La Nuova Sardegna

Il Comitato difende il principio di insularità

Il Comitato difende il principio di insularità

L’ex presidente della Consulta ne ha bocciato l’inserimento nella Costituzione Frongia: norma necessaria per avere pari opportunità con le altre regioni

29 ottobre 2018
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SASSARI. A Valerio Onida il principio di insularità nella Costituzione non piace. Già in passato si era detto contrario al suo inserimento nella Carta, ora lo ha ribadito con più forza. «L’insularità è una situazione di fatto che richiede misure e politiche europee, nazionali e regionali – ha dichiarato l’ex presidente della Consulta in una intervista alla Nuova – ma non mi pare abbia senso un referendum per introdurre il principio nella Costituzione». Più che cambiare la Carta, secondo Onida, «bisogna dare gambe alla specialità, si tratta di riconoscere un dato di fatto e di tradurlo in provvedimenti concreti». La presa di posizione del numero uno dei costituzionalisti italiani, come è facile immaginare, non piace a chi, invece, in questi anni si sta battendo proprio per portare a casa il risultato dell’insularità nella Carta. «Ho il massimo rispetto per il professor Onida ma non capisco perché mostri questa contrarietà – dichiara Roberto Frongia, presidente del comitato per l’insularità nella Costituzione –. Tra l’altro ormai siamo andati oltre il referendum. Abbiamo presentato una proposta di legge, a cui è già stato assegnato un numero, e mi auguro presto venga discussa dal Parlamento. Onida la pensa diversamente dal presidente della Repubblica e dal presidente del Senato che hanno invece riconosciuto la necessità di inserire all’interno della Carta quel principio che a detta di molti costituzionalisti sarebbe decisivo per noi sardi».

Frongia, che guida un comitato trasversale con esponenti di tutti i partiti, parla di un’isola compatta a favore di questa battaglia. «Sono veramente pochi gli oppositori a questa richiesta che, ribadisco, non è solo del popolo sardo ma di tutte le isole. Abbiamo raccolto oltre 100mila firme in tutta Italia, grazie al grande contributo degli emigrati della Fasi. Un numero altissimo. E sinceramente non capisco le ragioni di chi si dice contrario. È indubbio che la Sardegna sia un’isola, ma anche che sconti enormi criticità a causa della sua insularità. Noi paghiamo miliardi di euro per fare fronte a questa criticità. Non capisco perché questi pochi sardi non ritengano necessaria l’insularità nella Costituzione. E quando si dice che gli strumenti per avere pari opportunità con le altre regioni esistono già, bisogna ricordare che quegli stessi strumenti non ci hanno consentito di ottenere quel risultato».

Per Frongia, ex assessore regionale dei Riformatori, la battaglia si combatte su due fronti: un fronte politico trasversale, che vede all’opera tutti i partiti, e uno territoriale, che vede i sardi uniti nella lotta con i siciliani. «Nessuno può mettersi la medaglia del’insularità, è una battaglia di tutti i partiti a cui tutti abbiamo dato il nostro apporto. E la proposta di legge arriva al traguardo se tutti si assumono un pezzo di responsabilità». La lotta per il principio di insularità vede impegnati esponenti di primo piano di centrosinistra (il presidente Ganau e l’ex senatore Uras su tutti), centrodestra (la consigliera Zedda e il senatore Floris in primis) e della cultura, come l’ex assessora Mongiu. Ma anche esponenti di partiti all’inizio freddi, come Lega, Psd’Az e M5s, si sono convertiti. «Abbiamo chiesto ai partiti di tenere la questione dell’insularità fuori dalla campagna elettorale perché tutti se la possono intestare, tutti potranno dire di essere stati protagonisti nel raggiungimento di questo risultato». (al.pi.)

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