La Nuova Sardegna

Furbetti del reddito di cittadinanza, chi viene scoperto deve restituire il maltolto

Furbetti del reddito di cittadinanza, chi viene scoperto deve restituire il maltolto

Temussi, Aspal: noi aiutiamo a trovare un impiego ma c’è chi rinuncia per non perdere il sussidio

17 dicembre 2019
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SASSARI. È l’Aspal, l’agenzia regionale per il Lavoro, a prendere in carico i beneficiari del reddito di cittadinanza con l’obiettivo di aiutarli a trovare un lavoro. Da qualche mese nei centri per l’impiego sono operativi con il medesimo scopo anche i 121 navigator. Spiega il direttore regionale dell’Aspal Massimo Temussi: «Noi operiamo nella prima fase, già abbastanza onerosa. I controlli sono successivi e competono agli ispettorati o agli organi di polizia». I quali intervengono in una fase successiva all’erogazione del sussidio. «Noi esaminiamo le variazioni del reddito non segnalate – dice Massimiliano Mura – e che comportano la decadenza del diritto a ricevere l’importo stabilito». Soprattutto nei casi in cui l’assegno mensile viene giudicato insufficiente, tanti provano a integrare con un lavoro in nero, stagionale e non. Se beccati, perdono la misura di sostegno che viene immediatamente sospesa: poi, nel caso di condanna, la sospensione viene confermata per i successivi dieci anni. I controlli sui furbetti a volte svelano una situazione illegittima sin dall’inizio: significa che il beneficiario del reddito non ne ha mai avuto diritto perché ha esibito una documentazione falsa per rientrare nei parametri stabiliti dalla legge. In questo caso sarà chiamato a restituire gli importi indebitamente percepiti a partire dal primo giorno.

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Se è vero che manca la consapevolezza della gravità del reato, è anche vero che proprio la paura dei controlli incrociati ha indotto tanti a rinunciare al reddito: solo nel mese di maggio, poche settimane dopo l’entrata in vigore della legge, gli uffici dei Caaf sono stati letteralmente sepolti dalle domande di disdetta, più di 130mila. Ma a incidere sulla scelta è stata anche l’estate alle porte: tanti – soprattutto se l’importo assegnato era basso – hanno deciso di rifiutare il reddito per non rinunciare a un impiego stagionale di durata variabile dai 3 ai 6 mesi e pagato meglio. Al contrario, dagli uffici dell’Aspal riferiscono anche di diversi casi di persone che hanno detto no a un’offerta di lavoro per non privarsi del sussidio mensile: le regole prevedono che in presenza di un secondo rifiuto il reddito venga definitivamente ritirato. (si. sa.)
 

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