Seggiovia sul Bruncuspina: a Fonni l’attesa è finita
L’impianto di risalita sul Gennargentu sarà inaugurato entro la fine del 2018
FONNI. L’idea di realizzare un impianto di risalita sul Bruncuspina, con i suoi 1829 metri la seconda vetta più alta della Sardegna, ha animato per decenni i sogni degli operatori turistici di Fonni. E ora che gli anni sono passati e che il traguardo è vicino, anzi vicinissimo, non bisogna sbagliare l’ultimo fondamentale passaggio: quello che riguarda la scelta di chi dovrà gestire l’impianto.
Dal taglio del nastro alla gestione il passo è breve. Nel paese, dove hanno atteso per trent’anni che il Piano neve diventasse realtà, nessuno vuole mettere il piede in fallo. «Il rischio di trasformare questa opera, costata tanto in termini economici e di attesa, nell’ennesima cattedrale nel deserto è grande. E noi non vogliamo certo commettere questo sbaglio» dice il sindaco di Fonni, Daniela Falconi. Che in trepida attesa dell’inaugurazione dell’innovativa seggiovia, prevista per la fine dell’anno mentre l’intera struttura sarà ultimata nel 2019, guarda già al futuro. L’associazione temporanea di imprese costituita tra una ditta locale e una del Nord Italia specializzata nella costruzione degli impianti che portano alle piste da sci, dal 29 agosto del 2017 sta lavorando a tappe forzate. Ha, da contratto, quasi 300 giorni di tempo per portare a compimento l’imponente opera pubblica che prevede una serie di interventi e la realizzazione di un rifugio. Non che l’amministrazione, in questo tempo sia a rimasta con le mani in mano.
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Nell’ultimo anno, il primo cittadino ha avviato un tavolo di confronto chiamando in causa tutti i suoi concittadini per decidere e discutere assieme quali siano le modalità migliori per gestire l’impianto, destinato a diventare un importante tassello nel panorama del turismo delle zone interne. Falconi ha chiamato a raccolta operatori turistici ed economici, scuole e associazioni. Chiunque avesse a cuore il futuro di un progetto travagliato ma inseguito sino alla spasimo dalle amministrazioni comunali che si sono susseguite, ha potuto dire la sua. «In molti – sottolinea ancora l’amministratore comunale –, e io sono d’accordo con loro, hanno ipotizzato che la soluzione migliore possa essere quella di una società di gestione a capitale misto, in cui sia il pubblico che il privato possano recitare un ruolo». E c’è di più: il Comune di Fonni, proprietario dell’impianto finanziato con 5 milioni di euro quando a capo della giunta regionale c’era Renato Soru, ha una richiesta ben precisa da fare ai vertici regionali. «Crediamo che di questa società mista – sottolinea il primo cittadino – debba far parte anche la Regione, a garanzia e della riuscita di una scommessa che riguarda l’intero territorio». Questa scommessa si potrà vincere solo se Fonni metterà in campo le energie migliori. «Il turismo e lo sviluppo turistico – dice ancora il sindaco, erede di una famiglia che ha segnato l’inizio del turismo nelle zone dell’interno – funzionano solo se sono corali, se abbracciano imprese, cittadini, territorio e se riescono a mettere a sistema chiunque. Non basta il turismo per uscire dalla crisi e risolvere i nostri problemi, non basterà una seggiovia che aspettiamo da anni, ma possiamo seriamente crescere». Nei tavoli in cui si discuteva di progettazione territoriale si è parlato molto della gestione degli impianti con piani dei conti e analisi dettagliate tuttavia il confronto non si è ancora esaurito. «Nei prossimi tavoli si prenderanno decisioni che poi andranno a incidere sul futuro del progetto Bruncuspina e non solo».
Certo le problematiche non mancano a partire dall’utilizzo dell’impianto che, per ovvie ragioni climatiche, non potrà essere utilizzato tutto l’anno dagli sciatori. Si può sempre pensare ad un piano che consenta l’utilizzo della struttura durante tutto l’anno, anche nel periodo estivo, da parte di escursionisti e turisti Le potenzialità non mancano. Fonni, che può contare su 350 posti letto tra alberghi e bed and breakfast ai quali si aggiungono quelli della vicina Gavoi, è circondata da altre realtà importanti dal punto di vista culturale, ad esempio Mamoiada con le sue tradizioni popolari, e ambientale. «Non basterà il turismo invernale e della neve, non basterà il ristorante. Sicuramente non basterà nemmeno un solo privato per gestire un’opera strategica per tutto il territorio. Ma se non parliamo ora di come gestire al meglio l’impianto, dopo sarà molto più complicato. Ma io – conclude – ci credo: anche dopo trent’anni, i sogni si possono avverare».