La Nuova Sardegna

La guerra del pecorino ora finisce in procura

di Antonello Palmas
La guerra del pecorino ora finisce in procura

Il presidente Palitta querela per calunnia i vertici di Coldiretti e Codancons Immediata la replica: noi abbiamo difeso i consumatori e gli allevatori sardi

15 ottobre 2019
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ORISTANO. Altro che filiera unita e compatta contro le fluttuazioni dei mercati del formaggio e una migliore remunerazione per i pastori. Le tensioni tra le organizzazioni protagoniste della battaglia per il prezzo del latte scoppiate in maniera drammatica durante le manifestazioni di inizio anno, approdano in tribunale. Le querele incrociate tra Consorzio di tutela del Pecorino romano, Coldiretti e Codacons surriscaldano ulteriormente il clima. Ieri mattina la bomba, inattesa: il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini e quello nazionale dell’organizzazione agricola, Battista Cualbu, insieme al presidente nazionale del Codacons, Carlo Rienzi, sono indagati dalla Procura di Oristano per diffamazione, calunnia, istigazione a delinquere e violenza privata.

Tutto parte da una denuncia presentata dal presidente del Consorzio del Pecorino romano, Salvatore Palitta. Secondo il Codacons «da un esposto presentato da noi all'Antitrust e alle Procure di Roma e Nuoro, nel quale si riportava la denuncia di Coldiretti Sardegna sui prezzi del latte pagati agli allevatori sardi». Spiegazione che i legali del Consorzio smentiscono, chiarendo invece che «la vertenza sul prezzo del latte non c’entra assolutamente niente. La denuncia è scattata perché Codacons e Coldiretti avevano pubblicamente e ripetutamente messo in dubbio l’autenticità del prodotto pecorino romano, fornendo informazioni false, insinuando che l’approvvigionamento del latte avvenisse dall’estero ai danni dei pastori sardi e dell’intera economia regionale».

Dichiarazioni mai smentite – dice il Consorzio – rilasciate a organi di stampa nazionali e divenute oggetto di attenzione del ministero dell’agricoltura e del Parlamento europeo, «con grave danno per la reputazione del Consorzio anche a livello istituzionale», motivo per cui «l’iniziale diffida è diventata una querela firmata dal presidente Salvatore Palitta». «Accuse strumentali e inaccettabili – dice quest’ultimo– : il nostro ruolo è proteggere il prodotto a vantaggio di tutta la filiera, cosa che facciamo quotidianamente con grande impegno e serietà». E il Consorzio ricorda che i controlli avviati dopo le accuse sul presunto utilizzo del latte straniero non riscontrarono irregolarità.

«Siamo stati denunciati solo per aver fatto il nostro dovere, ossia difendere i pastori sardi e di conseguenza i consumatori – si difende il presidente Codacons Rienzi preannunciando per Palitta «una denuncia per calunnia, poiché ha accusato ingiustamente Codacons e Coldiretti di reati che non hanno mai commesso». Per Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, l’associazione «ha sempre agito in difesa dei pastori e di tutta la filiera lattiero casearia». Per il direttivo, la notizia «dimostra ancora una volta che la filiera è malata verticalmente e orizzontalmente e in questo modo non ha nessuna intenzione di riformarsi e diventare veramente filiera», rimarcando che «le esportazioni di pecorino stanno crescendo, + 34% nel mondo nei primi sei mesi del 2019, le produzioni sono sotto i 270mila quintali, non abbiamo neppure più la scusa dei dazi, quindi dobbiamo lavorare tutti uniti rassicurando il mercato senza perderci in sterili polemiche».

E il numero 1 nazionale Ettore Prandini dice di non farsi intimidire e di «continuare a combattere per garantire un giusto prezzo del latte ai pastori di fronte alle palesi responsabilità di chi non ha saputo gestire una drammatica crisi» sottolineando che «ancora oggi i pastori vengono sottopagati nonostante il calo della produzione e l’esplosione delle esportazioni di pecorino. Anche per questo, invece di denunciare, Palitta dovrebbe dimettersi».

Il Consorzio censura come «molto grave» il fatto che si continui a spostare l’attenzione mediatica sulla questione latte mentre la querela riguarda «attacchi falsi e gratuiti di chi ha usato un argomento come l’utilizzo di materia prima non sarda in un momento di tensione sociale altissima. L’obiettivo – dice il Consorzio – è chiaro: diffamare, fare del male, incitare alla violenza e al disordine, distorcere la percezione della nostra funzione». Ed è solo l’inizio.

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