Conte. «Vedremo – ha detto – abbiamo ancora un po’ di tempo a disposizione e stiamo studiando diverse ipotesi». Forse alcune scelte dipenderanno anche dal tenore della risposta del ministro Tria alla lettera «se è finita l’austerità, allora basta con gli accantonamenti. (ua)

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