La Nuova Sardegna

Resti umani nella grotta mistero nel Supramonte

di Kety Sanna
Resti umani nella grotta mistero nel Supramonte

Orgosolo, gli scheletri di almeno due persone scoperti da un escursionista 

27 ottobre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





ORGOSOLO. Dalle grotte del Supramonte e dagli anfratti inesplorati delle montagne della Barbagia riaffiorano nuovi segreti. È mistero sui resti di alcuni scheletri trovati da un escursionista in località Su Suercone, luogo impervio di rocce granitiche paradiso per i mufloni, a 15 chilometri da centro abitato di Orgosolo. Due teschi e una cinquantina di ossa sono riaffiorati sotto un costone di roccia franato a seguito delle ultime e violenti piogge che si sono abbattute in tutta l’isola.

A fare la scoperta, la settimana scorsa, un esperto conoscitore della zona che si era incamminato verso Su Suercone, passando da Pratobello. L’esploratore attratto da quelle macchie chiare che spuntava dal terreno polveroso, mutato di recente dall’acqua piovana, solo una volta giunto a pochi metri si è reso conto che si trattava di resti umani.

Senza toccarli ha segnalato la macabra scoperta ai carabinieri indicando loro il punto esatto in cui li avrebbero potuti trovare in una zona non facilmente raggiungibile se non dopo qualche ora di faticosa camminata.

Le condizioni meteo però, poco favorevoli nei giorni a seguire, hanno fatto saltare il sopralluogo degli inquirenti che hanno atteso la fine delle piogge per far partire le indagini. Così martedì scorso i militari della squadriglia di Pratobello e della stazione di Orgosolo, coordinati dai colleghi della Compagnia di Nuoro, dopo una lunga marcia, seguendo le coordinate dettate dall’escursionista hanno ritrovato sotto un costone franato i resti di almeno due individui in discreto stato di conservazione.

Una cinquantina le ossa recuperate e “repertate”, tra femori e bacini, che una volta raccolte sono state messe al sicuro per essere analizzate.

I resti erano sparsi in un’area vasta alcune decine di metri quadri che, ispezionata palmo a palmo, non ha restituito però altri particolari utili alle indagini. Reperti che, ipotizzano gli investigatori, potevano trovarsi all’interno di una dolina che nessuno fino ad allora aveva mai notato e che solo la furia dell’acqua è riuscita a scoperchiare.

Del singolare ritrovamento è stato immediatamente informata la magistratura (titolare dell’inchiesta è il pubblico ministero Ilaria Bradamante) che ora dovrà incaricare il medico legale per riuscire a stabilire la presunta epoca del decesso. Sarà lo specialista (con molta probabilità l’anatomopatologo Vindice Mingoni) a fornire agli inquirenti qualche dettaglio in più sulla scoperta. Al momento non viene esclusa nessuna ipotesi investigativa: certo è che il magistrato intende arrivare presto alla soluzione del giallo. Verificare a chi appartengano quelle ossa non sarà certo facile; se fossero di uomini o donne è ancora troppo presto per dirlo.

Non è escluso neppure che venga ordinata l’analisi del Dna per un’eventuale comparazione con il lungo elenco delle persone di cui non si hanno più notizie da decenni. Anche ieri, infatti, si è subito pensato che si trattasse di resti di sequestrati morti durante la prigionia.

Storie che evocano fantasmi e fanno sanguinare ferite mai rimarginate. Episodi che da un lato aprono uno spiraglio sia per le famiglie degli scomparsi che riprendono a sperare di poter avere indietro i resti dei propri cari, che per gli stessi investigatori che si augurano, prima o poi di poter chiudere definitivamente fascicoli polverosi, rimasti aperti per lunghi anni.

I resti recuperati finora, però, non sono serviti a chiarire i tanti misteri sul periodo buio dei sequestri che continua a rimanere uno dei momenti più tormentati e dolorosi della storia della Sardegna, in particolare della Barbagia. L’ultimo ritrovamento di ossa umane sempre sui monti di Orgosolo, risale al 2014, quando il ciclone Cleopatra fece riemergere una decina di scheletri in una grotta vicino al Rio Flumineddu.



Primo piano
Cronaca

Valledoria, svuota il conto della suocera: «A fare i bonifici ci penso io»

di Luca Fiori
Le nostre iniziative