La Nuova Sardegna

Artigianato sardo, nella manovra 40 milioni per le imprese

Artigianato sardo, nella manovra 40 milioni per le imprese

Matzutzi, Confartigianato: «È il giusto riconoscimento per il nostro comparto Mi auguro che il Consiglio regionale approvi velocemente il provvedimento»

27 dicembre 2019
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CAGLIARI. I 40 milioni per le imprese stanziati dalla giunta regionale nella finanziaria fanno gongolare le associazioni degli artigiani. Una iniezione di risorse per fare ripartire il settore in apnea. A farsi portavoce della soddisfazione delle imprese è Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Sardegna. «I 40 milioni di euro che la giunta regionale ha annunciato di voler mettere a disposizione delle 35mila imprese artigiane della Sardegna, sono un segnale di forte e tempestiva attenzione verso un comparto considerato, soprattutto negli ultimi anni, di serie B. Una notizia che, in modo puntuale, arriva pochi giorni dopo le proposte e le richieste fatte sabato scorso, a Milis, dalla nostra organizzazione all’assessore Gianni Chessa». Matzutzi, dunque, plaude alla giunta Solinas per avere recepito le istanze di Confartigianato. «L’impegno che l’esecutivo ha preso non è frutto del caso ma il risultato del confronto, negli ultimi mesi, tra gli assessori Regionali al Bilancio e all’Artigianato, Giuseppe Fasolino e Gianni Chessa, e la nostra associazione artigiana. Dopo parecchi anni, finalmente, rivediamo un dialogo concreto tra i due assessorati: a questo atto va il nostro plauso».

Il settore artigiano rappresenta il 22 per cento dell’economia della Sardegna e offre lavoro a oltre 100mila persone, ma negli anni passati - sostiene l’associazione di categoria - non ha avuto l’attenzione che avrebbe meritato. Nella Finanziaria 2019 - si legge nella nota di Confartigianato - al comparto venne destinato solo lo 0,36 per cento del bilancio regionale, attraverso finanziamenti diretti ovvero di quelli destinati esclusivamente alle imprese artigiane. In questi mesi l’associazione ha chiesto che fossero rimpinguate, rese più snelle e agibili le due leggi che sempre hanno dato energia economica al settore ovvero la 949 del 1951 e la storica Legge 51 per l’artigianato sardo. Per l’associazione «tali leve rappresentano un essenziale strumento di sviluppo e rafforzamento aziendale per incentivare l’investimento tecnologico, la formazione, e creare nuova economia e capacità assunzionale».

«Sappiamo che il percorso per l’approvazione dello stanziamento verso le imprese artigiane non sarà breve e semplice – riprende Matzutzi – per questo vigileremo affinché le promesse possano concretizzarsi nel più breve tempo possibile: il comparto aspetta risposte tangibili soprattutto sulla legge 949, considerata più snella e agibile dalle realtà artigiane. Per questo il nostro appello va al consiglio regionale affinché acceleri nell’approvazione della manovra regionale. Come sempre accaduto in ogni legislatura la nostra associazione non mancherà di offrire, alle varie commissioni consiliari e a tutti consiglieri regionali, il proprio apporto costruttivo e concreto in termini di confronto e di indicazioni per lo sviluppo del settore. In ogni caso, siamo pronti a incontrare nuovamente l’assessore Fasolino, auspicando che continui nel lavoro di ascolto e interlocuzione come fatto fino ad ora, per entrare concretamente nel merito delle questioni per rendere operativo lo stanziamento. Da più di un decennio le piccole realtà produttive sarde, aspettano atti concreti dalla politica regionale in termini di incentivi, taglio della burocrazia, snellimento della macchina amministrativa regionale e opportunità di crescita». Secondo i dati del dossier “Ripartire dall’Artigianato per far ripartire la Sardegna”, realizzato dall’Ufficio studi di Confartigianato, in Sardegna sono 34.895 le imprese registrate, il 20,5 per cento di tutte le attività produttive sarde, che danno lavoro a 61.719 addetti, che superano i 100mila con l’indotto, e che producono un valore aggiunto di oltre 3 miliardi di euro, il 10,2% dell’intera isola. Di queste 5.900 sono create e gestite da donne, 2.778 sono quelle condotte da under 35 e 1.430 da stranieri. «Sono questi i numeri di un sistema di imprese, addetti e territori su cui gravano, da tempo immemorabile, condizioni che ne limitano lo sviluppo – conclude Matzutzi - e parliamo dei problemi legati alla rappresentatività, al credito, alla competitività, alla burocrazia, al lavoro, alla formazione, al territorio, all’ambiente, alle infrastrutture, all’energia, ai trasporti e all’insularità».

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