La Nuova Sardegna

Altri 20 avvisi di garanzia per le proteste dei pastori

di Antonello Palmas
Altri 20 avvisi di garanzia per le proteste dei pastori

Notificati durante le feste. Oltre 600 le persone nel mirino delle procure

02 gennaio 2020
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SASSARI. Per almeno un’altra ventina di pastori che avevano partecipato alla clamorosa battaglia per il prezzo del latte ovino del febbraio 2019 le festività di fine anno sono state “santificate” in un modo che avrebbero volentieri voluto evitare: un passaggio in caserma per ritirare un avviso di garanzia. Tra la vigilia di Natale e ieri è stata recapitata un’altra salva di comunicazioni che si aggiungono alle centinaia già ricevute nei mesi scorsi e che hanno fatto crescere la tensione e la delusione da parte di chi ritiene di aver legittimamente manifestato la propria rabbia e anche di chi ha effettivamente commesso dei reati (in alcuni casi anche gravi) nascondendosi nell’ombra di una protesta legittima.

Il numero degli indagati dalla procure dell'Isola, che circa un mese fa si attestava sulle 600 unità, cresce così ulteriormente, tra allevatori, familiari e semplici cittadini che hanno protestato nelle «calde» giornate di inizio 2019, quando vennero gettati via migliaia di litri di latte durante le mobilitazioni collettive. Solo gli indagati della procura di Oristano per la manifestazione di fronte al nuraghe Losa dell’8 febbraio scorso sarebbero circa 250, ma tanti devono anche rispondere per il sit in di Marrubiu sulla Carlo Felice e quelli sulle strade dell’Oristanese che portano alla Cao formaggi. E poi gli avvisi della procura di Sassari per gli assalti alle autocisterne, ma anche quelli nel Nuorese.

Il fatto è che oltre a illeciti di gravità relativa, come il fatto di aver partecipato a manifestazioni non autorizzate, nel corso delle convulse settimane di protesta sono avvenuti fatti che con la vertenza hanno ben poco a che fare. L’assalto alle autocisterne con l’apertura dei rubinetti e lo sversamento forzato di migliaia di litri di latte, o a camion frigo il cui contenuto di prodotti agroalimentari come insaccati, agnelli, mozzarelle, sparsi per la strada. Per non parlare di altri episodi ad alto tasso criminale, quelli riguardanti la distruzione di autocisterne da parte di incappucciati armati di bastone dopo aver gravemente minacciato gli autisti o gli assedi e danneggiamenti ai caseifici. E ci sarebbe anche qualche attentato a persone legate al mondo della trasformazione, che viene collegato alla vertenza. Il 24 febbraio, giorno delle elezioni regionali, sulla statale 389 tra Nuoro e Orune, comparvero persino dei fucili.

Evitare che fatti del genere venissero accostati a una protesta anche dura, ma contenuta nei recinti della legge, sarebbe dovuta essere un’esigenza primaria per i promotori delle manifestazioni, utile per dare forza a un movimento che ha delle aspettative legittime e che ha peraltro conquistato un appoggio trasversale. Il mondo pastorale avrebbe fatto bene a prendere le distanze in maniera più forte di quanto abbia fatto, ma troppo spesso nelle dichiarazioni ufficiali e sui social la posizione assunta è stata di sorpresa, delusione e rabbia nei confronti di uno Stato da cui, a quanto pare, ci si attendeva un occhio di riguardo, anche se non si capisce bene a quale titolo. Dallo sversamento delle taniche di latte su strade e piazze, divenuto un gesto simbolico a significare la rinuncia al frutto di un lavoro divenuto senza valore, per qualcuno il passaggio ad atti di prevaricazione peraltro inutili è stato quasi naturale. Così in diversi avvisi di garanzia notificati ieri si legge chiaramente il riferimento ad articoli del codice penale riguardanti “violenza privata aggravata in concorso” e “danneggiamento aggravato in concorso”, chiaramente indifendibili, oltre alla “manifestazione non preavvisata” punita dal regio decreto del 1931.

Il 24 gennaio a Sassari è previsto l'avvio dei primi processi, un'udienza per la proroga delle indagini per le proteste di Lula è fissata per il 7 gennaio a Nuoro. E sembra che i pastori siano pronti a manifestare in piazza, stavolta non per il prezzo del latte ma per solidarietà con gli indagati.

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