La Nuova Sardegna

Spese elettorali per le regionali: Comandini da record

di Umberto Aime
Spese elettorali per le regionali: Comandini da record

Più parsimoniosi i 5 Stelle, ma c’è chi non ha investito un euro nella campagna

07 gennaio 2020
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CAGLIARI. Santini, cartelloni, spot, pranzi e bicchierate: quant’è costata la campagna elettorale di febbraio ai sessanta consiglieri regionali? A qualcuno abbastanza, a due niente. Chi ha speso di più è stato Piero Comandini del Pd, candidato nel collegio di Cagliari, 33.124 euro, mentre Roberto Caredda, ex Sardegna civica, e Stefano Tunis, fondatore di Sardegna 20Venti, neanche un centesimo. A mettere in fila, nel dettaglio, la classifica dei sessanta è il sito del Consiglio regionale, sotto la voce «dichiarazione delle spese per la propaganda elettorale febbraio 2019».

È un obbligo di legge per gli eletti rivelare quanto hanno pagato tipografie, agenzie pubblicitarie, televisioni, ristoranti e bar nei giorni caldi della corsa al seggio. Ma anche se, in quei giorni, hanno ricevuto contributi volontari da elettori e aziende private, o ancora – testuale – se hanno «assunto obbligazioni verso terzi», come per sempio prestiti bancari o contratti con una o più finanziarie. Tutti i sessanta hanno rispettato la legge ncon solerzia, allegando al modulo saldi ed estratti conto dei conti correnti utilizzati per l’occasione, fatture e ricevute, oppure dichiarazioni che attestano «d’aver accettato un contributo esterno».

Prima di tutto, va sottolineato che anche il primo in classifica, Comandini, è rimasto ben al di sotto del limite di spesa previsto dalla legge. Nel collegio di Cagliari era intorno ai 38mila e 802 euro, a Sassari sotto i 30mila, più un bonus di 0,0061 euro per ogni residente nella circoscrizione in cui il consigliere era candidato. Ora questa montagna di fogli sarà passata al setaccio dal Collegio regionale di garanzia elettorale, è presso la Corte d’appello di Cagliari, che dovrà verificare eventuali irregolarità, e ha persino il potere di dichiarare decaduto l’eletto (o sanzionarlo) in caso di abusi.

Top ten. Al primo posto c’è Piero Comandini, al secondo il leader storico dell’Udc in Sardegna, Giorgio Oppi, con 19.817 euro. Al terzo e al quarto ancora due consiglieri del Partito democratico, Valter Piscedda con 18.150 e Cesare Moriconi 14mila. Poi Antonello Peru: il recordman delle preferenze alle Regionali di febbraio, eletto nel collegio di Sassari con Forza Italia poi passato però nel gruppo Udc-Cambiamo, ha speso 12.272 euro. Subito dopo, nell’ordine, Roberto Deriu del Pd (11.529), Giovanni Satta del Psd’Az, 10.890, la consigliera e assessora al lavoro di Forza Italia Alessandra Zedda, 10.592, Francesco Agus, Progressisti, 10.477, e infine il presidente del Consiglio Michele Pais della Lega, con 9.559. Che tra l’altro precede di qualche spicciolo il suo predecessore: Gianfranco Ganau del Pd, fermo a 9.500.

Sotto i mille euro. Scritto che Caredda e Tunis hanno dichiarato di non aver speso un euro per la campagna elettorale, sono stati altri 18 consiglieri ad aver avuto il “braccino corto”. A cominciare dall’attuale presidente della commissione bilancio, Valerio De Giorgi (ex Fortza Paris), che ha dichiarato mille euro «dovuti per la produzione di materiali destinati alla propaganda», “santini” nella sostanza. È questa la stessa e unica voce denunciata anche da Aldo Salaris, capogruppo dei Riformatori, che però ha sborsato però 70 euro, cioè la terz’ultima posizione dietro Cancedda e Tunis. Appena poco più spendaccioni sono stati i Cinque stelle Michele Ciusa (160 euro), Desirè Manca (268), Roberto Li Gioi (343, Alessandro Solinas (496) e Carla Cuccu (728). Ma anche i leghisti non si sono dati alle spese pazze: il capogruppo Dario Giagoni s’è fermato sotto quota 600, mentre Michele Ennas l’ha appena superata: 658 euro. Gli unici candidati di Salvini oltre i mille euro, sono stati – a parte Michele Pais – sono stati Ignazio Manca (3.126) Annalisa Mele (2.355), Pierluigi Saiu (2.239), Andrea Piras (2.046) e Sara Canu (2.033). Fra i sardisti sotto quota mille c’è solo Gianfranco Lancioni, 880 euro, sopra, oltre a Giovanni Satta, Stefano Schirru (1.578) il capogruppo Franco Mula (2.430), il consigliere e assessore al turismo Gianni Chessa (2.637) e Piero Maieli (2.880).

La corsa dei presidenti. Così come nelle urne, a febbraio, il candidato del centrodestra Christian Solinas con 26.500 euro ha avuto la meglio nella spesa elettorale su Massimo Zedda, leader del centrosinistra sconfitto, che s’è fermato a 24.803 per tutto il pacchetto propaganda. Con Solinas che però ha dichiarato di aver pagato anche fra i 600 e gli 800 euro a testa sette collaboratori occasionali.

Big parsimoniosi e non. I galluresi Giuseppe Meloni del Pd, con 6.842, e l’assessore-consigliere Andrea Biancareddu, 5.487 euro, si sono fermati a centro classifica. Intorno al ventesimo posto, anche un altro veterano del Consiglio, Michele Cossa con 3.593, mentre nel gruppo di Forza Italia la leadership l’ha conquistata Emanuele Cera (2.559), distaccando il capogruppo Angelo Cocciu (1.950).

Contributi esterni. È questo il capitolo che avrebbe potuto riservare qualche sorpresa, ma nulla di particolare alla fine è stato dichiarato dai candidati eletti. In gran parte, hanno utilizzato soldi propri, oppure ricevuti dal partito (è il caso di Daniele Cocco di Leu, 6.250 euro e Gigi Piano, mille dal Pd del Medio Campidano)), o ancora «frutto di contributi da parte degli elettori» fra i 100 e i mille euro. A parte il caso di Oppi, che ha autocertificato un sostegno di 27mila euro poi elencati in tre bonifici. A dichiarare invece di aver ricevuto contributi da aziende o associazioni sono stati Gianfranco Ganau (2mila euro dalla Nicanto amministrata dal compagno di partito e amico storico Giacomo Spissu), Cesare Moriconi (14mila in tutto suddiviso fra Ecoserdiana, Gesa, Ligure Sarda ed Industrial service contracts), Valter Piscedda (dalla Nuova casa di cura di Decimomannu), Giovanni Satta (10mila dalla Bn service group), Christian Solinas (7mila fra la Sis di Giovanni Tarantino e l’srl Royal tourl), Fabio Usai del Psd’Az (3mila dalla Sardinya costruzioni), Massimo Zedda (5.450 da associazioni varie) ed Alessandra Zedda (2mila euro dall’Ecorserdiana poi restituiti e 7mila dalla Ligure Sarda spa ma di cui 2mila rimborsati). Però l’assessora al lavoro è stata anche l’unica a rivelare di essersi indebitata per la campagna elettorale: il 15 gennaio 2019 ha sottoscritto un mutuo di 30mila euro con il Banco di Sardegna.
 

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