La Nuova Sardegna

Le coppie “scoppiano”: in Sardegna è boom di separazioni

Alessandro Pirina
Le coppie “scoppiano”: in Sardegna è boom di separazioni

Nell’ultimo decennio sono aumentate di oltre un migliaio all’anno. In crescita anche i divorzi, soprattutto dopo la riforma che ha accorciato i tempi

12 dicembre 2019
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. I sardi si sposano meno ma si lasciano di più. Nell’isola il numero dei matrimoni è crollato, dai 7.134 del 2007 si è passati ai 4.789 del 2018. Oltre duemila in meno in poco più di dieci anni. Al contrario le separazioni hanno subito una impennata. Nel 2007 le coppie sarde che decisero di dirsi addio furono 1.694, undici anni dopo state 2.701. Insomma, nel 2018 sono stati mille in più. Anche se il record degli addii risale al 2016, con oltre 2.800 coppie che hanno scelto di separare le loro strade. I numeri non si discostano da quelli dei divorzi, pari a 1.127 nel 2007 e più che raddoppiati nel 2018, per l’esattezza 2.506. Un dato probabilmente figlio anche dell’introduzione della separazione e del divorzio breve.

Trend nazionale. È in generale in tutto il Paese che sono in aumento le separazioni. Come si evince dall’indagine statistica dell’Istat, undici anni fa a livello nazionale furono 81.359, nel 2018 sono state 98.925. Quanto ai matrimoni, lo scorso anno nel Paese ne sono stati celebrati 195.778, mentre nel 2007 superavano quota 250mila. In pochi anni, insomma, lo scenario si è capovolto. Da nord a sud, isole comprese. A fare registrare il maggior numero di separazioni è la Lombardia, oltre 16mila in un anno, seguita dal Lazio, a quota 10mila. Terzo posto per la Campania, con oltre 9mila. Il divario tra undici anni fa e il 2018 è ancora più netto per quanto riguarda i divorzi. Nel 2007 furono 50.669, lo scorso anno hanno superato quota 88mila. In testa agli addii definitivi c’è la Lombardia, con oltre 15mila divorzi, seguita dal Lazio e dal Piemonte, sopra gli 8mila.

Addii consensuali. Quando si parla di separazione le coppie che si apprestano a lasciarsi lo fanno in maniera consensuale. Delle 2.701 separazioni del 2018 quelle che hanno visto marito e moglie lasciarsi di comune - più o meno - accordo sono state 2.105. Solo 600 quelle che invece si sono affidate al giudice, o perché in disaccordo sul richiedere la stessa separazione o sulla regolamentazione dei loro rapporti. Cala il consenso quando si tratta di divorzi. Nel 2018 quelli consensuali sono stati 1.391 sul totale dei 2.506. Il che significa che quasi la metà delle coppie che hanno divorziato non avevano trovato un accordo prima del pronunciamento della sentenza.

La riforma del 2014. L’aumento di separazioni e divorzi negli ultimi anni è dovuto anche al fatto che dal 2014 la strada per mettere fine al matrimonio è più in discesa. L’introduzione della separazione e del divorzio breve ha accorciato i tempi e ha in parte liberato i tribunali. Anche se ancora la maggior parte degli addii viene siglata di fronte al giudice. Delle 2.701 separazioni del 2018 la maggior parte - siamo abbondantemente oltre le 2mila - si è svolta in tribunale, 346 coppie si sono separate davanti al sindaco o all’ufficiale di stato civile, appena 58 attraverso la negoziazione assistita degli avvocati. Stesso scenario per i divorzi: quelli pronunciati dal giudice sono stati 1.967, quelli decretati dal sindaco 494, mentre solo per 45 è stata sufficiente una trattativa degli avvocati della coppia.

In Primo Piano
Politica

Sanità, liste d’attesa troppo lunghe La Regione: «Faremo interventi strutturali»

Le nostre iniziative