La Nuova Sardegna

Stop al Cpr, la Regione: revoca imposta da Salvini

di Silvia Sanna
Stop al Cpr, la Regione: revoca imposta da Salvini

L’assessore Spanu: «Criteri cambiati, vogliono trasformarlo in una galera»

04 dicembre 2018
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SASSARI. Lo stop al Cpr di Macomer è solo una tessera del puzzle immaginato dal Decreto sicurezza: un tassello del nuovo sistema d’accoglienza che stravolge quello attuale, disintegrandolo. Pura teoria per ora, ma «le conseguenze sono facilmente immaginabili e saranno devastanti. Chi ha la responsabilità di ricoprire certi ruoli ed è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini, non può non sapere che cosa accadrà». L’assessore regionale Filippo Spanu, delegato alla gestione dei flussi migratori, si rivolge al ministro dell’Interno Salvini: ricorda che sia lui sia il presidente Pigliaru hanno più volte chiesto inutilmente un incontro per discutere di accoglienza e integrazione e dice che la revoca della gara per il Cpr a Macomer – insieme a tutte le altre novità inserite nel Decreto – provocherà «una enorme confusione, generando insicurezza nelle persone che invece si dovrebbero proteggere». Sarà inevitabile «considerato che in Sardegna nei prossimi mesi circa 2500 ospiti dei Centri di accoglienza si ritroveranno per strada, perché privi dei requisiti per rimanere nelle strutture – dice Spanu – e contemporaneamente gli algerini continueranno a sbarcare nell’isola e non ci sarà una struttura, come il Cpr, finalizzata a disporne il rimpatrio. Questo il ministro non può non saperlo».

Stop al Cpr. L’esponente della giunta Pigliaru non ha dubbi: all’origine del provvedimento non ci sono “questioni tecniche” ma il rispetto delle direttive del ministero. «Ho grande stima nei confronti del prefetto di Nuoro ma dalla lettura dei documenti è evidente che è stata messa nelle condizioni di bloccare la gara: ne dà conto all’interno dello stesso documento, quando scrive che il ministero ha valutato l’opportunità di procedere alla revoca perché la legge ha cambiato tutti i parametri relativi ai Centri per i rimpatri, “in un’ottica di ottimizzazione e razionalizzazione dei servizi di accoglienza” come anche “in termini di contenimento della spesa”, considerato che i costi medi di gestione sono stimati con valori ridotti rispetto ai valori messi a bando. Si sa infatti che il Decreto ha più che dimezzato gli importi giornalieri per gli ospiti delle strutture: con 15 euro addio a qualsiasi progetto di integrazione – dice l’assessore – puoi mettere al massimo delle brande e dare qualcosa da mangiare. In questo contesto, anche i parametri stabiliti per i Cpr cambiano. Ma ad insaputa della Regione e del Comune che con il governo precedente ha firmato accordi precisi, sui numeri e sui tempi: da 50 a 100 ospiti per massimo 3 mesi. Ora i mesi diventerebbero 6, trasformando i Cpr in galere».

Migranti per strada. Ecco lo scenario immaginato da Filippo Spanu: «I Cpr perderebbero la funzione di Centri rimpatri ma prenderebbero il posto dei vecchi Cara, strutture di tipo carcerario sovraffollate e per nulla rispettose della dignità umana. E i Cas, i Centri di accoglienza straordinaria delle prefetture che questa giunta ha cercato di svuotare gradualmente inserendo gli ospiti nelle strutture Sprar, si svuoterebbero per altre ragioni: la protezione umanitaria decade, quindi moltissimi finirebbero per strada». I numeri sono impressionanti: circa cinquantamila in Italia, dai 2mila ai 2500 solo in Sardegna. «Che faranno? Gran parte di loro finirà per disperazione nei circuiti dell’illegalità generando una insicurezza diffusa. E con loro ci saranno anche gli algerini: gli sbarchi sono continui e per mandarli via non servirà a nulla un decreto di espulsione. L’unico deterrente per fermare quel canale illegale è il Centro rimpatri e la Sardegna è stata l’unica regione che ha detto sì all’apertura. Ora è stata bloccata. Ed è un salto nel buio. Per questo, per l’ennesima volta, chiediamo al Governo, al ministro Salvini, di farci sapere che intenzioni ha».

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