La Nuova Sardegna

Coronavirus, Elisabetta Canalis: "Con Dinamo, Nuova e Banco in campo per gli ospedali sardi"

Alessandro Pirina
Elisabetta Canalis
Elisabetta Canalis

La showgirl sassarese è una dei testimonial della raccolta fondi che ha superato i 650mila euro

08 aprile 2020
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SASSARI. Quando c'è da battersi per la sua terra lei non si tira mai indietro. Lo aveva già fatto per la drammatica alluvione di Olbia del 2013, ora ha fatto il bis per l'emergenza coronavirus a sostegno degli ospedali sardi. Elisabetta Canalis è uno dei testimonial - insieme a Geppi Cucciari, Melissa Satta e Filippo Tortu - della raccolta fondi della Fondazione Dinamo con la Nuova Sardegna e il Banco di Sardegna (che si può fare con un bonifico alla Fondazione Dinamo tramite iban IT41J 01015 17200 0000 70314705 causale "Emergenza Covid-19 donazione"). Una gara di solidarietà che ha superato quota 650mila euro, che ha visto i primi macchinari consegnati all'ospedale di Sassari e che, di fronte all'avanzare della emergenza sanitaria, non si ferma. E anche la Canalis, da Los Angeles, continua a invitare i suoi follower - oltre due milioni e mezzo su Instagram - a fare piccole e grandi e donazioni per la sanità isolana.

«Quando è scoppiata l'emergenza mi sono subito chiesta cosa potessi fare - racconta -. Ne ho parlato con Stefano Sardara che conosco da tempo. Lui mi ha detto che si erano già attivati con la Fondazione, insieme alla Nuova e al Banco, e mi ha chiesto di unirmi a questa iniziativa».

E così è scesa in campo

«Io il mio aiuto l'ho dato attraverso la comunicazione, ma senza Stefano e la Fondazione non sarebbe stato possibile. La Dinamo è una squadra forte, con tantissimi tifosi, e io ho aggiunto il mio piccolo contributo. Ho visto che ci sono state tantissime donazioni, alcune anche molto grosse che hanno permesso l'acquisto di macchinari fondamentali».

Anche i suoi follower su Instagram le chiedono l'iban per contribuire alla causa degli ospedali sardi

«I tanto vituperati social network si stanno dimostrando molto importanti in questo momento, sono la salvezza per le famiglie lontane. E anche sulla raccolta fondi c'è stata una risposta importante. Io ho follower di tutta Italia e pensavo che la gente fosse subissata di richieste, visto che l'emergenza riguarda tutto il Paese. Senza contare il grande stress dovuto al fatto di stare chiusi dentro casa, magari anche piccola, di non vedere la fine di questo incubo. Facile che uno dica: prima degli altri penso a me. Invece, la risposta è stata eccezionale, ancora una volta il senso di comunità ha avuto la meglio. Sono rimasta molto sorpresa dall'Italia, che si è dimostrata la più patriottica di tutti. Anche più degli Usa».

La raccolta fondi è destinata alle strutture sanitarie dell'isola. Per lei anche un legame affettivo

«Mio fratello è radiologo a Cagliari, una mia carissima amica, Grazia, è infermiera all'ospedale civile di Sassari. Ho tanti amici medici che lavorano negli ospedali. Mi ha commosso un'altra mia amica che mi ha mandato un video in cui c'era la nonna ricoverata in una casa di riposo a Sassari. Lei la poteva vedere solo dalla finestra. È la cosa più triste di tutte: non sapere quando potrai rivedere i tuoi cari».

Non è la prima volta che appoggia gare di solidarietà per la Sardegna: era già successo per l'alluvione, oltre al costante impegno per la Lida di Olbia

«Mi sento molto più vicina alla Sardegna di prima, forse anche per una questione anagrafica. Avevo 19 anni quando mi sono trasferita a Milano e quando sei più giovane dai molte più cose per scontate. Oggi sento molto di più l'appartenenza».

Come sta vivendo l'emergenza coronavirus?

«Quando è scoppiata ero in Italia, tra l'altro proprio a Milano e Bergamo per lavoro. Era il 21 febbraio e ho anticipato di un giorno il mio rientro negli Usa. Sono stata molto fortunata, alcuni miei amici sono risultati positivi».

E negli Usa?

«Mio marito (Brian Perri, ndr) è medico e va a fare gli interventi non rinviabili. Magari evita l'ospedale e opera solo in una struttura privata in cui lavora. Ma di fronte ai casi urgenti non si può tirare indietro. Abbiamo accettato questo rischio».

E con sua madre vi sentite spesso?

«Ci videochiamiamo in continuazione. Lei è da sola in casa a Sassari, ci sono i miei cugini che le portano la spesa. Al posto suo sarei impazzita avendo tutti noi lontani, invece lei mi ha sorpreso molto per la forza. Devo però anche ringraziare il pescivendolo e il macellaio che fanno le consegne a domicilio».

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