La Nuova Sardegna

Pastori, valanga di avvisi aumentano gli indagati

di Enrico Carta
Pastori, valanga di avvisi aumentano gli indagati

La procura valuta altri episodi oltre ai blocchi sulla 131 e davanti ai caseifici

15 novembre 2019
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ORISTANO. Tremano in tanti e c’è amarezza tra i protagonisti della protesta dello scorso inverno per il prezzo del latte. I 250 avvisi di garanzia emessi dalla procura di Oristano per la manifestazione dell’8 febbraio sulla 131 ad Abbasanta, nella zona del nuraghe Losa, rischiano infatti di travolgere l’intero mondo dei movimenti che hanno sostenuto la rivolta dei pastori sardi. Il timore che poi un’altra ondata di informazioni di garanzia sia in arrivo è più che fondato. Nel mirino dei pubblici ministeri ci sono infatti anche altri due episodi e sono quelli dei blocchi stradali e delle manifestazioni non autorizzate di fronte al caseificio Se.Pi a Marrubiu e nelle strade di collegamento verso lo stabilimento della Cao tra Oristano, Siamanna e Simaxis.

Tremano in tanti perché per i fatti del Losa gli indagati sono circa 250 e ciò significa che il numero delle persone che rischiano il processo è destinato quasi a triplicarsi. Le identificazioni delle forze dell’ordine proseguono e le notifiche sono in arrivo, motivo per cui il numero degli indagati per i soli episodi oristanesi è destinato a salire. È possibile che nel mucchio ci siano persone che abbiano partecipato a tutte e tre le manifestazioni che si svolsero in giorni e momenti diversi, per cui non è detto che gli avvisi di garanzia si triplicheranno, ma di certo in centinaia sono a un passo dal rischio di un processo. Il fatto che, per il momento, la procura non abbia fatto distinzioni di ruoli tra gli indagati non lascia presagire nulla di buono per le tantissime persone che protestarono e che ora temono di essere affiancate nelle contestazioni ai manifestanti più agitati. I circa 250 avvisi di garanzia per la manifestazione del Losa sono tutti indistintamente per i reati di blocco stradale e manifestazione non autorizzata, violenza privata perché agli autisti dei furgoni che trasportavano merci o delle autocisterne con il carico di latte fu intimato di aprire i vani dei loro mezzi, infine di danneggiamento perché la merce, tra cui diecimila litri di latte, fu distrutta o gettata per strada.

Le contestazioni per gli episodi della Se.Pi e della Cao riguardano solamente le manifestazioni non autorizzate e il blocco stradale, ma la preoccupazione è tanta. La esprime Gianuario Falchi, il leader del movimento dei pastori autonomi che è a sua volta tra gli indagati per altri episodi dello scorso inverno: «Siamo scesi in piazza e per strada perché non avevamo più i soldi per mandare avanti le nostre aziende e dare da mangiare alle nostre famiglie, ora ci ritroviamo a doverci difendere da queste accuse. La situazione è delicata e assai pesante e ciò che più ci fa male è il fatto che il nostro movimento venga associato ad esempio agli attentati contro i trasportatori. La nostra protesta aveva un altro fine e non si è macchiata di violenze simili».

Poi una considerazione sul fatto che gli avvisi di garanzia siano arrivati solo ora: «Sono passati otto mesi dai fatti e mi pare assurdo che 250 manifestanti vengano presi in mezzo ad altri 4mila e indagati – dice –. Cercavamo di ottenere un prezzo equo per il latte e per il nostro lavoro, ci vediamo costretti a spendere per difenderci. Ritirare un cd col quale capire perché siamo indagati costa 350 euro».

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