La Nuova Sardegna

Per gli artigiani non c’è più un euro

Per gli artigiani non c’è più un euro

Confartigianato: erogati 2,3 milioni a 1893 imprese, le altre attendono il Governo

09 maggio 2020
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CAGLIARI. Il Fondo di Solidarietà artigiana cioè la cassa integrazione del sistema artigiano, gestito dall’Ebas, ha già erogato più di 2,3 milioni di euro agli addetti del settore colpito dalla crisi dovuta all’emergenza Covid, ma per ora è riuscita ad accontentare poco meno della metà delle imprese richiedenti. Confartigianato fa sapere che nell'isola sono arrivate domande da 4.125 imprese artigiane in difficoltà a sostegno di 11.069 lavoratori; sono 1.893 per 4.695 dipendenti quelle che hanno riscosso; restano in stand-by altre 1.885 realtà, che hanno presentato domanda per 4.835 lavoratori e sono risultate idonee, ma sono in attesa che il Fondo possa erogare con le risorse arrivate dal Governo. Qualche altro centinaio sono in fase di esame.

Marina Manconi, presidente dell’Ebas, l'Ente bilaterale per l'artigianato della Sardegna, lancia l’allarme: «Abbiamo soddisfatto tutte le richieste possibili, ma le risorse sono terminate. Aspettiamo il ripristino del Fondo del Governo, come previsto per il prossimo decreto». Il Fondo interviene integrando per ora 9 settimane di reddito dei lavoratori, con un assegno ordinario pari all’80% della retribuzione.

Questa situazione è uno dei motivi per cui il 65% degli artigiani sardi è molto preoccupato per la crisi economica da Covid, solo una piccola percentuale (2,1%) guarda al futuro con ottimismo. A dirlo un'indagine della Cna nazionale – effettuata tra il 20 e il 26 aprile scorsi – che ha registrato la partecipazione di 239 imprese sarde del settore. Le quali giudicano poco chiare e di difficile applicazione le misure di distanziamento sociale del Governo (pur ritenute necessarie ed efficaci) e reputano gli interventi a favore dell'economia insufficienti. Il 47% condivide comunque la scelta di ripartire con gradualità. Secondo Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale della Cna «per ridurre gli effetti disastrosi provocati dalla pandemiav è urgente aprire da subito il cantiere della ricostruzione». Òccorre – spiegano – uno sforzo congiunto delle istituzioni e delle forze sociali per un programma di ricostruzione economica che definisca quantità, procedure e modalità di allocazione delle risorse disponibili. Il 71,1% delle imprese isolane ha interrotto l'attività dopo il 23 marzo e il 72,4% di quelle con dipendenti ha chiesto ammortizzatori sociali (59,5% per sospensione a zero ore), specie nel manifatturiero: moda (50%), produzione (72,7%), legno e arredo (86,4%), servizi per la persona (100%). Il 51,3% delle pmi sarde rischia una importante perdita di clienti. Le maggiori perdite di fatturato sono previste nel turismo (-70/80% in un anno) e nella moda (-50%). (a.palmas)

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