La Nuova Sardegna

Vallascas (M5S) e i rimborsi mancati: li verso in un fondo statale

Il deputato sardo Andrea Vallascas
Il deputato sardo Andrea Vallascas

Il deputato critica i vertici dei 5 stelle: «Il mio è uno sciopero bianco: non voglio dare i soldi in un conto privato»

05 gennaio 2020
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SASSARI. In queste settimane di caos nei 5 stelle il suo nome è circolato spesso tra i possibili transfughi del Movimento al seguito dell’ex ministro Lorenzo Fioramonti. Lui ha smentito ufficialmente la sua uscita, ma non è bastato. Perché Andrea Vallascas, ingegnere cagliaritano alla seconda legislatura a Montecitorio, non ha effettuato neanche una restituzione nel 2019. Sul sito tirendiconto.it alla voce Vallascas non risulta neppure un euro. Una mancanza che potrebbe costargli l’espulsione dal gruppo. Lui però non ci sta e prende posizione contro il sistema delle rendicontazioni. E di fatto contro l’attuale vertice del Movimento, ovvero il capo politico Luigi Di Maio.

«Non è mio uso, a differenza di altri, alimentare polemiche sterili che possano pregiudicare l'immagine del M5s – ha scritto ieri su Facebook –. Ritengo siano mere questioni interne e all'interno devono essere risolte anche perché giustamente gli italiani si aspettano, da noi parlamentari, soluzioni ai loro problemi. Mi vedo però costretto a intervenire sul tema mancate "rendicontazioni e restituzioni". Come avrete capito è una personale forma di "sciopero bianco", nessuna intenzione di tenermi i soldi e transitare altrove, col quale cerco di mettere in evidenza delle perplessità che già altri colleghi hanno segnalato durante le varie assemblee interne. Come testimonia la precedente legislatura, ho sempre tenuto fede ai miei impegni, restituendo sino a oggi circa 200mila euro».

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Vallascas, dunque, dice pubblicamente che la sua è una protesta - uno «sciopero bianco», lo definisce - contro le modalità in cui i cosiddetti “portavoce” (parlamentari, ma anche consiglieri regionali) sono tenuti a restituire parte dello stipendio. «In merito alle restituzioni che sono tali se prendendo dallo Stato ad esso restituiscono direttamente, come nella precedente legislatura – aggiunge il parlamentare M5s – ricordo che dal 1 gennaio 2019 si versa in un conto corrente privato - Comitato per le rendicontazioni/rimborsi con le varie perplessità del caso - pertanto non appena avrò l'Iban del fondo statale indicato dal gruppo proseguirò con quanto pattuito durante le elezioni. Ritengo inoltre che visti gli impegni parlamentari sia necessaria una semplificazione nella rendicontazione - divenuta più complessa rispetto alla scorsa legislatura - come proposto durante la prima riunione dei deputati dall'allora capogruppo Giulia Grillo».

Vallascas, dunque, dopo avere ribadito la sua intenzione di restare nel Movimento 5 stelle, chiede un cambio di rotta sul sistema delle rendicontazioni. Una posizione non dissimile da quella espressa nei giorni scorsi da Patrizia Cadau, consigliera comunale del M5s a Oristano, dove era stata candidata sindaca. «Che un parlamentare della Repubblica, fosse giudicato, intimidito, condizionato, da un'azienda privata col conto intestato al capo politico, e i suoi elettori fossero lì col ditino puntato sulla restituzione invece che sugli atti parlamentari non me lo sarei mai aspettato – aveva scritto su Facebook Cadau –. Tutto il dibattito interno dei 5 stelle sta in questa restituzione. Che non interessa a nessuno, se no non avremmo perso sei milioni di voti».

Ma la posizione di Vallascas viene contestata dal collega di Montecitorio Luciano Cadeddu. «Si sta parlando troppo di queste restituzioni, che non sono altro che un impegno preso dagli eletti dei 5 stelle nei confronti degli elettori – dichiara il deputato-pastore di Uras –. Trovo ingiusto che qualcuno parli di conti correnti privati. Di fatto in questo modo si attacca il Movimento». (al.pi.)
 

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