il caso
Centri vuoti, si esce in periferia
Voglia di “evadere”, in 24 ore sanzionate 9mila persone
27 aprile 2020
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[FIRMA&LUOGO]di Lorenzo Attianese
<MC>ROMA
[TESTO]Sole, oltre sei settimane di quarantena e tanta voglia di «tornare alla normalità». Sono sempre di più gli italiani in periferia che, infrangendo norme e decreti, cercano di anticipare la fine del lockdown scendendo in strada. Una voglia esasperata di «evadere» dalle proprie case senza specifici motivi di urgenza o necessità nonostante i posti di blocco, i pattugliamenti e le verifiche delle forze di polizia, che dall'11 marzo ad oggi hanno effettuato controlli su oltre 10 milioni di persone. E solo nelle ultime 24 ore altre 9mila si sono aggiunte a quelle sanzionate. Tra giustificazioni improbabili sulle autocertificazioni e necessità continue per i bisogni dei propri cani, non sono più solo gli appassionati di jogging dell'ultima ora a tornare a popolare parchi e luoghi pubblici. Pur di uscire dalle proprie abitazioni, in tanti passeggiano nei centri commerciali, con i negozi quasi tutti ovviamente chiusi. E così le strade, in particolare quelle della provincia, cominciano ad essere meno deserte di prima. Gli unici luoghi ancora silenziosi e completamente vuoti sono i centri storici delle grandi città. «Si rileva un dato di stanchezza, che riguarda un esaurimento delle risorse che possiamo aver messo in atto - spiega Alessandra Lucia Meda, psicologa coinvolta nella task force del Miur nell'ambito dell'emergenza Covid e aderente della Campagna Psicologi contro la Paura in Abruzzo -. Il problema è che non si sa più bene cosa fare a casa e su questo non c'è un profilo di età o sesso. Piuttosto dipende da quanto siamo stati precedentemente abituati a fare i conti con noi stessi e se c'è una tensione attivare risorse creative e reinventarsi nell'emergenza o durante un evento stressante. Tutto dipende dalla capacità introspettiva: più se ne ha e più si riesce a tenere duro in una situazione del genere».
<MC>ROMA
[TESTO]Sole, oltre sei settimane di quarantena e tanta voglia di «tornare alla normalità». Sono sempre di più gli italiani in periferia che, infrangendo norme e decreti, cercano di anticipare la fine del lockdown scendendo in strada. Una voglia esasperata di «evadere» dalle proprie case senza specifici motivi di urgenza o necessità nonostante i posti di blocco, i pattugliamenti e le verifiche delle forze di polizia, che dall'11 marzo ad oggi hanno effettuato controlli su oltre 10 milioni di persone. E solo nelle ultime 24 ore altre 9mila si sono aggiunte a quelle sanzionate. Tra giustificazioni improbabili sulle autocertificazioni e necessità continue per i bisogni dei propri cani, non sono più solo gli appassionati di jogging dell'ultima ora a tornare a popolare parchi e luoghi pubblici. Pur di uscire dalle proprie abitazioni, in tanti passeggiano nei centri commerciali, con i negozi quasi tutti ovviamente chiusi. E così le strade, in particolare quelle della provincia, cominciano ad essere meno deserte di prima. Gli unici luoghi ancora silenziosi e completamente vuoti sono i centri storici delle grandi città. «Si rileva un dato di stanchezza, che riguarda un esaurimento delle risorse che possiamo aver messo in atto - spiega Alessandra Lucia Meda, psicologa coinvolta nella task force del Miur nell'ambito dell'emergenza Covid e aderente della Campagna Psicologi contro la Paura in Abruzzo -. Il problema è che non si sa più bene cosa fare a casa e su questo non c'è un profilo di età o sesso. Piuttosto dipende da quanto siamo stati precedentemente abituati a fare i conti con noi stessi e se c'è una tensione attivare risorse creative e reinventarsi nell'emergenza o durante un evento stressante. Tutto dipende dalla capacità introspettiva: più se ne ha e più si riesce a tenere duro in una situazione del genere».