La Nuova Sardegna

«Riapriamo il 3 maggio o rischiamo la povertà»

di Giuseppe Centore
«Riapriamo il 3 maggio o rischiamo la povertà»

Il presidente degli industriali De Pascale: la politica deve pianificare il riavvio

17 aprile 2020
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CAGLIARI. Nei primi giorni di marzo, all’inizio dell’epidemia che sta devastando il paese, il presidente degli industriali sardi, Maurizio De Pascale, in anticipo sui tempi aveva lanciato l’allarme: «Sarà una catastrofe per l’economia sarda». Adesso, a metà aprile, lancia un appello alla politica, e individua anche una scadenza per passare dalle parole ai fatti: il 3 maggio. «Per quella data bisogna riaprire, sul come troviamo una intesa e mettiamoci d’accordo, ma non sul quando. Dobbiamo accelerare, perché quello che sta succedendo al sistema produttivo sardo non è solo uno scenario che porta alla crisi o al collasso del sistema, ma porta alla povertà, quella vera. Non dobbiamo non vogliamo, non possiamo far sì che questo accada».

Il leader degli industriali (che ieri ha accolto con soddisfazione la designazione di Carlo Bonomi a nuovo presidente nazionale di Confindustria, «porterà il rinnovamento che serve») è preoccupato dall’incertezza dimostrata dalla politica, a tutti i livelli. «Chi deve assumersi la responsabilità delle decisioni, dal governo nazionale giù per i territori, sta facendo ricorso a troppi comitati, di qualunque tipo, per crearsi un paravento e schermarsi di fronte a delle scelte che loro stessi ipotizzano deboli. Ma è questo il momento della politica, ma quella forte e autorevole; solo la politica può impedire la recessione, la depressione, l’inesorabile, a queste condizioni, scivolare dell’isola verso la povertà».

Uno scenario da guerra, per fortuna senza bombe. Ma come se ne esce?

«Con i sacrifici di tutti, ascoltando chi come l’ex assessore alla programmazione Raffaele Paci ha illustrato, proprio su questo giornale una strada impervia ma necessaria da seguire. E poi puntando sulla peculiarità della Sardegna, che in tempi di crisi può diventare anche una incredibile opportunità: un territorio immacolato e l’insularità. L’isola può diventare da metà maggio, se si riuscirà a contenere l’epidemia, uno straordinario laboratorio per coniugare turismo e salute e far ripartire le nostre imprese».

Operatori ed analisti danno questa stagione turistica irrimediabilmente compromessa, e propongono che bisognerebbe lavorare per la prossima. Un modo corretto per ripartire?

«Non accetto questo ragionamento neppure come iperbole. Alla prossima, se non lavoriamo da subito per questa stagione, il sistema Sardegna non ci arriva, perchè sarà morto e sepolto. È adesso che bisogna lavorare. Da metà maggio è possibile che qualche collegamento riprenda. Magari non saranno gli stranieri a venire in aereo, forse il mezzo di trasporto meno adatto di questi tempi, magari verranno, se incentivati e ben consigliati, gli italiani, che non vedono l’ora di uscire di casa e riprendersi libertà e natura. La Sardegna è l’unica, proprio l’unica, regione del nostro paese che può proporre vacanze libere dal virus. Nelle scorse settimane abbiamo testato, come aeroporto di Cagliari, un test rapido, che in pochi minuti fornisce un responso credibile. Adesso i prezzi di quel test sono caduti verticalmente: costa 4 dollari e dà una risposta in cinque minuti. Possiamo creare corridoi sicuri su aeroporti e porti, unici ingressi per l’isola. Una volta garantito, il turista, che rimarrebbe comunque tracciato con i moderni sistemi, e Sardegna Ricerche non deve certo prendere lezioni da nessuno al mondo su intelligenza artificiale e dintorni, ha un mondo dove trascorrere ferie protette. Abbiamo una carta magnifica, ma è da giocare in questi quindici giorni, non tra due mesi».

Il turismo per ripartire, i trasporti per tornare a dialogare col mondo, ma se non riusciamo a smaltire le pratiche in agricoltura o impieghiamo anni per completare un appalto, non andremo lontani.

«Alcuni provvedimenti da adottare sono a costo zero: dipendono solo da noi. Parafrasando Ronald Reagan dico che dobbiamo affamare la belva della burocrazia che ha frenato gli investimenti in questi anni di tutti, in tutti i settori. Faccio un esempio che riguarda i lavori pubblici, e non perchè conosco il settore (De Pascale è presidente e amministratore della Pellegrini, una delle maggiori società di costruzioni sarde, con un fatturato per il 2018 che sfiora i 30 milioni). Nel rispetto della concorrenza si costituisca una unità di missione, si modifichino le norme e si introducano alcuni paletti che tagliano sicuramente i tempi di apertura dei cantieri: esecutività dei progetti, nessuna variante in corso d’opera ammessa, garanzie bancarie pari all’intero importo del contratto, impossibilità di modifica dei tempi di esecuzione. I lavori pubblici sono un tipico settore da privilegiare in tempi di crisi perchè generano facilmente occupazione, ma bisogna che la politica sia rapida».

In queste ore stanno arrivando i primi fondi ai privati, titolari di partite Iva. Altri sono previsti nelle prossime settimane. Una boccata d’ossigeno per le imprese anche sarde?

«Il rischio è che per molti, con spese fisse che lievitano, questi soldi arrivano a società già fredda. E poi il tetto dei 25mila euro che evita istruttorie bancarie è troppo basso, al massimo va bene per le società singole e neppure di un certo peso. La valutazione comunque delle banche per gli importi superiori ai 25mila euro allungherà i tempi».

Quali consigli darebbe alla politica sarda da qui al prossimo 3 maggio?

«Intanto sospendere i pagamenti di tasse e tributi locali a maggio e giugno, poi avviare le pratiche per sottoscrivere un prestito obbligazionario di almeno 1 miliardo da parte della Regione di durata trentennale, puntando su alcuni settori che possono aiutare una crescita armoniosa: turismo, trasporti, manifattura di qualità, servizi alle imprese ad alto valore aggiunto. E poi bisogna riaprire tutto, ma proprio tutto, gradualmente ma progressivamente, in sicurezza ma senza indugi o ritardi. La Regione deve puntare su alcuni punti qualificanti, dialogare e coinvolgere le parti sociali, decidere, investire e avviare i processi».

Siete già stati sentiti?

«So che il presidente Solinas ha sentito nei giorni scorsi i sindacati. Aspetto di essere convocato per poter illustrare il nostro parere sulla ripresa. Pensavo in una convocazione in tempi un pochino celeri, ma forse sono io che sbaglio prospettiva. In ogni caso non voglio far polemiche, visto che invoco unità di intenti in tutti i decisori sardi. Anche perchè il 3 maggio è veramente dietro l’angolo».

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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