La Nuova Sardegna

L’isola non ha il metano industrie senza futuro

di Gianni Bazzoni ; w; Le date non tornano, non c’è un piano con regole certe e, soprattutto, la Sardegna è l’unica regione italiana a non avere ancora il metano. Per questo l’appuntamento con la cessazione definitiva dell’uso del carbone nelle centrale elettriche - in particolare a Fiume Santo, ma problemi analoghi si porranno a Portovesme e a Sarroch - che la Strategia energetica nazionale fissa entro il 31 dicembre del 2025 rischia di generare effetti disastrosi nell’isola. Specie per quanto riguarda il futuro stesso dell’industria energetica e l’occupazione di migliaia di lavoratori. L’assessora regionale all’Industria Maria Grazia Piras ieri ha lanciato un nuovo allarme: «Lo scenario di
L’isola non ha il metano industrie senza futuro

L’assessora Piras: «Saremo costretti a rinunciare al carbone entro il 2025 ma non sono state realizzate le alternative e siamo gli unici a non avere il gas» 

21 dicembre 2018
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SASSARI. Le date non tornano, non c’è un piano con regole certe e, soprattutto, la Sardegna è l’unica regione italiana a non avere ancora il metano. Per questo l’appuntamento con la cessazione definitiva dell’uso del carbone nelle centrale elettriche - in particolare a Fiume Santo, ma problemi analoghi si porranno a Portovesme e a Sarroch - che la Strategia energetica nazionale fissa entro il 31 dicembre del 2025 rischia di generare effetti disastrosi nell’isola. Specie per quanto riguarda il futuro stesso dell’industria energetica e l’occupazione di migliaia di lavoratori.

L’assessora regionale all’Industria Maria Grazia Piras ieri ha lanciato un nuovo allarme: «Lo scenario di fase out dal carbone al 2025 prefigurato dalla Sen presupponeva che, contestualmente e sinergicamente, venissero attuati interventi aggiuntivi rispetto a quanto già necessario per sostenere lo scenario con fonti rinnovabili al 55% – ha detto l’assessora – . E voleva dire: realizzare una nuova interconnessione elettrica Sardegna-Continente ovvero Sardegna-Sicilia-Continente; avere una capacità di generazione a gas, alimentata da impianti di rigassificazione assistiti da depositi di Gnl, o capacità di accumulo per 400 Mw».

Il problema sta nel fatto che il percorso non è stato completato. Il Governo nazionale continua a prendere tempo sulla metanizzazione. E le dichiarazioni rese dal ministro Toninelli («Progetto obsoleto e impattante per l’ambiente») sembrano allontanare ulteriormente il traguardo.

«La chiusura delle centrali elettriche a carbone, senza realizzare contestualmente quanto previsto dalla Sen – ha sottolineato Maria Grazia Piras – , metterebbe in ginocchio il sistema economico dell’isola, in quanto si va a cancellare il carbone senza chiarire con cosa e come questo verrà sostituito, in maniera da mantenere il sistema in sicurezza e contribuire a sostenere lo sviluppo del sistema produttivo regionale».

L’assessora non nasconde la grande preoccupazione: «Il rischio è che chiudano le fabbriche più grandi, scompaiano numerose piccole e medie imprese e si perdano migliaia di posti di lavoro».

Era stato l’amministratore delegato di Ep Produzione, Luca Alippi, a porre il problema in una intervista alla Nuova e a segnalare la necessità di un “passaggio ponte”, indicando l’idea biomassa per la riconversione di uno dei gruppi di Fiume Santo.

«La Sardegna ha sposato da subito la strategia di decarbonizzazione – ha detto ancora l’assessora all’Industria – e, anzi, ha rilanciato sugli obiettivi di riduzione di CO2 (meno 50% entro il 2030), ma non può intraprendere subito il percorso di decarbonizzazione senza il metano. Sulla metanizzazione abbiamo più volte sollecitato il Governo a un incontro che confermi una volta per tutte quanto previsto dal “Patto per la Sardegna” siglato nel luglio 2016 e dalla stessa Sen. Una regione non può dipendere da posizioni ondivaghe di singoli membri del Governo che si traducono, come in questo caso, in provvedimenti dirigenziali palesemente illegittimi in quanto non coerenti con gli atti di programmazione varati dal Governo». E Maria Grazia Piras chiarisce: «Non siamo per il carbone a oltranza, ma senza investimenti e interventi infrastrutturali alternativi capaci di sostituire efficacemente questa fonte energetica, seppure in una fase transitoria verso nuovi paradigmi energetici, siamo convinti che si aprano per la Sardegna scenari inquietanti».

L’ultima valutazione. «La chiusura delle centrali in Sardegna, e la concomitante assenza del metano – conclude la Piras – vanificherebbe sul nascere tutti gli sforzi fatti in questi anni per assicurare un futuro industriale alle principali aree industriali della nostra regione, da Sarroch a Portovesme a Porto Torres, con ripercussioni disastrose. Chi vede un futuro prossimo venturo fatto di sole fonti rinnovabili, deve sapere che allo stato attuale anche se volessimo avere solo quelle non potremmo, perché avremmo bisogno di turbine a combustibili fossili per compensare il fatto che la fornitura rinnovabile non può essere immessa in rete e gestita su richiesta».



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