La Nuova Sardegna

L'assessore regionale: «Basta con l'Aias, dipendenti e assistiti passano alla gestione pubblica»

Silvia Sanna
Una manifestazione dei lavoratori Aias, senza stipendio da 12 mesi
Una manifestazione dei lavoratori Aias, senza stipendio da 12 mesi

Convenzione in scadenza, dopo 50 anni è una svolta. Arru: «Sarà l’Ats a garantire le prestazioni»

21 novembre 2018
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SASSARI. La certezza è che nessuno rimarrà a terra, né tra i pazienti né tra i lavoratori. Sono tantissimi: circa 3500 i primi, di cui 300 ricoverati, dai 1000 ai 1200 i secondi. Per tutti c’è una data cerchiata in calendario: è il 31 dicembre 2018, giorno in cui sarà ufficialmente revocata la convenzione all’Aias, l’Associazione assistenza spastici fondata e gestita dalla famiglia Randazzo. L’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru garantisce che «non ci sarà alcuna interruzione dell’assistenza e a garantirla saranno gli stessi dipendenti che hanno lavorato sinora». A cambiare sarà il sistema: da privato convenzionato a pubblico. L’assessore Arru la chiama “sperimentazione gestionale”. Significa che il progetto è estendere gli obiettivi dell’Ats così da prendere in carico nelle strutture pubbliche anche i pazienti e gli organici che al momento fanno riferimento ai centri Aias. Una svolta che non è azzardato definire epocale, unica possibilità secondo Arru per garantire la continuità del servizio che verrebbe offerto dalle stesse persone con una logistica differente.

Stop alla convenzione. L’annuncio è di luglio: sulla base di una risoluzione del consiglio regionale l’Ats ha disposto la revoca della convenzione all’Aias, che dopo circa mezzo secolo perde così l’accreditamento con la Regione per le prestazioni sanitarie. La motivazione della revoca è contenuta nel nuovo contratto che regola i rapporti tra Ats e strutture convenzionate: in quel testo è stabilito che la non regolarità dei pagamenti ai dipendenti provoca la rescissione del contratto. E ai lavoratori Aias mancano all’appello circa 10 mensilità mentre i colleghi della Fondazione Stefania Randazzo denunciano un arretrato leggermente inferiore. Diverse volte negli ultimi anni i dipendenti sono entrati in rotta di collisione con la famiglia Randazzo per la scarsa puntualità dei pagamenti ma la situazione si è inasprita in particolare dal 2015, da quando per i lavoratori è iniziato un vero e proprio calvario per vedere riconosciuti i propri diritti. Una battaglia dura e difficile, nell’ambito della quale c’è stato anche il licenziamento di tre rappresentanti sindacali. A luglio l’annuncio dello stop, pochi giorni fa l’ordinanza del tribunale ordinario di Sassari che ha respinto per difetto di giurisdizione il ricorso presentato dall’Aias entrando nel merito del contenzioso, cioé il mancato pagamento degli stipendi.

Possibili scenari. L’associazione tramite i suoi legali ha già manifestato la volontà di non arrendersi. È altamente probabile che decida di presentare un nuovo ricorso, questa volta al tribunale amministrativo, per sollecitare la sospensione del provvedimento, portando tra le motivazioni proprio la necessità di garantire la continuità dell’assistenza che potrebbe venire meno dal 31 dicembre. «Per quanto ci riguarda – dice l’assessore Arru – non abbiano alcuna preclusione nei confronti dell’Aias e siamo disponibili a confermare la convenzione. A patto però che l’associazione paghi entro il 31 dicembre gli arretrati a tutti i dipendenti. Se questo non accadrà siamo pronti ad avviare un nuovo tipo di gestione pubblica, distribuita nei territori e offerta nelle strutture che fanno capo all’Ats.

L’impero Aias. Se ci sarà un passaggio di consegne, chi subentrerà dovrà farsi carico di una enorme mole di lavoro. Il sistema Aias-Fondazione Stefania Randazzo è infatti un punto di riferimento importante nell’ambito dell’assistenza socio sanitaria regionale. Un impero che conta 50 centri distribuiti in tutta l’isola, con una presenza più forte nel Cagliaritano, e 3 residenze sanitarie. La media di prestazioni giornaliere erogate oscilla tra 1150 e 1400, per un totale di 420-500mila all’anno: tutte rimborsate dalla Regione, dalle Asl, dai Comuni e in parte dai privati. Dal 2014 al 2018 complessivamente Aias e Fondazione hanno ricevuto quasi 130 milioni di euro, ma sulle cifre è scontro: i Randazzo denunciano infatti di vantare un credito nei confronti della Regione di circa 40 milioni e attribuiscono a questo ammanco i ritardi nei pagamenti degli stipendi.

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