La Nuova Sardegna

Un piano per evitare disastri post-industriali

di Luciano Onnis
Un piano per evitare disastri post-industriali

Futuro con o senza petrolio: a Sarroch si è discusso di un nuovo modello di sviluppo possibile

03 marzo 2020
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SARROCH. Un piano alternativo per il futuro economico e sociale del territorio anche senza la Saras di oggi o con quella che, se ancora ci sarà, dovrà sfornare prodotti petroliferi con la maggiore efficienza e sostenibilità possibile secondo gli indirizzi comunitari europei. Un piano d’azione sinergico, quello presentato ieri a Sarroch nella suggestiva sede di Villa Siotto, che dovrà evitare che un territorio che fra Sarroch, Capoterra, Pula e Villa San Pietro conta 60.000 abitanti e ne ha 12.000 occupati fra Saras-Sarlux e indotto, segua il destino di altri dove la grande industria ha chiuso i battenti e lasciato solo ciminiere spente, capannoni fatiscenti, aree desertificate, inquinamento e soprattutto disoccupazione e povertà diffusa.

Che attualmente quest’area costiera nel sud del golfo di Cagliari sia “Saras dipendente” è da mezzo secolo una realtà incontrovertibile. Dai prodotti petroliferi che escono dalla raffineria arrivano a Stato e Regione accise per 500 milioni, un terzo dell’intera spesa sanitaria regionale. L’intento comune è che questo trend continui a lungo, anche quando il petrolio sarà in parte superato dall’energia green e la Saras-Sarlux dovrà stare al passo coi tempi con produzioni energetiche sostenibili. Al convegno organizzato da Comune e Regione, tutti d’accordo: l’azienda petrolifera rappresentata dall’ad di Sarlux, Carlo Guarrata, le attività produttive del territorio, sindacati, istituzioni compresa la regione presente con l’assessora dell’Industria Anita Pili e il presidente Christian Solinas. L’unità di vedute e propositi è già una buona partenza.

Tra gli interventi coordinati dal giornalista Luca Telese particolarmente apprezzati quelli del docente dell’università di Trento Roberto Poli, sociologo e presidente del centro studi Skopia, che del progetto è un po’ l’anima, e dell’ideatore e promotore William Schirru, della Filctem Cgil nazionale. A loro il compito di illustrare lo spirito e le finalità del modello di sviluppo territoriale che dovrà essere un’assicurazione per il futuro economico e sociale della zona, dove alla grande industria petrolifera si affiancano quelle del turismo (Santa Margherita di Pula) e delle produzioni agricole a Villa San Pietro e nella stessa Pula.

«Il progetto è nato da un master frequentato a Trento da uno studente di questa zona – dice Poli – Siamo di fronte a cambiamenti globali: demografici (di questo passo nel 2050 qui ci saranno solo 80enni), geopolitici, climatici, tecnologici. Dobbiamo prepararci a gestire questi mutamenti con il coinvolgimento di tutti: attività produttive, istituzioni e la soprattutto la scuola, da cui devono venire le nuove professionalità». William Schirru crede molto in questo nuovo orizzonte. «Fra 30 anni avremmo ancora bisogno del petrolio? – si chiede il sindacalista – Bene: dovremo essere quelli che producono benzina e gasolio nella maniera più sostenibile sotto l’aspetto ambientale ed economico. Non ci sarà più utilizzo del petrolio? Ok, vuol dire che avremmo le alternative già pronte per il territorio».

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