La Nuova Sardegna

Patrizia Desole: la violenza è un problema patriarcale

Patrizia Desole: la violenza è un problema patriarcale

La presidente di Prospettiva donna loda la ministra dell’Interno: un cambio di passo rispetto al passato

10 marzo 2020
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SASSARI. «Denunciate tutti gli episodi, anche quelli che possono sembrare di marginale importanza». L’appello della ministra Luciana Lamorgese, nell’intervista alla Nuova, trova il plauso di Patrizia Desole, presidente dell’associazione antiviolenza Prospettiva donna di Olbia. «È molto importante quello che ha detto la ministra – dice Desole –. Ho apprezzato molto la premessa che ha fatto, per nulla scontata, quando ha detto che il femminicidio è un problema di una cultura patriarcale. Quando dice che bisogna fare un cambio di passo culturale straordinario ci sta dicendo qual è l’origine di questo fenomeno. È un cambio di passo che dobbiamo fare tutti. Siamo tutti dentro una cultura patriarcale, è difficile uscirne ma dobbiamo farlo. Come ha detto il presidente Mattarella, non solo per le donne ma per tutti».

Patrizia Desole è da anni impegnata sul fronte della violenza contro le donne. Una battaglia infinita, senza tregua: solo dall’inizio del 2020 nel nord dell’isola ci sono stati due femminicidi, Speranza Ponti ad Alghero e Zdenka Krejcikova a Sorso, in entrambi casi per mano del loro compagno. Di qui, l’importanza, ribadita anche dalla ministra Lamorgese, di denunciare anche il più piccolo episodio di violenza.

Ma allo stesso tempo è fondamentale che la politica sostenga, anche economicamente, i centri antiviolenza sparsi in tutta Italia. «Noi che lavoriamo tutti i giorni sul campo possiamo confermare la presenza di casi molto complessi. Quando si parla di violenza sulle donne alla politica si chiedono azioni a sostegno delle donne a 360 gradi. Perché è vero che le donne devono denunciare, ma bisogna anche metterle nelle condizioni di poterlo fare. Per una donna non è semplice entrare nel meccanismo di dovere denunciare, mettersi in sicurezza, aspettare processi che durano anni, avere un sostegno economico, tutelare i figli. In questi anni sono stati fatti passi avanti, ma è sempre più importante sostenere i centri antiviolenza, spazi in cui le donne possono fare percorsi di libertà. Lo Stato deve sostenerci, ci sono tanti centri nel Paese che stanno chiudendo. In Sardegna la situazione va meglio, ma bisogna stare attenti a non fare una lettura superficiale del fenomeno e a evitare che si prendano misure burocratiche». (al.pi.)

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