La Nuova Sardegna

I turisti temono il contagio, in Sardegna stagione a rischio

Claudio Zoccheddu
I turisti temono il contagio, in Sardegna stagione a rischio

Allarme nelle agenzie, Pileri: «Viaggi scolastici fermi, perdiamo milioni»

29 febbraio 2020
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SASSARI. Il conto rischia di essere salatissimo. A prescindere dall’emergenza sanitaria vera e propria, ancora lontana dalla Sardegna, lo stato di allerta resta altissimo per l’economia dell’isola. Al momento i danni sono limitati, ma se non dovesse cambiare qualcosa entro un mese la Sardegna sarebbe condannata al black out di uno dei suoi settori trainanti: il turismo. In uno scenario per nulla rassicurante, con l’Italia inserita nella lista nera del contagio e con i turisti italiani respinti da un numero sempre crescente di Paesi (ad oggi sono Israele, Giordania, Arabia Saudita, Bahrein, El Salvador, Mauritius, Turkmenistan, Iraq, Capo Verde, Kuwait e Seychelles) la tempistica sarebbe potuta essere molto più crudele. Se l’esplosione della psicosi fossa partita da maggio, ad esempio, i danni sarebbero stati enormi sin da subito. Questa volta la bassa stagione ha dato una mano, anche se non tutti possono tirare il più classico dei sospiri di sollievo. Anche perché virus è un problema che si somma all’incertezza sulla continuità territoriale e alla crisi di Air Italy.

Agenzie in ginocchio. Chi organizza e programma viaggi e vacanze è più che preoccupato: «Siamo molto preoccupati, questa situazione ha già creato molti danni ma potrebbe diventare disastrosa – spiega Gian Mario Pileri, presidente regionale della Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo (Fiavet) –. Diverse agenzie lavorano con il turismo scolastico che è stato sospeso sino al 15 marzo da un direttiva del Consiglio dei ministri. Si tratta di un giro d’affari che in Sardegna vale decine di milioni. Non solo – continua Pileri –. La stessa direttiva prevede i rimborsi alle scuole entro 14 giorni, solo che non tutte le compagnie aeree, faccio un esempio per citare aziende che hanno la sede legale fuori dall’Italia, sono tenute ad effettuare i rimborsi e dunque sono le agenzie a perdere quanto anticipati. Presto ci incontreremo con il ministro Franceschini perché un’eventualità del genere sarebbe la fine per tanti colleghi. Poi ci sono le prenotazioni dei turismo che cerchiamo di salvare comunicando la realtà dei fatti, ma sarà complicato. Se si aggiunge il blocco delle prenotazioni sulle navi da crociera, l’impossibilità di entrare in tanti Paesi e la stagione estiva a rischio che non possiamo permetterci di perdere. Per il momento abbiamo ricevuto il 40 per cento di prenotazioni in meno ma ce ne sono migliaia ancora non confermate».

Federalberghi. L’allarme è generale e coinvolge anche gli alberghi: «Non vogliamo gridare al disastro, perché c’è ancora il margine di tempo necessario a sistemare le cose – dice Paolo Manca, presidente di Federalberghi – ma è chiaro che se non verrà risolta la situazione sanitaria rischieremo il tracollo. Adesso non abbiamo dati o previsioni a cui fare riferimento mentre possiamo dire che per quanto ci riguarda, fino a oggi, i danni sono stati limitati. Anche se la cancellazione delle prenotazioni di alcuni gruppi, come è già accaduto, possono vanificare il lavoro di un mese intero in bassa stagione. Ora l’importante è non perdere le migliaia di prenotazioni per la stagione estive e in questo ci serve il supporto della politica».

Esportazioni alimentari. Se il turismo teme il tracollo, le esportazioni dell’agroalimentare non hanno accusato il colpo: «Per il momento non abbiamo segnalazioni di alcun tipo – spiega Luca Saba, direttore di Coldiretti – ma è chiaro che se i protocolli resteranno questi sarà complicato esportare qualsiasi cosa. Speriamo che venga trovata una soluzione in tempi rapidi».

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