La Nuova Sardegna

Sassari, è ritornata a casa la donna rapita in Marocco

di Gianni Bazzoni
Sassari, è ritornata a casa la donna rapita in Marocco

Era stata sequestrata dopo aver detto inizialmente sì a un matrimonio di comodo Durante un tentativo di fuga aveva riportato fratture alle gambe e alle vertebre

15 gennaio 2020
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SASSARI. È rientrata ieri pomeriggio in Italia e a tarda sera è sbarcata all’aeroporto di Alghero la donna di 47 anni di Sassari sequestrata per due mesi in un villaggio in Marocco, a una ventina di chilometri da Marrakech. Sofferente per le fratture agli arti e per la lesione di alcune vertebre, la donna è stata poi trasferita in ospedale per essere sottoposta a una serie di accertamenti clinici e per avere un quadro complessivo delle sue condizioni di salute. Avrà bisogno di un ciclo di cure per ristabilirsi anche sotto il profilo psicologico dopo la terribile avventura vissuta.

La donna - su proposta di una conoscente - aveva acconsentito a trasferirsi in Marocco per un matrimonio di convenienza in cambio di un compenso pattuito in 5mila euro. Ma quando sono sorte le prime difficoltà e i tempi si stavano allungando rispetto al previsto, anzi rischiava proprio di saltare l’operazione studiata a tavolino, la 47enne sassarese aveva deciso di fare rientro in Italia e verificare l’eventualità di predisporre i documenti richiesti in un successivo momento. A quel punto, però, la situazione è precipitata. Il promesso sposo - un giovane di 27 anni - con la complicità della madre e della sorella, ha impedito alla donna di ripartire. Anzi, l'ha sequestrata e segregata in un'abitazione con le sbarre alle finestre.

La drammatica prigionia è andata avanti fino a quando la donna - con la forza della disperazione - non ha esitato a lanciarsi dal terrazzo dell’abitazione dove veniva tenuta prigioniera. Un salto nel vuoto che le ha provocato fratture ai piedi e alle gambe, alla clavicola e lesioni ad alcune vertebre.

Una volta ripresa, anziché essere soccorsa e trasportato in ospedale, la donna era stata fasciata alla bella meglio e rinchiusa nuovamente nella prigione. Un messaggio inviato con il telefonino su whatsapp alla sorella in Sardegna (con la foto dei piedi gonfi e sanguinanti) aveva fatto scattare l’allarme. La denuncia in questura a Sassari, poi le indagini e la liberazione con l’arresto del suo aguzzino.

Il rientro della donna in Italia è stato possibile grazie al lavoro del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip)e del ministero degli Esteri tramite l'ambasciata italiana a Rabat. Gli investigatori dello Scip e delle questure di Sassari a Torino, intanto stanno cercando di ricostruire alcuni aspetti della vicenda ancora poco chiari.

Si valutano gli elementi raccolti, soprattutto per capire se altre donne italiane - con la promessa di guadagni facili - abbiano o stiano per contrarre matrimoni di comodo con cittadini stranieri (non solo di nazionalità marocchina) per consentire loro di ottenere permessi di soggiorno comunitari.

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