La Nuova Sardegna

Scanu fuori dal carcere sì agli arresti domiciliari

di Mauro Lissia
Scanu fuori dal carcere sì agli arresti domiciliari

La decisione del tribunale del riesame, l’imprenditore lascia Uta dopo 13 giorni Le motivazioni tra un mese e mezzo, invariata la posizione processuale

26 ottobre 2019
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CAGLIARI. Alberto Scanu ha lasciato il carcere di Uta dopo tredici giorni di detenzione cautelare: il tribunale del riesame presieduto da Tiziana Marogna ha accolto l’istanza del difensore Rodolfo Meloni e ha disposto quella che tecnicamente viene definita l’attenuazione della misura, vale a dire il passaggio dal carcere alla custodia domiciliare. Scanu è già a casa, dove però dovrà osservare alcune prescrizioni e non potrà comunicare con l’esterno. Il collegio della prima sezione, come accade di norma, ha depositato il dispositivo della decisione, mentre per le motivazioni sarà necessario attendere 45 giorni. Va ricordato che i giudici si sono espressi soltanto sulle esigenze cautelari, quindi sull’opportunità che l’ex presidente di Sogaer restasse in carcere o riacquistasse lo stato di libertà, completa o parziale. I motivi della sentenza non conterranno quindi alcuna valutazione sul merito della vicenda che ha condotto Scanu in cella e in particolare sulla sua posizione processuale, che rimane invariata: l’ex presidente di Confindustria Sardegna è indagato per trenta fatti di bancarotta fraudolenta e uno di calunnia, per il pm Giangiacomo Pilia e per il gip Giampaolo Casula sussistono a suo carico gravi e molteplici indizi di colpevolezza, sui quali Scanu ha finora scelto di non rispondere in attesa di conoscere sino in fondo gli atti e i documenti sui quali sono fondate le accuse. Fin qui Scanu. La sequenza di ricorsi e di udienze di riesame però è tutt’altro che esaurita: il 29 ottobre è il turno di Giovanni Pinna, braccio destro di Scanu e amministratore di alcune delle società finite nel calderone dell’inchiesta giudiziaria per bancarotta. Si trova agli arresti domiciliari, i difensori Mario Canessa e Francesco Iovino chiedono che gli venga restituita la piena libertà. La mattina successiva il tribunale del riesame si riunirà ancora per valutare il ricorso dell’avvocata Maria Simona Chelo i favore di Laura Scanu, indagata di 27 fatti di bancarotta: il gip Casula ha già respinto l’istanza di libertà presentata nei giorni scorsi, il riesame - comunque fissato per il prossimo 30 ottobre - potrebbe saltare se la difesa deciderà di ricorrere in appello contro quella decisione.

Il caso Scanu è esploso con grande clamore lo scorso 12 ottobre, quando i militari della Guardia di Finanza hanno bussato alla sua porta per notificargli la misura cautelare in carcere firmata dal gip Casula su richiesta del pm Pilia. Dietro il provvedimento un’indagine a largo raggio che ha messo in luce il sistema di scatole cinesi messo in atto da Scanu con la complicità della sorella, di Pinna e del milanese Valdemaro Peviani - gli indagati sono in tutto dodici - che attraverso fallimenti pilotati, trasferimenti di denaro e beni, artifizi illegali di varia natura avrebbe creato un buco di 60 milioni tra banche e fornitori, denaro sparito nel corso degli anni attraverso canali in parte da accertare. L’inchiesta sfociata in quattro arresti non è ancora conclusa: la Guardia di Finanza indaga sulle ultime tre società di Scanu sottoposte a procedura fallimentare.

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