La Nuova Sardegna

Macomer, la minoranza si dimette dal Consiglio

di Giulia Serra
Macomer, la minoranza si dimette dal Consiglio

Addio di quattro consiglieri: «Credibilità minata dalle inchieste». M5s: la maggioranza vada a casa

14 novembre 2019
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MACOMER. Seduta tesa, anche se con toni moderati, quella andata in scena ieri sera in un'aula comunale insolitamente stracolma di cittadini. Il gruppo di minoranza Uniamoci per Macomer, composto da Maria Luisa Muzzu, Aldo Demontis, Teresa Bucciarelli e Riccardo Uda, ha deciso di dimettersi dal consiglio. «Riteniamo minata la credibilità di questo consiglio comunale – ha detto la capogruppo Muzzu – e consideriamo inopportuna la prosecuzione di questa esperienza». È questa la prima vera scossa interna del sistema politico di Macomer dopo il terremoto che si è abbattuto in città con l'inchiesta sulla sanità oristanese che ha travolto il sindaco Antonio Onorato Succu, da 40 giorni agli arresti domiciliari. Posizione differente quella assunta dal rappresentante del M5S, che nel suo intervento ha chiesto alla maggioranza di interrompere l'esperienza amministrativa ma, a fronte della volontà dell'intero gruppo che governa Macomer di proseguire il mandato, ha scelto di non unirsi all'azione dei colleghi dell'opposizione.

In aula, tra il pubblico, anche il neo presidente dell'Unione dei Comuni Luigi Daga, che ha preso il posto di Antonio Succu alla guida dell'ente sovracomunale. A fare riferimento agli avvisi di garanzia che hanno raggiunto la commissione del concorso per l'assunzione del comandante della Polizia Locale dell'Unione è stato il consigliere di minoranza ed ex sindaco Riccardo Uda, che nel suo intervento ha sottolineato quanto sta emergendo dalle cronache giornalistiche e le implicazioni di un allargamento dell'inchiesta oristanese: «La maggioranza macomerese ritiene che il terremoto giudiziario non la riguardi. Io invece non sono più disposto a condividere neanche una convocazione di consiglio con chi ritiene che niente sia successo». Da qui la decisione di dimettersi, con l’invito implicito agli esponenti della maggioranza di andare tutti a casa.

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