La Nuova Sardegna

La denuncia 

La Cisl bancari: «No alla chiusura delle filiali sarde»

CAGLIARI. La possibilità che alcuni istituti di credito nazionali abbiano intenzione di chiudere il 25 per cento delle filiali e trasferire parte delle lavorazioni – così sono chiamate – in altre...

13 ottobre 2018
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CAGLIARI. La possibilità che alcuni istituti di credito nazionali abbiano intenzione di chiudere il 25 per cento delle filiali e trasferire parte delle lavorazioni – così sono chiamate – in altre regioni preoccupa la segreteria regionale della Fiirst-Cisl. «Ribadiamo – si legge in un comunicato – la nostra contrarietà a piani industriali che ridefiniscano il lavoro svolto dal Banco di Sardegna, della Banca di Sassari e da Banca Intesa nella penisola se non addirittura in Europa. Lo spostamento – scrive il sindacato – di parte dell’attività bancaria avrà soprattutto questo effetto: farà accumulare ulteriori ritardi, in Sardegna, nel sempre più necessario ricambio generazionale». Secondo la First Cisl «la popolazione dei dipendenti bancari, nell’isola, ha un’età media molto alta, condizionata dal Banco di Sardegna, dove la gran parte del personale supera i 50 anni. È un invecchiamento – prosegue la segreteria regionale – che è stato reso possibile dalle trasformazioni dell’ultimo decennio, con una perdita di autonomia da parte delle stesse banche e con strutture di governo accorpate. Tutto questo ha impedito l’ingresso di giovani nella filiera delle aziende bancarie». Per la First Cisl è «arrivato il momento di vigliare sui piani industriali degli istituti di credito, ma anche sul piano delle pensioni varato dal nuovo Governo. Quindi in questi mesi, l’impegno del sindacato sarà massimo per evitare lo stravolgimento della filiera bancaria in Sardegna».

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