La Nuova Sardegna

I sindaci alla Regione: regole certe e semplici

di Umberto Aime
I sindaci alla Regione: regole certe e semplici

La Protezione civile rassicura: «Nessuno scaricabarile, è tutto coordinato fino all’ultimo passaggio»

28 febbraio 2020
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CAGLIARI. Preoccupati? Sì. Confusi? Anche. Spaventati? «Lo è soprattutto la gente». Nei primi giorni di passione per l’emergenza coronavirus, è questo lo stato d’animo con cui i sindaci sono arrivati al vertice. Convocati su loro richiesta dalla Regione, hanno riempito la sala a metà, erano almeno in 200, e fatto capire sin da subito che «servono poche regole, chiare e semplici, su come comportarci in un caso o nell’altro, mentre ora c’è di mezzo troppa burocrazia». Il presidente dei sindaci, Emiliano Deiana, è stato ancora più diretto: «Non lasciateci soli. Abbiamo bisogno di un manuale operativo, chiamiamolo libretto di istruzioni, per essere noi più tranquilli e soprattutto avere così dopo la forza per fermare la psicosi che purtroppo avanza e invece va fermata insieme al virus». Dall’altra parte del tavolo, gli assessori Mario Nieddu (sanità), Gianni Lampis (ambiente) e Quirico Sanna (enti locali), più il direttore generale della sanità, Marcello Tidore, e della Protezione civile, Antonio Belloi, hanno ascoltato e poi risposto: «Vi faremo avere il vademecum che chiedete». Il libretto preteso dovrà essere dato alle stampe e diffuso in fretta, perché il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, s’è chiesto: «Cosa devo fare se un possibile caso rifiuta la quarantena volontaria?». Oppure Elvira Usai, San Giovanni Suergiu, ha raccontato con amarezza: «Ho vissuto il momento peggiore, quando sono stata costretta ad annullare il Carnevale. Vista la paura che s’era diffusa quel giorno, nel mio paese, se non l’avessi fatto, l’indomani mi avrebbero appesa a un pennone. Ma potevo farlo oppure no? Ho dovuto decidere da sola e non va bene». Con questi dubbi angoscianti, i sindaci non vogliono più convivere. L’ha detto bene Mario Mulas: «A Golfo Aranci, l’altro giorno, è scattata un’emergenza. All’improvviso, mi sono trovato schiacciato fra un’autorità che mi diceva “si comporti così”, e un’altra decisa a impormi altro. Ditemelo voi, chi avrei dovuto ascoltare?». L’esigenza del serrare le file è stata ancora più evidente quando un assessore di Olbia ha domandato: «Le scuole vanno chiuse o lasciate aperte?». Per fortuna che finora la Sardegna è stata risparmiata, altrimenti forse il sistema non avrebbe retto all’impatto. «Tranquilli, state sereni. La catena di comando l’abbiamo testata. Funziona», è stata la replica di assessori e tecnici durante un botta e risposta tambureggiante andato avanti diverse ore. Perché le rassicurazioni arrivate all’inizio della riunione, seppure dettagliate fino all’esasperazione, a metà giornata alla platea sono apparse ancora troppo complicate. Forse per colpa dell’antico vizio italico di riempire gli ordini che arrivano dall’alto sempre con troppe sigle difficili da memorizzare, figuriamoci da spiegare al bar sotto il Comune. «Non siamo catastrofisti, tutt’altro. Ma nessuno di noi vuol fare passi azzardati o fantasiosi – è stato un altro appello della sala – ma se non c’è una direttiva unica, rischiamo che un Comune si comporti in un modo, e quello dopo in un altro opposto». Sono stati soprattutto i due tecnici – Antonio Belloi e Marcello Tidore – a lanciarsi nel tentativo di rasserenare gli animi. Hanno ribadito, ad esempio, che «la prima segnalazione deve arrivare sempre dal medico di famiglia, non dai sindaci». Oppure che «non c’è uno scaricabarile di responsabilità, tutto è coordinato e oliato fino all’ultimo passaggio». Poi è stato l’assessore Lampis ad aggiungere: «Abbiamo messo in campo una squadra forte e di livello. Siamo al sicuro». Con Quirico Sanna che s’è lasciato andare fino a tal punto da dire: «Datemi retta, questo maledetto virus lo sconfiggeremo tutti assieme», e Mario Nieddu gli è andato dietro di slancio: «Uniti, vinceremo». Con l’ora di pranzo passata da un bel po’, i sindaci sono rientrati a casa più tranquilli oppure no? «Sì, ma solo se ci faranno avere il manuale che abbiamo chiesto». Dovrà essere stampato, al più presto, in almeno 377 copie, una per ogni Comune.

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