La Nuova Sardegna

Conad-Auchan choc: scatta la cassa integrazione

Conad-Auchan choc: scatta la cassa integrazione

Nell’isola coinvolti 435 lavoratori, il 60% del totale. Oggi incontro a Roma 

14 febbraio 2020
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SASSARI. La notizia ha avuto l’effetto della benzina sul fuoco, perché è arrivata 24 ore prima di un incontro che si annunciava già esplosivo. Oggi a Roma i sindacati incontreranno i vertici di Conad-La Margherita per discutere della scelta del gruppo di chiudere la sede centrale Auchan a Rozzano nel Milanese con circa 600 persone (160 distribuite nel territorio nazionale) senza più un lavoro. Ma la novità è un altro: il colosso emiliano ha chiesto l’attivazione della cassa integrazione per crisi. Con numeri altissimi: il 60% dei dipendenti, 5.323 dipendenti sul nazionale di 8.873. In Sardegna sono 435 su 725 i lavoratori distribuiti nei quattro ipermercati ex Auchan dell’isola – Sassari, Olbia, Cagliari Marconi e Cagliari Santa Gilla – che rischiano di affrontare un anno di purgatorio. Le motivazioni dell’azienda sono sempre le stesse: i conti non tornano, le strutture di vendita acquisite dal gruppo francese continuano a perdere. Dunque, «è necessario mettere in sicurezza la rete commerciale con li interventi di risanamento e ristrutturazione». Si parte con la cassa integrazione per oltre la metà dei dipendenti – questa è l’idea – , si prosegue con interventi di riqualificazione e ricollocazione del personale ed esodi volontari. Nel 2020, conferma l’azienda, non ci sarà alcun licenziamento. E poi? È questa la domanda che si fanno i lavoratori sulla graticola e i sindacati, oggi a Roma pronti a dare battaglia. Puntando il dito su due aspetti: la richiesta della cassa integrazione è arrivata in maniera del tutto inattesa alla vigilia di un incontro importante ed è irricevibile nei numeri, troppo alti. E poi: perché annunciare la Cig prima del pronunciamento definitivo dell’Antitrust, atteso ai primi di marzo, su quali e quanti punti vendita ex Auchan Conad-La Margherita potrà gestire in maniera diretta o attraverso le sue cooperative? L’Autorità dovrà chiarire il problema delle sovrapposizioni di insegne, che in Sardegna riguarda tutti i 4 iper, con una situazione più grave a Olbia. Il colosso emiliano giustifica la richiesta della cassa integrazione e l’attivazione delle altre misure con la necessità di salvaguardare il numero più alto possibile di posti di lavoro. E per spiegare meglio la sua pozione pone l’accento sulla situazione sempre più critica delle strutture di vendita cedute dal gruppo francese. Per esempio i ricavi per superfici di vendita, inferiori del 50% rispetto alle medie di mercato, il costo del personale che incide per il 18%, 6 punti in più rispetto al parametro del 12, e poi i 523 milioni di euro persi nel 2018 con l’85% dei punti vendita che registrano segni negativi. Una situazione che da giugno, proprio a causa dell’incertezza sulla gestione, è peggiorata ulteriormente. «La poca chiarezza provoca assenza di investimenti e conseguente calo delle vendite – dice Cristiano Ardau, segretario regionale Uil Tucs che oggi parteciperà all’incontro a Roma – con il personale demotivato che non sa che cosa succederà. La paura è che questa condizione di stallo si traduca nell’annuncio di ulteriori esuberi». In occasione della presentazione del piano al Mise, Conad La Margherita aveva parlato di 6200 unità, di cui 3100 non ricollocabili. Parallelamente agli incontri a Roma, va avanti anche il tavolo istituito in Regione all’assessorato al Lavoro. L’obiettivo è aprire una vertenza Sardegna, sganciandola da quella nazionale. Per questo è fondamentale avviare un confronto con i vertici di Conad del Tirreno per capire quali siano le intenzioni nell’isola. Ma il quadro sarà più chiaro solo dopo il pronunciamento dell’Antitrust che dirà quali iper saranno gestiti da Conad e quali invece dovranno essere ceduti – venduti o affittati – ad altri imprenditori. (si. sa.)

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