La Nuova Sardegna

Chimica verde, si riparte: la Regione chiama Roma

di Gianni Bazzoni
Chimica verde, si riparte: la Regione chiama Roma

Incontro con l’assessora Pili: «Riprendiamo un discorso rimasto in sospeso» Presto un vertice con il Governo. Critici i sindacati: «Protocollo fermo da anni»

18 gennaio 2020
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SASSARI. La nota positiva è che finalmente - dopo un lungo periodo di silenzio - si riprende a parlarne e la Regione annuncia l’intenzione di alzare il livello e portare il confronto sulla chimica verde al tavolo del Governo nazionale. Al massimo tra un mese. Per il resto, l’incontro che si è svolto ieri nella sede dell’assessorato regionale all’Industria non ha offerto (e forse non era neanche il caso di accampare tante pretese) novità concrete rispetto a quanto già si conosceva.

Alla fine della riunione, la dichiarazione costruttiva dell’assessora all’Industria Anita Pili: «Oggi abbiamo voluto riprendere il percorso di un confronto rimasto in sospeso per molto tempo con Matrìca, i sindacati e i rappresentanti delle imprese, sulla chimica verde e sul futuro di Porto Torres».

Critici i sindacati che hanno manifestato la loro delusione perchè il Protocollo della chimica verde - dopo nove anni - non ha trovato piena attuazione e aspettare ancora può voler dire vanificare anche quel poco che è stato realizzato finora.

«Ci aspettiamo la piena realizzazione degli impegni e l’immediata convocazione della cabina di regia per una condivisa valutazione dei passi necessari a mettere in atto le variazioni che saranno ritenute opportune per la realizzazione completa degli investimenti e il conseguente raggiungimento dei livelli occupativi», ha detto il segretario generale della Cisl sarda Gavino Carta.

E critico è stato anche il segretario generale della Cgil regionale Michele Carrus che poco aveva gradito l’orientamento iniziale - quasi da convegno - dell’incontro. «Non siamo qui per dichiarazioni di intenti – ha detto Carrus - servono risposte concrete, capire a che punto siamo, perchè è tutto fermo, come mai non è stato risolto il problema tra Eni e Novamont. Siamo stanchi di aspettare».

L’assessora Pili ha ribadito l’intenzione della Regione di andare avanti su basi concrete: «Vogliamo recuperare un rapporto fondamentale di sviluppo sociale e occupazionale – ha sottolineato l’esponente della giunta Solinas – per un’area di interesse regionale, quella di Porto Torres, sottoposta all’attenzione di tutti. Come Regione vogliamo capire quanto e cosa degli accordi firmati nel 2011 in realtà si potrà realizzare. Dalle comunicazioni ufficiali apprendiamo che le fasi 1 e 2 previste sono state completate e chiediamo che vengano rispettati gli accordi presi e sia completata la filiera della chimica verde. Ora ci aspettiamo di avere rassicurazioni in tempi brevi sul piano di investimenti dell’azienda, sui progetti futuri a medio e lungo termine, e sullo stato di avanzamento delle attività di ricerca e di bonifica. Abbiamo anche ribadito l’importanza di recuperare una prospettiva per favorire lo sviluppo di un’iniziativa fondamentale, non solo per il territorio di Porto Torres - ha concluso l’assessora Pili - ma per tutta la Sardegna».

Il sindacato teme ulteriori salti nel vuoto. «Il nostro territorio attende da troppo tempo il rispetto degli accordi e la completa attuazione degli impegni sino ad ora elusi –, ha detto Pier Luigi Ledda, segretario generale della Cisl di Sassari – il nostro territorio si trova in una situazione disastrosa. Perciò non possiamo più permetterci, e non siamo assolutamente disponibili, ad assistere a ulteriori dilazioni».

E sul nodo fondamentale, i rapporti tra le due società Eni e Novamont, è intervenuto anche Massimiliano Muretti dela Camera del Lavoro della Cgil di Sassari. «Il territorio del nord Sardegna è ostaggio di un problema tra le due società – ha detto – che ormai si trascina da troppo tempo senza che vengano attuati interventi adeguati per giungere alla soluzione. Così si rischia di affondare tutto. É vero, serve un livello alto e il tavolo va convocato dal presidente della Regione, così come prevede il Protocollo del 2011. E vanno fissati i temi da portare al confronto tra le parti, evitando ogni volta di fare l’elenco delle risorse investite che sono servite per rendere possibile le produzioni dei prodotti, manutenzionare e consolidare gli impianti esistenti».

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